Carcere di Pescara, detenuto si inchioda lo scroto allo sgabello
Gesto di protesta al San Donato. Ma non è l'unico: un altro ha rotto una finestra e ingoiato pezzi di vetri e ferro. Il "bollettino di guerra" diffuso dal sindacato di polizia penitenziaria: "Situazione insostenibile". Detenuti ricoverati e sorvegliati in ospedale fra i degenti a causa della chiusura del reparto dedicato
PESCARA. Risse, subbugli, proteste, aggressioni, tentativi d'incendio e di autolesionismo. E in tutto questo c'è stato anche un detenuto di origine italiana che, in segno di protesta, ha inchiodato il suo scroto allo sgabello in legno: è stato necessario l’intervento del personale medico del 118 per la rimozione del chiodo di ferro e le cure del caso. Non è affatto rassicurante il quadro che disegna il segretario regionale Sabino Petrongolo dell'Unione sindacale di polizia penitenziaria (Uspp) su ciò che avviene dietro le sbarre del carcere di San Donato. Una situazione che rende ulteriormente difficili le condizioni lavorative degli agenti di polizia penitenziaria, già in organico ridotto, e chiamati a coprire esigenze straordinarie come l'accompagnamento dei detenuti al Pronto soccorso ed il servizio di guardia nello stesso ospedale dal momento che l'apposito reparto in ospedale è chiuso a causa della carenbza del personale sanitario. "I detenuti sono così ricoverati in vari reparti a seconda della loro diagnosi con un maggiore impiego di unità di polizia, e con evidenti rischi per la sicurezza pubblica", denuncia Petrongolo.
Il "bollettino di guerra" del carcere San Donato inizia da prima di Natale quando due detenuti algerini hanno dapprima creato subbuglio in un reparto, generando una vera e propria rissa contro gli altri e poi hanno appiccato le fiamme fuoco al materasso nella camera nella quale erano stati successivamente ubicati: "In entrambi i casi il personale è intervenuto tempestivamente e con non poche fatiche è riuscito a ripristinare l’ordine e a tutelare l’incolumità dei detenuti, malgrado l’indisponibilità di adeguati dispositivi di protezione portava eroicamente in salvo i due detenuti incolumi". Tre poliziotti hanno dovuto far ricorso all’infermeria dell’istituto ed un altro è stato inviato al Pronto soccorso avendo riportato lesioni, con successivo intervento chirurgico.
Nei giorni scorsi un detenuto di nazionalità Italiana ha cercato di colpire un agente con un piede del tavolo appena divelto. Martedì pomeriggio si sono verificati altri incidenti per i quali è stato necessario il trasferimento di altri detenuti al Pronto soccorso. Fra di essi c'è stato anche il caso più eclatante e cioé del detenuto di origine italiana che, in segno di protesta, si è inchiodato lo scroto allo sgabello in legno che gli era stato dato per sedersi. Un altro detenuto, di origine tunisina, ha distrutto la finestra della camera dove era stato rinchiuso e ingoiato piccoli pezzi di vetro e di ferro. Anche lui è stato inviato d’urgenza al Pronto soccorso dove è rimasto sino alla tarda mattinata per le cure e gli accertamenti del caso. Ultimo caso in ordine di tempo, quello di un detenuto tunisino che per protesta è salito sul tetto nell'ora del passeggio.
Secondo il segretario Uspp, la situazione nella Casa circondariale pescarese "non ha più definizione che possa far percepire lo stato di gravità in cui versa": "Il personale, allo stremo delle forze e per tale motivo in stato d’agitazione oramai da diverso tempo, continua però a non ricevere il benché minimo cenno di risposta e quindi di interesse da parte dell’amministrazione penitenziaria. Tale situazione di criticità", prosegue Sabino petrongolo nella sua denuncia, " di fattori inversamente proporzionali (sempre più detenuti e meno personale di vigilanza), di continua emergenza, ha ingenerato un profondo malessere tra il personale il quale impegnato ogni giorno nella gestione dei detenuti con costante competenza ed umanità, serietà e coraggio, non regge più i ritmi quotidiani che il servizio nella sua interezza richiede, non mancando altresì di vedersi sottacere i diritti spettanti, primi fra i quali il recupero psicofisico o una semplice pausa pranzo o cena che sia".