Case vendute senza agibilità, 20 denunce a Spoltore

Il pm accusa costruttori e Roselli: abusiva destinazione residenziale

PESCARA. C'è un micro-filone nell'inchiesta madre di Spoltore che chiama in causa tanti cittadini che si sono rivolti alla procura perché, paradossalmente, si sono ritrovati abusivi nelle loro case. L'inchiesta madre di Spoltore è quella che intreccia appalti e presunte tangenti e chiusa il 9 marzo dal pm Gennaro Varone con 16 indagati: dai politici come l'ex sindaco di Spoltore Franco Ranghelli all'ex presidente del consiglio regionale Marino Roselli ad alcuni imprenditori di Spoltore tra cui Marcello Sborgia e Luigi Zampacorta. Sono questi i quattro nomi accusati di corruzione all'interno del filone che riguarda i sottotetti realizzati nei complessi residenziali di Zampacorta e Sborgia che sarebbero stati «venduti con abusiva destinazione residenziale» e in cui l'ex sindaco si sarebbe mosso promettendo «di sanarli a recupero abitativo».

I complessi sono Le perle e Le coccinelle gestiti dal costruttore Zampacorta e Le Monache 2 e Le Monache 3 che sono stati realizzati dall'impresa Diesseci che fa capo alla moglie di Sborgia e i cui progetti sono stati curati tutti dall'architetto Roselli. Dice l'accusa, citando la legge regionale, che i sottotetti devono essere esclusi dal calcolo del volume e della superficie edificabile ma che, questa normativa, sarebbe stata aggirata da Sborgia, Zampacorta e Roselli con «false attestazioni fatte presentare dagli acquirenti degli immobili. In pratica», prosegue Varone, «si realizza il complesso residenziale indicando nei progetti il piano sottetetto che in realtà viene predisposto come appartamento».

Complessivamnte, sono una ventina le famiglie che, oggi, non hanno il certificato di agibilità della loro casa: sei sono quelle dei complessi Le Monache 2 e 3 che hanno già presentato denuncia in procura e hanno raccontanto l'iter di acquisto dell'appartamento e circa 13, invece, abitano in via Parigi nel complesso Pompeo di Villa Raspa realizzato dalla ditta Diesseci che da due anni, come racconta Paolo Nillico, non riescono ad avere il rilascio dell'agibilità: bloccati dal Comune e impatanati in una serie di carte. Il progetto edilizio Le Monache 2, realizzato dalla ditta Diesseci, è formato da tre palazzine, il progetto è di Roselli e ha previsto la realizzazione di svariate unità immobiliari in cui figurano 8 sottetti che, secondo la legge, dovevano essere esclusi dalla cubatura finale.

Il titolare di un appartamento ha raccontato di aver acquistato la casa realizzata dall'impresa Diesseci nel 2004, di aver trattato l'acquisto con Sborgia e ha precisato: «L'imprenditore mi aveva assicurato che la pratica di recupero del sottotetto era già in corso». Lo stesso copione raccontato da altri titolari di case che, dopo l'esposto presentato in procura nel 2007 su presunti abusi edilizi, sarebbero stati contattati da Sborgia. «Nella telefonata», denuncia un condomino, «Sborgia mi diceva di non farmi trovare all'interno della casa perché sarebbero arrivati i vigili urbani a fare dei controlli».

C'è un altro complesso residenziale realizzato dalla ditta di Sborgia le cui famiglie, adesso, lamentano gli stessi problemi e la difficoltà di ottenere l'agibilità: quello in via via Parigi a Villa Raspa. Racconta Nillico di aver acquistato la casa di 140 metri quadrati due anni fa e di non avere ancora il certificato di agibilità negato dal Comune e dalla ditta di Sborgia. Nillico sta raccogliendo le firme del complesso di 13 famiglie per presentare un'unica denuncia per tutte le famiglie.

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