PESCARA
Cervoni pestato nel letto e colpito con la stampella
Ricostruito il delitto: il giovane pennese ferito anche con una mazza di legno. Il sospettato fermato dalla polizia con addosso ancora gli abiti sporchi di sangue
PESCARA. Guerino Spinelli comincia a picchiare Marco Cervoni quando è ancora dentro il letto. Lo invita a vestirsi e lo segue in bagno. Continua a offenderlo e a picchiarlo, a mani nude e poi con un paio di oggetti contundenti trovati sul posto. Poi ancora botte, calci e pugni, quando Cervoni è agonizzante sul pianerottolo. Così gli uomini della squadra mobile della questura, guidati da Dante Cosentino, ricostruiscono il pestaggio che, la mattina di Capodanno, causa la morte del 35enne di Penne con problemi di droga, all’interno di una palazzina del Ferro di Cavallo. Da mercoledì sera Spinelli, rom 29enne che vive nello stesso complesso edilizio, è in carcere con l’accusa di omicidio. La dinamica dei fatti e i dettagli dell’arresto sono stati ricostruiti ieri mattina in una conferenza stampa in questura. Oltre a Cosentino, hanno partecipato il questore Francesco Misiti, il dirigente della polizia scientifica interregionale di Ancona Massimiliano Olivieri, il vice questore vicario Alessandra Bucci, e il capo gabinetto della questura Patrizia Traversa.
Spinelli, difeso dagli avvocati Luca Sarodi e Melania Navelli, viene interrogato oggi dal gip Elio Bongrazio. Finora non ha parlato. Le sue risposte, le analisi della scientifica ancora in corso e l’autopsia affidata, sempre per oggi, a Giuseppe Sciarra, potranno chiarire alcuni lati ancora da definire dell’omicidio che si è consumato al civico 171 di via Tavo.
La vicenda comunque è stata in buona parte ricostruita. Cervoni da tempo non si vede a Penne, dove risiede la famiglia. Vivacchia a Rancitelli, è conosciuto come consumatore di droga e si arrangia con “lavori” saltuari, qualcuno anche legale. Ha un foglio di via della questura, del quale la polizia certifica la violazione a più ripresa. A Rancitelli ha i suoi amici, e uno di questi lo ospita al primo piano di via Tavo 171.
Qui il padrone di casa mercoledì lascia la porta socchiusa per far uscire e rientrare il cane, come ogni mattina. Spinelli arriva, trova l’uscio aperto, entra e va in camera di Cervoni. Per questioni in sospeso relative allo spaccio nel quartiere o altro? È uno dei punti non chiari. E non è detto che all’origine del pestaggio ci sia necessariamente lo spaccio. La difesa potrebbe puntare su uno screzio nato qualche ora prima, una mancanza nei confronti di Spinelli o di un suo amico: qualcosa, insomma, che ha trasformato una spedizione punitiva in un pestaggio mortale. E che potrebbe trasformare, nei propositi della difesa, l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato in omicidio preterintenzionale.
Fatto sta che Cervoni le prende steso nel letto. Tra una botta e l’altra, inizia a vestirsi. I due si spostano in bagno, e qui Spinelli lo colpisce anche con una vecchia stampella e una mazza di legno, poi trovati sporchi di sangue dalla polizia. Cervoni guadagna l’uscita con Spinelli che lo strattona, e sul pianerottolo arriva che non è pronto per uscire, perché viene trovato senza scarpe. Davanti alla porta di casa prende ancora botte e ingiurie, e resta privo di sensi. A questo punto, intorno alle 10,30, qualcuno chiama il 118. I sanitari trovano il 35enne di Penne agonizzante e lo portano in pronto soccorso, dove circa un’ora dopo muore.
Nel frattempo, qualcuno tenta di pulire alla meno peggio il sangue sul pavimento. Polizia e carabinieri iniziano a interrogare gente del quartiere e nel condominio. Che è uno di quelli dove è stato tolto il portone: una consuetudine, a quanto si racconta nella zona, per permettere a fornitori e acquirenti di droga di entrare senza il “fastidio” del citofono.
Servono grossomodo un paio d’ore per risalire a Guerino Spinelli, più che noto alle forze dell’ordine. Nell’appartamento al 185 di via Tavo, da dove è stato sgomberato di recente ed è presto rientrato, non c’è. Per entrarci, verso le 14, c’è bisogno dei vigili del fuoco per sfondare la porta: la moglie, all’interno, infatti non apre.
Ma Spinelli di case in via Tavo ne ha occupata più d’una. Gli agenti sfondano, una porta alla volta, tutte le case dove ha avuto domicilio. Alla fine, poco prima delle 17, lo trovano al civico 177, in un alloggio senz’acqua né luce, disabitato, ma di cui ha le chiavi. Quando la polizia entra, Spinelli è in un letto, coperto da un piumone. Addosso ha ancora i vestiti con i quali i testimoni lo hanno visto in mattinata. E su questi ci sono macchie di sangue. L’analisi del dna chiarirà definitivamente se è quello della vittima. Come andrà chiarito pure se Spinelli, che non dovrebbe aver avuto complici nell’aggressione, ne ha avuti invece per nascondersi, per cancellare prove o per depistare le indagini.
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