Chiesa piena e lacrime per l’addio a Nicola
Una bandiera di Bob Marley sulla bara dell’operaio ucciso in casa Padre Vincenzo: «Non si uccide per una lite, sperate nella giustizia»
PESCARA. «La vita è un dono meraviglioso che nessuno può toglierci, men che meno una mano assassina. Ma l’amore non si oppone alla giustizia, l’amore vero porta alla giustizia». Parla d’amore e di giustizia padre Vincenzo Di Marcoberardino davanti alla bara di Nicola Bucco. Lo fa sotto gli occhi della famiglia e degli amici di Nicola. del figlio Francesco, che ha coperto il feretro con una bandiera di Bob Marley e salutato suo padre cantando una canzone.
Ieri mattina sono arrivati in tanti ai Colli, nella chiesa della Madonna dei Sette Dolori, per dare l’ultimo saluto a Nicola, ucciso mercoledì scorso nell’appartamento di via Leopardi che divideva con il suo amico più caro, Vittorio Massacesi, l’uomo che l’ha salutato proprio quel giorno nel suo bar, al mercato ittico, e l’ha ritrovato cadavere.
Vittorio ha gli occhi stropicciati, non smette un attimo di piangere. In chiesa siede al primo banco, accanto a Mayla, la ex moglie di Nicola, tra gli altri familiari. Sabrina, una delle sorelle di Nicola, abbraccia forte Francesco, che è arrivato al funerale coloratissimo, con una maglia gialla e dei pantaloni rossi e ha chiesto anche agli amici di non vestirsi di nero perchè, l’ha spiegato lui stesso, suo padre avrebbe voluto così. L’altra sorella di Nicola, Patrizia, che aveva già avuto un malore il giorno dell’omicidio, si regge a stento, tiene gli occhi bassi. La chiesa è piena degli amici di Bucco, quelli del porto e quelli di una vita, di giovani venuti per stare vicino a Francesco e a tutta la famiglia.
Una donna guarda la bara, scoppia a piangere e scappa via. «Non si può vedere», dice tra le lacrime. Fuori dalla chiesa gli amici di Nicola hanno portato uno striscione con una scritta rossa. È una frase del Pescatore, la canzone di Fabrizio De Andrè, dice: “All’ombra dell’ultimo sole si era assopito un pescatore e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso. Ciao Nick”.
L’omelia di Padre Vincenzo tocca il cuore di tutti. «È sempre difficile parlare della morte di qualcuno», dice il parroco, «e lo è ancora di più in questa circostanza, per le ragioni che voi sapete». Padre Vincenzo non ha paura a parlare dell’assassino, anzi, la sua condanna è senza appello. «La vita è un dono meraviglioso che il Signore ci fa», dice, «un dono che nessuno può toglierci, men che meno una mano assassina. Nessun essere umano ha il diritto di fare quello che fece Caino, che uccise suo fratello Abele».
Poi il parroco parla a chi ha ucciso Nicola: «Se ci sono controversie, incomprensioni, non è certo questo il modo di risolverle. Bisogna essere solidali con le persone che soffrono. Solo nella mutua comprensione e accettazione dell’altro si può realizzare il piano di Dio». Ma padre Vincenzo vuole anche parlare alle persone che affollano la chiesa, vuole dire loro che la vendetta non è una strada. «Sento come voi tutta la sofferenza per la morte del nostro fratello Nicola», dice, «e per ciò dobbiamo pregare per le persone care, perché proseguano non con una speranza di vendetta ma con una speranza di giustizia. L’amore non si oppone alla giustizia, l’amore vero porta alla giustizia».
L’ultimo saluto a Nicola lo dà suo figlio Francesco, che alla fine della messa canta One love di Bob Marley e fa commuovere tutti. La bara esce tra gli applausi, la sorella appoggia il viso sul feretro e sussurra qualcosa a Nicola. Poi, sul sagrato, Francesco prende un microfono e parla a tutti. «Non ho idee di rabbia, di vendetta. Andiamo avanti tutti insieme, come avrebbe voluto lui».
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