Ciarelli scrive dal carcere «Mio fratello è innocente»

L’accusato del delitto Rigante difende Angelo, in carcere per l’omicidio Cagnetta E incolpa la città: «Cartelloni contro i rom, ma non sapete chi sono i veri mostri»

PESCARA. «Mio fratello è innocente». Scrive ancora una volta dal carcere Massimo Ciarelli, il rom accusato di aver ucciso l’ultrà Domenico Rigante la sera del primo maggio. E lo fa per difendere su tutta la linea il fratello Angelo Ciarelli, 38 anni, a sua volta accusato per l’omicidio di Tommaso Cagnetta, freddato al Ferro di cavallo il 2 luglio. Ma difende anche se stesso, Ciarelli, pur senza mai esprimere una parola di pentimento per il delitto di cui è accusato. Anzi, il rom sostiene nuovamente di essere vittima di razzismo e tira in ballo i cartelloni apparsi in città qualche settimana dopo l’omicidio che recitavano «Il Pdl mantiene gli impegni, fuori dalle case popolari rom e delinquenti», manifesti che scatenarono una bagarre poi sfociata anche in richieste di danni da parte di alcune associazioni rom nei confronti del coordinatore del partito Lorenzo Sospiri.

«Angelo è innocente». È datata 27 dicembre la lettera che Massimo Ciarelli, 29 anni, scrive dal carcere di Vasto in cui è rinchiuso dal 5 maggio scorso con l’accusa di aver ucciso Rigante durante un raid punitivo contro il gemello della vittima, Antonio. «Oggi ho letto sul vostro giornale ciò che si dice sul conto di mio fratello Angelo Ciarelli che viene accusato dell’omicidio Cagnetta», scrive. Quello che Ciarelli ha letto sono gli estratti dei suoi colloqui con la madre e le sorelle avvenuti nel penitenziario di Torre Sinello e registrati dagli uomini della squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana che stanno indagando su entrambi gli omicidi.

Durante le visite dei parenti Massimo discute quello che sta succedendo al fratello. «Io già sapevo di essere intercettato», scrive nella sua lettera al Centro «e durante le intercettazioni viene detto che Angelo è innocente». Nel colloquio del 21 luglio, in effetti, Massimo Ciarelli dice alla famiglia «io non ci credo che ha sparato lui, non può essere stato Peppino (cioè Angelo ndr). Qualche giorno dopo, però, il 4 agosto, parlando con le sorelle Massimo Ciarelli sembra cambiare punto di vista e dice: «Peppino ha fatto quello che ha fatto per la droga. Che cosa gli serviva andare lì sotto, adesso per colpa di quella si prende 40 anni».

«Niente impronte». Massimo, comunque, nelle prime due pagine della lettera inviata al Centro, difende il fratello su tutta la linea e parla di «persone che lo accusano ingiustamente», come poi farà anche per sestesso. Anche riguardo alle impronte di Angelo Ciarelli trovate sulla macchina intorno alla quale si è scatenato il parapiglia durante il quale Cagnetta è stato ucciso, Massimo ha una linea difensiva: «Sapete quante impronte ci sono su un’auto? Se prendete una macchina parcheggiata al Ferro di cavallo, luogo frequentato da molte persone, si deve arrestare tutta Pescara».

«Lo zingaro sa amare». Una volta chiusa la questione Cagnetta, però, Massimo Ciarelli inizia a parlare di sè. «Vengo chiamato killer, assassino, zingaro», dice. E attacca quelli che lui ritiene essere i suoi accusatori, pur senza farne i nomi: «sono persone», scrive, «che nella città di Pescara sono già note per la prepotenza, le vigliaccate e perché sbagliano verso il prossimo in maniera incivile. Voi non sapete chi sono i veri mostri».

Massimo Ciarelli non nomina neppure una volta Domenico Rigante nè il fratello Antonio, contro cui pure si era scagliato nella lettera inviata dal carcere a dicembre. Questa volta accusa l’intera città dove si mettono «cartelloni in giro con su scritto “fuori gli zingari e i delinquenti dalle case popolari”». «Vi faccio presente», scrive Ciarelli facendo riferimento ai manifesti, «che l’era di Hitler è finita, il razzismo non esiste più. Anche lo zingaro sa comprendere, capire, amare e tanto altro».

Ciarelli, comunque, sostiene di avere fiducia nei suoi avvocati Francesco Metta e Carlo Taormina. «Io spero di essere giudicato nel giusto, perché i miei legali faranno presente tutto. Faranno luce sulla verità smantellando la falsità».

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