Copie di libretti postali nelle cartelle dei disabili
Un’altra indagine sul Centro di salute mentale: documenti finanziari dei pazienti scoperti tra le diagnosi mediche. Avvocato rivela: chiesti anche a me atti riservati
PESCARA. Fotocopie di libretti postali e di estratti conto bancari, schede patrimoniali su appartamenti e ville. Per un attimo, sono rimasti senza parole i carabinieri del Nas quando hanno aperto una serie di cartelle cliniche dei malati mentali custodite all’ospedale. È quanto emerge da un’inchiesta che ruota intorno al Centro di salute mentale Pescara sud (Csm), terzo piano del palazzo ex Sert in via Paolini. Già sequestrati i primi faldoni.
Bufera sul Csm. Un’inchiesta che corre parallela a un’altra indagine, sempre in mano ai Nas, quella innescata dall’avvocato pescarese Luca De Felice che ha scoperto 3 copie diverse della stessa cartella clinica di un suo assistito, 57 anni, affetto da psicosi depressiva, cardiopatico e diabetico. Proprio il 9 giugno scorso, De Felice, in qualità di amministratore di sostegno del paziente, ha depositato in procura una denuncia lunga 6 pagine e con 8 allegati sollevando il caso di presunte cartelle cliniche «falsificate», «contraffatte» e «manomesse». È seguendo la pista del falso in atti pubblici – le 3 cartelle cliniche segnalate dall’avvocato sono state già sequestrate e portate sulla scrivania del pm Anna Rita Mantini – che i carabinieri del Nas sono arrivati a scoprire le fotocopie dei libretti postali e degli estratti conto bancari e gli appunti sulle proprietà dei pazienti nelle cartelle cliniche custodite negli armadi del Csm Pescara sud. Una scoperta che ha portato all’apertura di un altro fascicolo, coperto dalla riservatezza: dalla sede dei Nas in viale Marconi è già partito un rapporto alla procura. Non si sa se i Nas abbiamo sollecitato alla procura iscrizioni sul registro degli indagati: l’unica certezza è che al Csm soffia vento di bufera.
Sospetto dei Nas. Perché tra le carte delle diagnosi mediche ci sono anche documenti contabili? È questa la domanda centrale dell’indagine: il sospetto degli investigatori, guidati dal capitano dei Nas Marcello Sciarappa, è che qualcuno abbia messo gli occhi addosso ai risparmi e alle proprietà dei malati mentali, incapaci di intendere e di volere e per questo seguiti da avvocati tutori nominati dal tribunale. Per ora, soltanto un sospetto.
Parla l’avvocato. Ma anche all’avvocato De Felice, autore della prima denuncia, sono state chieste informazioni sui conti correnti e sulle proprietà del suo assistito? «Sì, al Csm di Pescara sud, anche a me è stato chiesto di fornire informazioni economiche e copie di documenti finanziari di un mio assistito», così De Felice risponde al Centro. La dichiarazione dell’avvocato ha una forza disarmante e suona come una conferma per gli inquirenti: «È accaduto e, se fosse necessario, sono pronto a confermarlo anche in sede giudiziaria», sottolinea il legale. De Felice, poi, continua a raccontare quello che è successo al Csm: «Di fronte alla richiesta che giudico almeno insolita, io mi sono rifiutato di consegnare simili atti. Nessuno psichiatra», osserva De Felice, «può vantare il diritto a conoscere informazioni del genere e personali». L’avvocato spiega ancora: «In caso di incapacità di intendere e di volere, è il tribunale a nominare dei legali in qualità di tutori dei pazienti. Ai medici, invece, spetta il compito di seguire i malati con le cure». Il messaggio dell’avvocato è semplice: il solco tra i soldi e le proprietà dei disabili mentali e le medicine è e deve restare profondo. Se al Csm di Pescara sud non è stato così, dovranno scoprirlo gli investigatori.
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