Coronavirus: Marcello e Wanda, marito e moglie guariti a 90 anni
Lui è un artista molto noto. Ospedale San Salvatore: il reparto del professor Grimaldi li saluta con gli applausi
L’AQUILA. Lui 94 anni, lei 90. Sono stati dimessi ieri dall’Uoc di Malattie infettive dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, diretto dal professor Alessandro Grimaldi.
È la storia a lieto fine di una coppia ultranovantenne di Avezzano, che dopo due mesi è uscita dall’incubo del coronavirus. Sono Marcello Ercole, artista di fama internazionale, che tra le sue amicizie giovanili vanta nientemeno quella con Pablo Picasso – «conosciuto sul lago di Ginevra, stava facendo un concorso per ragazze con i capelli a coda, da scegliere come modelle, e mi disse: “a te quale piace?”, indicai una molisana, e scelse quella», racconta Ercole – e la moglie, Wanda Polino. Ieri, all’uscita dal reparto di Malattie infettive, ad attenderli i parenti, per riportarli a casa.
«Ad Avezzano ci stanno aspettando le nostre figlie, Tiziana, che ha 58 anni ed è archeologa e insegna alla Sorbona di Parigi ed è in stretta collaborazione con la Soprintendenza archeologica d’Abruzzo, e Simona, la più “piccola”, 55 anni, che fa l’avvocato a Verona. Sono tornate per accoglierci, dopo due mesi di isolamento».
Ha la lucidità di un giovanotto e sembra non sia uscito da due mesi di ricovero, nei quali ha rischiato la vita a causa delle condizioni critiche in cui è arrivato, insieme alla moglie, con una polmonite, all’Uoc di Malattie infettive del San Salvatore, dopo un breve ricovero all’ospedale di Avezzano. Marcello Ercole la chiama «vacanza».
«Abbiamo sconfitto il virus grazie alle cure competenti, professionali e amorevoli di tutta l’équipe medica del San Salvatore, a cominciare dal professor Grimaldi fino agli infermieri e agli ausiliari», racconta Ercole, che ha girato il mondo da artista (diverse sue opere sono tuttora in mostra a Londra, New York, Toronto, Mosca). «Dopo tantissime esperienze in giro per il pianeta, questa ci mancava a me e a mia moglie. E la possiamo raccontare ai nostri tanti nipoti. In pericolo? Devo dire che grazie alle cure di tutto il personale, non ci siamo mai sentiti in pericolo».
«È stata fondamentale la tempestività con la quale siamo intervenuti», spiega il professor Grimaldi, «e per questo stiamo interagendo con i medici di famiglia, perché fare i tamponi e scoprire in tempo il contagio, può rivelarsi fondamentale per la guarigione. Come è successo per i coniugi Ercole. Sono arrivati con una polmonite e all’inizio la situazione era critica e, devo confessarlo, non avevamo grandi speranze, vista l’età avanzata. Ma alla fine, gestendo la situazione con ordine e tempestività, siamo riusciti a vincere questa battaglia», sottolinea Grimaldi. «I sintomi per loro erano iniziati due mesi fa e sono stati ricoverati da noi il 20 marzo. Non è stato necessario ricorrere alla ventilazione. Dopo qualche giorno li abbiamo messi nella stessa stanza, perché la moglie sentiva la mancanza del marito».
All’ospedale dell’Aquila la mortalità è stata bassissima, finora: «Sì, abbiamo meno del 3% di decessi su un centinaio di pazienti e qualcuno è da addebitare a patologie pregresse, come il tumore ai polmoni», commenta Grimaldi. «Ma il piacere più grande per tutti noi del reparto è stato vedere questi due tenerissimi coniugi lasciare l’ospedale perfettamente guariti».
«Ringrazio L’Aquila che ci ha accolti e ospitati. Una città che amo», è stato il saluto di Marcello Ercole, «dove ho bellissimi ricordi con gli artisti Mariani e Marinucci. Ho lasciato un ricordo a questa città bellissima e alla sua gente: i miei quadri della Via Crucis nella chiesa di San Francesco, a Pettino».
E ieri sera, al rientro, a casa, grande festa con le figlie.
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