PESCARA
Crox, il complice confessa: "L’ho colpito per paura"
Il 17enne racconta l'omicidio al procuratore dei Minori: "Mi ha detto 'dagliele pure tu due botte', non volevo"
PESCARA. "Ci avviciniamo e Gianni (nome di fantasia per indicare il primo accoltellatore, ndr) mi guarda e intanto si era accesa la sigaretta, c’aveva la mano tutta sporca di sangue, quella che stava fumando la sigaretta, e mi punta il coltello e io l'ho guardato in faccia e lui... non lo so, io non l’avevo mai visto così. Aveva gli occhi... sembrava tipo in trance, sembrava un’altra persona proprio, che poteva fare qualunque cosa in quel momento. E io gli ho detto: “che vuoi?” e lui mi ha detto: “dagliele pure due botte che ho sentito il polmone che ha sfiatato”, proprio così mi ha detto e io gli detto “no, non me la sento, non voglio fare niente; lui mi ha detto “fallo, sennò non ne risponde solo la tua incolumità”...".
È uno dei passaggi più cruenti e terribili dell’esecuzione di Christopher Thomas Luciani, per gli amici Crox, 16 anni, ucciso il 23 giugno scorso nel parco Baden Powell di via raffaello, a Pescara, con 25 coltellate da due coetanei ora in carcere.
È la confessione del secondo accoltellatore, Michele (anche questo nome di fantasia), il figlio del carabiniere, che riferisce al procuratore dei minori David Mancini e alla sostituta, Angela D’Egidio, la sua versione di quel terrificante pomeriggio estivo.
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