Crox, l’assassino è imputabile: nessuna incapacità mentale

31 Gennaio 2025

I neuropsichiatri incaricati di verificare lo stato del ragazzo che per primo accoltellò: “Personalità anaffettiva e manipolativa, capace processualmente”. Sentenza il 3 marzo

PESCARA. Il killer di Christopher Thomas Luciani, quello che il 23 giugno scorso dà la caccia al 16enne, lo trova e lo accoltella ripetutamente al parco Baden Powell di via Raffaello prima di invitare il complice a fare altrettanto, «è da ritenersi imputabile». Nessuna incapacità mentale, dunque. Lo dicono i due psichiatri incaricati della perizia dai giudici minorili dell’Aquila, su richiesta presentata lo scorso novembre, nel corso della prima udienza, dai legali del ragazzo, gli avvocati Massimo Galasso e Roberto Mariani.

Adesso, trascorsi i 60 giorni assegnati, e con la sentenza in programma il prossimo 3 marzo, i professori Giovanni Camerini e Stefano Ferracuti, il primo specialista in Neuropsichiatria infantile e docente di Psichiatria forense dell’età evolutiva all’università di Bologna, e il secondo ordinario di Psicopatologia forense alla Sapienza di Roma, hanno presentato le loro conclusioni, che saranno discusse in aula nell’udienza del 17 febbraio.

Conclusioni che fotografano la personalità del ragazzo con «tratti di anaffettività, immagine di sé conformista, manipolatività e con lo sviluppo di disturbo da uso di Thc», il principio attivo della cannabis che può influire sulla regolazione emotiva e sul processamento delle emozioni. Ma questa condizione clinica, sostengono gli esperti, «non ha significato di malattia, sebbene sia condizione che meriti trattamento e, inoltre», scrivono, «non è possibile stabilire un nesso di causalità tra la condizione clinica riscontrata e il fatto reato». Dunque, sostengono gli esperti, il giovane «è da ritenersi imputabile».

Anche perché, aggiungono, «ha dimostrato piena cognizione della situazione giudiziaria nella quale è inserito, ha riconosciuto il ruolo delle parti e discrimina tra le diverse figure presenti nel processo». Va quindi considerato «capace processualmente». Di fatto viene dunque annullata l’ipotesi della incapacità mentale, o di una volontà grandemente scemata, con cui la difesa aveva tentato di alleggerire la posizione del ragazzo, tirando in ballo l’episodio del suo tentato suicidio, quando un paio di anni prima l’adolescente si era gettato dal ponte del mare.

Nei suoi confronti, come per l’altro sedicenne in carcere, uno a Roma, l’altro a Bari, c’è l’accusa di omicidio volontario, aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Da una parte le 25 coltellate, gli sputi, la sigaretta spenta sul povero Christopher ormai agonizzante e dall’altra quella lezione da dargli assolutamente per «una questione di rispetto». Venticinque coltellate per 70 euro, quelli che il killer gli aveva dato il giorno prima, il sabato, per farsi comprare da Christopher il fumo e che il 16enne non gli ha mai portato.

Da lì le decine di telefonate e messaggi, la rabbia che monta, la lezione da dargli il giorno dopo e architettata quel sabato sotto la palma, con gli altri al mare. Tutto mentre Christopher si sta godendo il suo weekend di amici e libertà rubato alla comunità con una fuga lampo. La domenica, quella maledetta domenica 23 giugno, quel ragazzino furbo, esile e profondo si sta riorganizzando per ripartire e tornare in Molise, in comunità. Ma commette l’errore di postare una foto su Instagram in cui si vede che è alla stazione.

L’altro, che gli sta dando la caccia, lo intercetta, gli dà appuntamento lì al terminal bus e gli dice pure che dopo sarebbero andati al mare. Christopher si fa trovare. L’altro arriva con la banda di amici che sanno di dover dare una lezione a Crox, e dopo aver incaricato uno di loro, il complice, di portare la pistola del padre carabiniere e un coltello. Dal terminal, il gruppetto di minorenni porta Christopher al parco di via Raffaello.

Qui il creditore si fa passare il coltello dall’amico e chiacchierando spinge Crox verso le sterpaglie in fondo, a ridosso del tracciato ferroviario. Si conoscono bene, sono amici, Christopher cammina avanti. E l’altro, da dietro, gli dà le prime coltellate. In venti minuti si consuma la mattanza a cui partecipa un complice e a cui assiste un testimone. Venti minuti e poi al mare. Eccolo lì, sulla spiaggia, il selfie dell’assassino.

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