D’Alfonso è tornato al suo lavoro all’Anas
Incarico nella sede di Campobasso. Un molisano: «Qui è già un personaggio».
PESCARA. La terra tremava e la mattina di lunedì 6 aprile il sindaco Luciano D’Alfonso si dirigeva verso Campobasso con la sua borsa da viaggio. Aspettativa scaduta, c’era da riprendere il lavoro di funzionario nella sede Anas di Campobasso, la stessa città dove il pm Gennaro Varone che indaga D’Alfonso per le vicende del Comune ha svolto l’attività di magistrato prima di essere trasferito alla Procura di Pescara. Il sindaco era in aspettativa dal 2000, quandò fu eletto consigliere regionale.
Dopo essersi prima dimesso dalla carica di sindaco, con una lettera al prefetto firmata l’8 dicembre scorso, e avere dichiarato venti giorni dopo il suo «impedimento permanente» a svolgere l’attività di primo cittadino (ci fu anche la presa d’atto del Consiglio comunale), D’Alfonso è tornato ad essere un libero cittadino, senza incarichi amministrativi né politici.
La richiesta di rinvio a giudizio del sindaco e degli altri 23 indagati, per i presunti reati di corruzione e concussione in ordine ai rapporti tra politica e imprenditoria, è data ormai per scontata. Anche se D’Alfonso è i suoi avvocati si riservano di sfoderare tutte le armi nell’udienza preliminare, quando la difesa giocherà le sue carte davanti al Gup dopo avere rinunciato a un nuovo interrogatorio (c’erano 20 giorni di tempo) come previsto dopo la chiusura delle indagini.
Ora D’Alfonso trascorre la sua settimana lavorativa a Campobasso, per far rientro a Pescara il sabato e la domenica dove lo attende la famiglia. Secondo alcune indiscrezioni avrebbe trovato ospitalità in un convento, ma non avrebbe perso la sua tradizionale verve. «Qui il vostro sindaco è già un personaggio» avrebbe confidato un molisano a un amico pescarese. Quanto durerà la «pausa» di D’Alfonso dalla vita politica non è però chiaro a nessuno, forse neanche a lui. Certo, questa non sarà la sua campagna elettorale. Ed è la prima volta che accade negli ultimi 19 anni.
Dopo essersi prima dimesso dalla carica di sindaco, con una lettera al prefetto firmata l’8 dicembre scorso, e avere dichiarato venti giorni dopo il suo «impedimento permanente» a svolgere l’attività di primo cittadino (ci fu anche la presa d’atto del Consiglio comunale), D’Alfonso è tornato ad essere un libero cittadino, senza incarichi amministrativi né politici.
La richiesta di rinvio a giudizio del sindaco e degli altri 23 indagati, per i presunti reati di corruzione e concussione in ordine ai rapporti tra politica e imprenditoria, è data ormai per scontata. Anche se D’Alfonso è i suoi avvocati si riservano di sfoderare tutte le armi nell’udienza preliminare, quando la difesa giocherà le sue carte davanti al Gup dopo avere rinunciato a un nuovo interrogatorio (c’erano 20 giorni di tempo) come previsto dopo la chiusura delle indagini.
Ora D’Alfonso trascorre la sua settimana lavorativa a Campobasso, per far rientro a Pescara il sabato e la domenica dove lo attende la famiglia. Secondo alcune indiscrezioni avrebbe trovato ospitalità in un convento, ma non avrebbe perso la sua tradizionale verve. «Qui il vostro sindaco è già un personaggio» avrebbe confidato un molisano a un amico pescarese. Quanto durerà la «pausa» di D’Alfonso dalla vita politica non è però chiaro a nessuno, forse neanche a lui. Certo, questa non sarà la sua campagna elettorale. Ed è la prima volta che accade negli ultimi 19 anni.