Da Farindola all’Emilia con gli arrosticini, la storia di Andrea Chiarini

12 Aprile 2025

L’uomo, 39 anni, gestisce a Parma e Reggio Emilia due ristoranti dedicati alle specialità del paese nel Pescarese di cui sono originari il padre Antonio e la nonna Lucia

FARINDOLA. Il richiamo delle radici abruzzesi è stato più forte della pur autorevole cucina emiliana. Si chiamano “L’arrosticino” i due ristoranti che Andrea Chiarini, 39enne nato a Montecchio Emilia, ha aperto a Parma e Reggio Emilia. Una scelta figlia appunto delle sue origini: il padre Antonio è di Farindola, dove è conosciuto come esperto tartufaio ed è tornato a vivere da alcuni anni. Per Andrea, che si definisce un «cuoco artigiano», decisivi sono stati i mesi estivi trascorsi a Farindola che purtroppo con la frazione di Rigopiano evoca anche tristi ricordi: nella tragedia del 2017 è morto il cugino Alessandro Giancaterino, maitre del resort. Il nonno Paolino, originario del Teramano, commerciava bestiame in tutto l’Abruzzo.

Da piccolo vedeva la nonna Lucia, farindolese ed ex cuoca, coltivare l’orto, allevare galline e tacchini, cuocere il pane nel forno a legna. Qui Andrea assorbe le tradizioni della famiglia abruzzese, per molti versi simile a quella della madre: il nonno reggiano, Gianni, aveva un’azienda edilizia, ma la famiglia nel tempo libero si dedicava alla vite e alla produzione di vino. A 21 anni Andrea inizia a prendere confidenza con il settore della ristorazione, lavora in sala e in cucina.

Capisce qual è la sua vocazione e nel 2019, a Parma, trasforma un capannone abbandonato nel primo ristorante. Il nome? “L’arrosticino”, ovviamente. Perché è un simbolo dell’Abruzzo. E perché, come dice, «non ha alcuna importanza dove tu sia nato: il cuore decide le tue radici». Il menù è completamente abruzzese: ci sono anche anellini alla pecorara e pallotte cac’e ove, pecorino e salumi che arrivano direttamente dall’Abruzzo, ravioli di ricotta che sul menù sono i “ravioli di nonna Lucia”. Dà vita anche a una sua etichetta di vini.

«Senza l’ossessione del riconoscimento stellato a tutti i costi», sottolinea Andrea, «perché il vero obiettivo è la qualità che passa dalla sostenibilità: cucina contadina inclusiva, in cui la lotta allo spreco è il punto di partenza, con uso delle materie prime calibrato, plastica eliminata, acqua in bottiglie riciclabili, prodotti biologici certificati e solo elettrodomestici a basso consumo energetico». La cucina abruzzese si rivela vincente e nel 2024 apre il secondo “L’arrosticino” a Reggio Emilia.

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