Dal blitz alla condanna del gigolò
PESCARA. E’ il 14 gennaio 2008 quando lo svizzero Helg Sgarbi, socio e amico di Ernani Barretta, viene arrestato a Monaco prima di ricevere 14 milioni di euro da Ursula Klatten, azionista del colosso...
PESCARA. E’ il 14 gennaio 2008 quando lo svizzero Helg Sgarbi, socio e amico di Ernani Barretta, viene arrestato a Monaco prima di ricevere 14 milioni di euro da Ursula Klatten, azionista del colosso automobilistico tedesco Bmw. Per l'accusa, Sgarbi avrebbe agito su «preciso mandato di Barretta» e avrebbe chiesto la consegna della somma per non divulgare le immagini dei loro rapporti intimi.
E’ l’inizio dell’inchiesta per i ricatti a luci rosse che sbarca in Abruzzo il 23 maggio 2008 quando ottanta poliziotti italiani e tedeschi piombano nella tranquilla Pescosansonesco, nel Rifugio Valle Grande. Il 14 giugno scatta l'arresto per Barretta e per altri quattro con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, all'estorsione, al riciclaggio. All'inizio del 2009, Barretta, ancora in carcere, annuncia lo sciopero della fame. A metà febbraio, Barretta torna in libertà con l'obbligo di dimora. Intanto, a Monaco di Baviera, in meno di 4 ore arriva la sentenza: Sgarbi condannato a 6 anni di reclusione. Ieri è invece arrivata la sentenza che ha condannato Barretta a sette anni e sei mesi per truffa aggravata e assolto gli altri sei.
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