Donna pescarese pestata a Padova In ospedale con un femore rotto

2 Febbraio 2020

Settantenne gettata a terra e presa a calci in pieno giorno da un malvivente che voleva la borsa «Mi era già capitato in quella città, ora mi sento impotente: mi dovranno applicare una protesi»

PADOVA. Trascinata a terra e presa a calci. Colpita senza remore da un uomo deciso a tutto pur di impossessarsi della sua borsa. Giuseppina R., 70enne pescarese, a Padova per aiutare il figlio nella gestione del nipotino malato, è stata rapinata e pestata ieri mattina in via Beato Pellegrino. La donna, che risiede nel centro di Pescara ed ex impiegata di una compagnia assicurativa, è stata probabilmente aggredita da un extracomunitario, che la polizia sta cercando.
L’AGGUATO. Sono le 8,30. Giuseppina esce di casa di buon’ora per comprare una sorpresa da far trovare al nipotino di tre anni una volta sveglio. Improvvisamente, all’incrocio tra via Beato Pellegrino e via San Giovanni da Verdara, un uomo incappucciato la affronta, faccia a faccia. Riesce a buttarla a terra e poi prova a prendere la borsa, senza riuscirci. Così la prende a calci.
SALVATA DAI PASSANTI. Proprio in quel momento passa un uomo in bicicletta che inizia a gridare: «Assassino! Assassino!». Il tabaccaio sente le urla ed esce. Il rapinatore capisce che per lui si sta mettendo male e così fugge a piedi. L’anziana rimane a terra fino all’arrivo dell’ambulanza.
RICOVERATA. Giuseppina accusa forti dolori, non riesce ad alzarsi. In ospedale i medici capiscono il motivo: frattura del femore. Dovrà essere inserita una protesi. Dopo qualche ora trascorsa in pronto soccorso, la 70enne pescarese viene trasferita nel reparto di Ortopedia dell’azienda ospedaliera.
LE INDAGINI. Dopo un primo intervento delle volanti della polizia, l’indagine è passata nelle mani degli investigatori della squadra mobile. La descrizione dell’aggressore, purtroppo, non è precisa. A causa dello choc, Giuseppina ha memorizzato pochi particolari. A questo proposito, forse, potranno essere più utili i testimoni. Fermo restando il fatto che ci sarà la solita verifica con le immagini della videosorveglianza.
LA VITTIMA. «Padova è una città pericolosa. Questa è la seconda volta che mi succede in due anni. Stavolta, però, mi ha davvero massacrato. Io ero a terra, continuava a prendermi a calci».
Giuseppina, prima l’hanno fatta cadere e poi l’hanno presa a calci. Per quale motivo?
«Perché sono caduta sopra la borsa, di fianco. E quindi lui non riusciva a prenderla».
Ha cercato di difendersi?
«E come potevo fare? Quello era una bestia. Mi ha messo le mani sulle spalle, mi guardava dritto negli occhi. E mi colpiva ancora. Sentivo i suoi calci sulla schiena e non sapevo come uscire da quella situazione».
Poi che cosa è successo?
«Per fortuna, è passato un uomo in bicicletta. Ha visto me a terra e quel delinquente che infieriva. Così si è messo a gridare, correndo verso di noi. Il chiasso ha messo in allarme anche i commercianti della zona, che sono usciti per vedere che cosa stava succedendo».
È riuscita a proteggere la borsa?
«Sì, ma a quale prezzo? Mi ritrovo con il femore fratturato, dovrò essere operata, mi metteranno una protesi. Alla mia età un infortunio del genere rischia di influire pesantemente».
Come mai era a Padova?
«Io e mio marito siamo saliti per aiutare mio figlio e la sua famiglia. Hanno un bambino di tre anni, si è ammalato e qualcuno lo deve tenere. Eravamo così contenti di stare tre giorni con loro. E guarda dove mi ritrovo: in ospedale».
Dice che non è la prima volta che le succede a Padova.
«Due anni fa, sempre in via Beato Pellegrino, all’una del pomeriggio. Avevo mio nipote in braccio, un bandito mi ha strappato la collana d’oro nel vano condominiale».
Come si sente dopo questa aggressione?
«Mi viene da piangere, mi sento impotente, violata, maltrattata. Non è possibile subire simili aggressioni. Erano le otto del mattino, in pieno centro».
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