Dragaggio porto Pescara, Testa si rivolge alla Corte dei Conti
Il commissario straordinario: c'è un danno erariale e ci sono responsabilità da valutare
PESCARA. Di sabbia non se n'è ancora mosso un granello. Il volume di carte bollate sul dragaggio, invece, aumenta di giorno in giorno. A progetti, pareri, autorizzazioni, analisi, controanalisi e sequestri ora si aggiunge anche una relazione con un destinatario di peso, la Corte dei Conti.
A presentare il documento sarà il commissario al dragaggio Guerino Testa, ormai stremato da una tarantella, quella del dragaggio del porto, che si trascina da mesi e che, intanto, ha già fatto spendere soldi senza produrre risultati.
«Sto prendendo in considerazione la possibilità di presentare una relazione circostanziata alla Corte dei Conti per valutare il danno erariale provocato da questa vicenda inenarrabile e far emergere eventuali responsabilità», dice Testa, «non si può dimenticare, infatti, che tutto il lavoro svolto fino ad oggi dovrà essere liquidato».
Il dragaggio del porto si è fermato prima di cominciare il 12 dicembre, quando la nave che stava iniziando a dragare i fanghi è stata sequestrata su disposizione della procura dell'Aquila, secondo la quale la sabbia è inquinata da Ddt e Naftalene e quindi non può essere sversata in mare come previsto.
A più di tre mesi da quel sequestro la controversia delle analisi sui fanghi non è ancora arrivata a conclusione. Per cercare di chiarire chi abbia sbagliato tra l'Arta e il laboratorio cui si è rivolta la Procura è stato infatti chiamato in causa l'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che a sua volta ha chiamato in causa l'Iss, l'Istituto superiore di Sanità.
«Pare impossibile, ad oggi, sapere se nella darsena del porto di commerciale di Pescara ci sia o meno il Ddt. L'Ispra, che il 13 gennaio scorso si è impegnata a fornire un giudizio rapidissimo, non si è ancora pronunciata definitivamente a riguardo e nei giorni scorsi si è rivolta all'Istituto superiore di sanità per effettuare un nuovo esame del materiale della darsena», ha spiegato Testa.
«Come commissario straordinario del dragaggio mi trovo nel mezzo di una disputa tecnico-scientifica che appare non solo incomprensibile, ma anche assurda e che sta generando un inaudito prolungamento dell'attesa. Il dilatarsi dei tempi genera, a sua volta, problemi a non finire. A rimetterci sono la marineria, gli operatori commerciali e l'intero indotto a cui continua ad andare tutta la mia solidarietà», dice Testa. Perché nelle more di un dragaggio che non riesce a partire la situazione del porto sta peggiorando di giorno in giorno. Il 14 febbraio, dopo una serie di incagliamenti di pescherecci, il comandante della direzione marittima Luciano Pozzolano ha di fatto chiuso a metà lo scalo emanando un'ordinanza che vieta alle barche di uscire in caso di maltempo. E la chiusura totale del porto è ipotesi tutt'altro che remota.
A presentare il documento sarà il commissario al dragaggio Guerino Testa, ormai stremato da una tarantella, quella del dragaggio del porto, che si trascina da mesi e che, intanto, ha già fatto spendere soldi senza produrre risultati.
«Sto prendendo in considerazione la possibilità di presentare una relazione circostanziata alla Corte dei Conti per valutare il danno erariale provocato da questa vicenda inenarrabile e far emergere eventuali responsabilità», dice Testa, «non si può dimenticare, infatti, che tutto il lavoro svolto fino ad oggi dovrà essere liquidato».
Il dragaggio del porto si è fermato prima di cominciare il 12 dicembre, quando la nave che stava iniziando a dragare i fanghi è stata sequestrata su disposizione della procura dell'Aquila, secondo la quale la sabbia è inquinata da Ddt e Naftalene e quindi non può essere sversata in mare come previsto.
A più di tre mesi da quel sequestro la controversia delle analisi sui fanghi non è ancora arrivata a conclusione. Per cercare di chiarire chi abbia sbagliato tra l'Arta e il laboratorio cui si è rivolta la Procura è stato infatti chiamato in causa l'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che a sua volta ha chiamato in causa l'Iss, l'Istituto superiore di Sanità.
«Pare impossibile, ad oggi, sapere se nella darsena del porto di commerciale di Pescara ci sia o meno il Ddt. L'Ispra, che il 13 gennaio scorso si è impegnata a fornire un giudizio rapidissimo, non si è ancora pronunciata definitivamente a riguardo e nei giorni scorsi si è rivolta all'Istituto superiore di sanità per effettuare un nuovo esame del materiale della darsena», ha spiegato Testa.
«Come commissario straordinario del dragaggio mi trovo nel mezzo di una disputa tecnico-scientifica che appare non solo incomprensibile, ma anche assurda e che sta generando un inaudito prolungamento dell'attesa. Il dilatarsi dei tempi genera, a sua volta, problemi a non finire. A rimetterci sono la marineria, gli operatori commerciali e l'intero indotto a cui continua ad andare tutta la mia solidarietà», dice Testa. Perché nelle more di un dragaggio che non riesce a partire la situazione del porto sta peggiorando di giorno in giorno. Il 14 febbraio, dopo una serie di incagliamenti di pescherecci, il comandante della direzione marittima Luciano Pozzolano ha di fatto chiuso a metà lo scalo emanando un'ordinanza che vieta alle barche di uscire in caso di maltempo. E la chiusura totale del porto è ipotesi tutt'altro che remota.
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