E la Filanda Giammaria verrà abbattuta

Il Comune ha rilasciato i permessi per costruire: «Atto dovuto dopo che il Tar ha cancellato i vincoli»

PESCARA. La Filanda Giammaria ha i giorni contati. Il Comune ha rilasciato il permesso per costruire in sanatoria all’impresa Rigel, proprietaria del comparto, per realizzare un nuovo edificio. È l’effetto delle recenti quattro sentenze del Tar che hanno annullato, di fatto, i vincoli sugli immobili storici e architettonici di Pescara.

La decisione del Comune ha scatenato le proteste dei comitati cittadini e degli ambientalisti, che si battono da anni per salvare l’edificio, definito un pezzo di storia della città. Ieri pomeriggio, si sono presentati in Comune comitati e Italia nostra per contestare il rilascio del permesso per costruire. Il dirigente Gaetano Silverii ha spiegato che si è trattato di un atto dovuto, alla luce delle sentenze del Tar che hanno tolto i vincoli. Subito dopo si è riunito il gruppo del Pd per fare il punto della situazione. Ma la spiegazione non ha convinto le varie associazioni e nemmeno l’ex consigliere regionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, anche lui in prima fila per salvare la vecchia Filanda Giammaria.

«Sono davvero esterrefatto dal comportamento dell’amministrazione comunale», ha commentato Acerbo, «ho appreso stamattina (ieri, ndr) che è stato rilasciato il permesso a costruire in sanatoria all’impresa, che potrà quindi procedere all’abbattimento della Filanda Giammaria».

«La cosa lascia interdetti», ha osservato, «perché recentemente abbiamo avuto come associazioni un incontro con il sindaco Marco Alessandrini, il vice sindaco Enzo Del Vecchio e il capogruppo del Pd Marco Presutti, in cui si era convenuto che il Comune avrebbe difeso in Consiglio di Stato la variante con gli edifici di valore storico annullata dal Tar». «Successivamente», ha fatto presente l’ex consigliere, «c’è stato anche un consiglio comunale, dove è stata approvata una delibera che confermava l’impegno per la salvaguardia. È evidente che se uno intende ricorrere contro le sentenze del Tar che danno ragione al privato, non si rilascia il permesso per costruire. Invece, è quello che è successo». «Credo che sindaco e giunta abbiano il dovere di intervenire immediatamente per la revoca del permesso rilasciato», ha concluso Acerbo.

Potrebbero essere ora gli ambientalisti a ricorrere al Consiglio di Stato per contestare le sentenze del Tar. I vari comitati hanno già fatto una petizione per salvare lo storico edificio che, secondo una proposta di Italia nostra, potrebbe diventare un museo dei lavori femminili.(a.ben.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA