Ecco l’ospedale che salva le tartarughe
Nella sede della Guardia costiera si curano gli animali feriti da reti da pesca e avvelenati dagli sversamenti di petrolio
MONTESILVANO. Si chiamano Domenica ed Eliana gli splendidi esemplari di Caretta Caretta e attuali pazienti dell’Ospedale delle Tartarughe. La struttura, dal 2006, si trova nei locali della Guardia costiera, sezione spiaggia di Montesilvano, diretta dal comandante Erico D’Angelo ed è coordinata dal dottor Vincenzo Olivieri, responsabile del Centro studi cetacei onlus. «È un piacere e un onore ospitare questi animali all’interno dei nostri locali», spiega il comandante, «e di questo dobbiamo ringraziare anche l’amministrazione comunale».
L’ospedale è dedicato a questi innocui e affascinanti animali spesso vittime di incidenti provocati, involontariamente, dalla mano dell’uomo. «Si tratta per lo più di fatti traumatici», spiega Olivieri, «dovuti a interferenze delle attività umane in mare, come la pesca o lo sversamento in mare di idrocarburi». Fenomeni con i quali le giovani tartarughe marine sono costrette a fare, purtroppo i conti, scegliendo il mare Adriatico come luogo di svernamento e nutrimento.
«Sono degli animali fantastici perché ci rappresentano la storia naturale», aggiunge Olivieri, «sono sopravvissuti ai dinosauri, quindi, hanno una fisiologia vincente e la presenza del carapace li difende moltissimo anche dai predatori», ma non dalla pesca con i parangoli che spesso li colpisce. Per questi motivi il piccolo centro mediamente in un anno assiste circa 8/10 tartarughe perché, come spiega Olivieri, «si cerca di tenere sempre basso il livello di presenza perché non abbiamo attrezzature e spazi che ci consentano di ricoverare tutti gli animali per cui in caso di eccesso ci appoggiamo ad altre strutture». Non è il caso dei due esemplari attualmente presenti nel centro. La più grande, Eliana, è stata trovata nel porto di Giulianova circa un mese e mezzo fa perché, rimasta accidentalmente incastrata in una rete a strascico, aveva un problema di tipo respiratorio abbastanza grave, ma ora è guarita. La seconda, Domenica, è stata trovata da un diportista alle Tremiti poco prima di Natale: «Si tratta di un animale di 5/6 anni, quindi di sesso non ancora definibile», spiega il responsabile, «con gravi ferite che presentano complicazioni». Quanto prima i due esemplari dovranno tornare in mare, un momento intenso per chi le ha avute in cura: «Per rilasciarle in mare aspettiamo che la temperatura si aggiri intorno ai 22/23 gradi, verso metà maggio. A volte le tartarughe sostano qui parecchi mesi, familiarizzano, ci aspettano. Per questo», conclude Olivieri, «il rilascio è sempre un distacco commovente».
Antonella Luccitti
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