Elezioni, l’Italia ritorna bipolare
Dal nord leghista al centro-sud pentastellato. I collegi dove ha resistito la sinistra
ROMA. Un terremoto che cambia radicalmente la geografia elettorale italiana. E ripristina sostanzialmente un nuovo bipolarismo, con il M5S egemone nel Sud e isole e la coalizione di centrodestra, trainata dal boom della Lega, padrona del Nord. Va così in soffitta il tripolarismo uscito dalle politiche del 2013. Il polo che «si squaglia» - è il responso del voto politico - è quello del centrosinistra, con il Pd che resiste solo in alcune ridotte dell'Italia centrale ed in quartieri delle metropoli Roma, Milano e Torino. Le prime analisi dei flussi indicano che sono stati principalmente i pentastellati a prosciugare i consensi dei dem. Mentre il Carroccio ha pescato soprattutto da Forza Italia.
È cambiato il sistema elettorale, dal Porcellum maggioritario del 2013 all'attuale Rosatellum, misto, con conseguenti intoppi nelle operazioni di voto e negli scrutini. Ma pochi numeri bastano per capire la scossa data dalle urne: il Pd di Bersani aveva raccolto 5 anni fa 8,6 milioni di voti alla Camera (25,43%), secondo per un soffio dietro M5S (25,56%). I Dem domenica hanno perso quindi ben 2,6 milioni di voti scendendo al 18%. Inversa la traiettoria dei Cinquestelle, che hanno raccolto i consensi di 10,6 milioni di italiani (32,6%), due milioni in più rispetto al 2013. Molto più alto il balzo dell'altra grande vincitrice del 4 marzo, la Lega, che ha quadruplicato i voti: da 1,3 milioni (4%) a 5,6 milioni (17,4%). Il Carroccio è così diventato il terzo partito italiano, superando per la prima volta il tradizionale alleato Fi, rimasto fermo al 14% (4,5 milioni di voti contro i 7,3 milioni incassati dal Pdl nel 2013): una perdita di quasi tre milioni di consensi. A livello di coalizioni, esce così vincente quella di centrodestra (37%), con gli alleati Fdi e Noi con l'Italia insieme a Lega e Fi. Il centro sinistra si ferma al 22,8%, con i «cespugli» +Europa, Insieme, Civica Popolare e Svp aggregati al Pd.
L'analisi territoriale del voto, offre dunque un'Italia spaccata in due: M5S domina quasi incontrastato al Sud, il centrodestra al Nord. Più variegato il Centro. Alla Camera, solo i seggi di Gioia Tauro e Vibo Valentia, in Calabria e di Agropoli, in Campania, vanno al centrodestra impedendo l'en plein pentastellato in tutti i collegi uninominali del Meridione. Mentre al Senato solo Reggio Calabria (centrodestra) sfugge ai grillini. In Sicilia (28 a 0 nell'uninominale), Sardegna (9 a 0), Calabria, Basilicata, Puglia, Campania e Molise il partito di Di Maio supera nettamente il 40%. Sfiora il 40% in Abruzzo ed è al 35% nelle Marche. Salendo a Nord è il centrodestra a dominare con l'accoppiata Lega-Fi.
Fa eccezione l'Alto Adige, tradizionalmente in mano a Svp che ha sostenuto la candidata vincente del Pd Maria Elena Boschi, mentre in Trentino tutti i collegi uninominali sono andati al centrodestra. Sorprendono tuttavia i risultati del partito di Matteo Salvini al Sud ed al Centro: è al 10% in Sardegna, al 6% in Puglia e Basilicata, all'8,6% in Molise, al 13,8% in Abruzzo, al 17% nelle Marche, al 20% in Umbria, al 17% in Toscana.
Per il Pd è notte fonda. Riesce ad essere ancora primo partito solo in Toscana (29,6%), mentre perde di poco in Emilia Romagna (26,3% contro i 27,5 del M5S). C'è poi «l'anomalia» delle metropoli con la coalizione di centrosinistra che la spunta in alcuni collegi a Roma, Milano e Torino.
È cambiato il sistema elettorale, dal Porcellum maggioritario del 2013 all'attuale Rosatellum, misto, con conseguenti intoppi nelle operazioni di voto e negli scrutini. Ma pochi numeri bastano per capire la scossa data dalle urne: il Pd di Bersani aveva raccolto 5 anni fa 8,6 milioni di voti alla Camera (25,43%), secondo per un soffio dietro M5S (25,56%). I Dem domenica hanno perso quindi ben 2,6 milioni di voti scendendo al 18%. Inversa la traiettoria dei Cinquestelle, che hanno raccolto i consensi di 10,6 milioni di italiani (32,6%), due milioni in più rispetto al 2013. Molto più alto il balzo dell'altra grande vincitrice del 4 marzo, la Lega, che ha quadruplicato i voti: da 1,3 milioni (4%) a 5,6 milioni (17,4%). Il Carroccio è così diventato il terzo partito italiano, superando per la prima volta il tradizionale alleato Fi, rimasto fermo al 14% (4,5 milioni di voti contro i 7,3 milioni incassati dal Pdl nel 2013): una perdita di quasi tre milioni di consensi. A livello di coalizioni, esce così vincente quella di centrodestra (37%), con gli alleati Fdi e Noi con l'Italia insieme a Lega e Fi. Il centro sinistra si ferma al 22,8%, con i «cespugli» +Europa, Insieme, Civica Popolare e Svp aggregati al Pd.
L'analisi territoriale del voto, offre dunque un'Italia spaccata in due: M5S domina quasi incontrastato al Sud, il centrodestra al Nord. Più variegato il Centro. Alla Camera, solo i seggi di Gioia Tauro e Vibo Valentia, in Calabria e di Agropoli, in Campania, vanno al centrodestra impedendo l'en plein pentastellato in tutti i collegi uninominali del Meridione. Mentre al Senato solo Reggio Calabria (centrodestra) sfugge ai grillini. In Sicilia (28 a 0 nell'uninominale), Sardegna (9 a 0), Calabria, Basilicata, Puglia, Campania e Molise il partito di Di Maio supera nettamente il 40%. Sfiora il 40% in Abruzzo ed è al 35% nelle Marche. Salendo a Nord è il centrodestra a dominare con l'accoppiata Lega-Fi.
Fa eccezione l'Alto Adige, tradizionalmente in mano a Svp che ha sostenuto la candidata vincente del Pd Maria Elena Boschi, mentre in Trentino tutti i collegi uninominali sono andati al centrodestra. Sorprendono tuttavia i risultati del partito di Matteo Salvini al Sud ed al Centro: è al 10% in Sardegna, al 6% in Puglia e Basilicata, all'8,6% in Molise, al 13,8% in Abruzzo, al 17% nelle Marche, al 20% in Umbria, al 17% in Toscana.
Per il Pd è notte fonda. Riesce ad essere ancora primo partito solo in Toscana (29,6%), mentre perde di poco in Emilia Romagna (26,3% contro i 27,5 del M5S). C'è poi «l'anomalia» delle metropoli con la coalizione di centrosinistra che la spunta in alcuni collegi a Roma, Milano e Torino.