«Ematologia non chiude»
L’annuncio di D’Amario: «Eliminerò solo i doppioni».
PESCARA. «Senza programmazione a medio e lungo termine, sono le branche ultraspecialistiche della sanità a rimetterci ma Ematologia non chiuderà». È la promessa del direttore generale della Asl di Pescara Claudio D’Amario dopo l’affondo del primario Fioritoni. Il primario di Ematologia Giuseppe Fioritoni, durante l’inaugurazione della Casa Ail davanti all’assessore regionale alla Sanità Lanfranco Venturoni, ha denunciato che «dal 2007 siamo in una situazione di grande ambascia: ogni giorno stiamo per chiudere. Ci fanno tante promesse ma finora non abbiamo portato nulla a casa. Senza un volontariato così forte, in questi trenta anni di Ematologia avremmo dovuto incrociare le braccia».
Il giorno dopo le parole del primario, è il manager della Asl ad assicurare che «le branche ultraspecialistiche della sanità pescarese non rischiano». Secondo Claudio D’Amario per assicurare risorse ai reparti d’eccellenza è necessario «riorganizzare»: «Se non si interviene, il rischio è perdere anche le attività d’eccellenza ma la Asl ha in programma di adottare il piano industriale per riorganizzare i settori in base alle intensità di cura. Il percoso di riorganizzazione è stato avviato e, nei prossimi cinquanta giorni, si dovrà eliminare qualche ramo secco altrimenti tutto l’albero della sanità verrà danneggiato. Come intervenire? Eliminando i doppioni e accorpando i reparti sottoutilizzati: è inutile», spiega D’Amario, «avere dodici infermieri in un reparto che fa segnare due ricoveri a settimana».
Il progetto, quindi, resta fare dell’ospedale di Pescara «un centro ad alta intensità» mentre negli altri presidi «sviluppare la medicina preventiva e riabilitativa, branche», osserva D’Amario, «poco sviluppate e spesso appaltate alla sanità privata ma che invece oggi possono essere seguite anche dal settore pubblico». Nel suo intervento alla Casa Ail, Venturoni ha fatto notare che «a fronte dei tagli bisogna fare anche degli investimenti»: «Stiamo cercando di ridurre i doppioni negli ospedali piccoli», dice D’Amario, «anche se questo incontrerà resistenze politiche. Piuttosto che avere quindici reparti speculari di realtà già presenti sul territorio è meglio puntare su alcune specialità.
Il segreto è diversificare». Un altro problema è la mobilità extraregionale, i pazienti che vanno a curarsi in ospedali fuori dell’Abruzzo: «Si deve contenere e si può fare investendo in cose che non abbiamo». Sul rapporto con le associazioni di volontariato, D’Amario dice: «Sono importanti in un processo di integrazione con la sanità».
Il giorno dopo le parole del primario, è il manager della Asl ad assicurare che «le branche ultraspecialistiche della sanità pescarese non rischiano». Secondo Claudio D’Amario per assicurare risorse ai reparti d’eccellenza è necessario «riorganizzare»: «Se non si interviene, il rischio è perdere anche le attività d’eccellenza ma la Asl ha in programma di adottare il piano industriale per riorganizzare i settori in base alle intensità di cura. Il percoso di riorganizzazione è stato avviato e, nei prossimi cinquanta giorni, si dovrà eliminare qualche ramo secco altrimenti tutto l’albero della sanità verrà danneggiato. Come intervenire? Eliminando i doppioni e accorpando i reparti sottoutilizzati: è inutile», spiega D’Amario, «avere dodici infermieri in un reparto che fa segnare due ricoveri a settimana».
Il progetto, quindi, resta fare dell’ospedale di Pescara «un centro ad alta intensità» mentre negli altri presidi «sviluppare la medicina preventiva e riabilitativa, branche», osserva D’Amario, «poco sviluppate e spesso appaltate alla sanità privata ma che invece oggi possono essere seguite anche dal settore pubblico». Nel suo intervento alla Casa Ail, Venturoni ha fatto notare che «a fronte dei tagli bisogna fare anche degli investimenti»: «Stiamo cercando di ridurre i doppioni negli ospedali piccoli», dice D’Amario, «anche se questo incontrerà resistenze politiche. Piuttosto che avere quindici reparti speculari di realtà già presenti sul territorio è meglio puntare su alcune specialità.
Il segreto è diversificare». Un altro problema è la mobilità extraregionale, i pazienti che vanno a curarsi in ospedali fuori dell’Abruzzo: «Si deve contenere e si può fare investendo in cose che non abbiamo». Sul rapporto con le associazioni di volontariato, D’Amario dice: «Sono importanti in un processo di integrazione con la sanità».