Emergenza dietro le sbarre, cellulari nelle carceri: 14 indagati. C’è anche l’assassino di Willy

Almeno 14 detenuti, nel carcere di Pescara, hanno usato i telefonini per comunicare con l’esterno. A svelarlo è un’inchiesta condotta dal pubblico ministero Andrea Papalia.
PESCARA. Dall’assassino di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo massacrato in strada e diventato un simbolo contro il bullismo, al ladro d’auto. Dallo spacciatore di cocaina al giovane che cercò di strangolare l’ex fidanzata. Almeno 14 detenuti, nel carcere di Pescara, hanno usato i telefonini per comunicare con l’esterno. A svelarlo è un’inchiesta condotta dal pubblico ministero Andrea Papalia, che ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto prodromico alla richiesta di processo: il reato contestato è «accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione», punito con la reclusione da uno a quattro anni.
LO SCENARIO
L’ultima inchiesta della procura della Repubblica di Pescara, che si riferisce a fatti avvenuti tra il 1° gennaio e il 28 marzo 2023, conferma un’allarmante verità: nelle celle di San Donato circolano cellulari. Significa che i reclusi, spesso appartenenti a contesti criminali di livello rilevante, conservano contatti con il «mondo di fuori» e riescono a impartire i propri ordini anche da dietro le sbarre. Uno scenario che sfocia in tensioni, consente di introdurre nel penitenziario anche droga e degenera fino a portare a rivolte come quella di un mese fa, quando un ventiquattrenne egiziano si è suicidato e, a distanza di poche ore, è scoppiata la sommossa con le fiamme appiccate a materassi e coperte, le scene di devastazione, gli agenti intossicati e i tentativi di evasione.
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