PESCARA
Evasione da 7 milioni e maxi sequestro nel settore delle carni
Scoperta frode fiscale dalla Finanza, indagati 4 amministratori di una società di Loreto Aprutino, prestanome e commercialista: fattore false e contabilità fittizia per rivendere le bistecche a buon mercato
PESCARA. Scoperta frode fiscale per complessivi 7 milioni di euro nel settore agroalimentare. Sequestrati 3 milioni di euro (conti correnti, titoli e polizze assicurative) dalla guardia di finanza a 6 indagati: 4 amministratori di una società di Loreto Aprutino, un prestanome e un commercialista (i nomi non sono stati al momento resi noti).
Fatture false e contabilità farlocca in modo da commeciarcializzare “bistecche” a buon mercato. L'operazione è stata condotta delle fiamme gialle nello specifico settore della macellazione e del commercio delle carni, su disposizione della Procura e del giudice delle indagini preliminari. Non a caso è stata battezzata "Mi steak" (bistecca).
L'ACCUSA. Il decreto di sequestro preventivo è stato finalizzato alla confisca per equivalente del “maltolto”. Secondo l'accusa, era stato messo in moto un articolato meccanismo che ha permesso per anni alla società di risparmiare sul pagamento delle imposte e di commercializzare prodotti della macellazione a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato, alterando così le ordinarie regole della concorrenza a discapito degli operatori onesti.
IL SISTEMA. "Inizialmente", spiega in una nota la Finanza, "il metodo adottato era il più classico dei sistemi evasivi: utilizzo di fatture false create ad hoc da una “bad company”, riconducibile alla stessa compagine, una vera e propria cartiera che fatturava fittiziamente alla società operativa del gruppo la vendita di migliaia di capi di bestiame e automezzi di trasporto commerciali, in realtà del tutto inesistenti. Nel tempo, le tecniche fraudolente si sono via via affinate ed evolute grazie alla “consulenza” del commercialista compiacente, colluso con il sodalizio criminale, che ha ideato un impianto contabile alterato, incentrato su un doppio livello di artifici. In una prima fase, nel sistema contabile venivano registrati fittiziamente acquisti maggiori di quelli reali per generare un falso credito IVA da adoperare poi per abbattere l’imposta da versare; successivamente, per meglio dissimulare tale frode veniva posto in essere un ulteriore artifizio consistente nel contabilizzare falsi finanziamenti soci per importi corrispondenti all’indebito credito IVA, in modo da far quadrare, ma solo formalmente, il bilancio d’esercizio".
Gli indagati pare che avessero avuto già a che fare con reati tributari. "Un evidente esempio in provincia di Pescara", commenta l'esito dell'operazione il comandante provinciale della guardia di finanza, colonnello Antonio Caputo, "dell’efficacia dell’azione a tutela delle entrate erariali e del corretto funzionamento del mercato, assicurata dalla polizia economico-finanziaria, fino al recupero effettivo dei patrimoni illecitamente accumulati, restituiti alla collettività".