Ex Cofa, i bambini tra rifiuti e disperati / Le foto
Viaggio nel degrado dell’ex mercato occupato da una settantina di persone Ecco gli alloggi con letti, giochi e grembiulini. Murati gli ingressi dopo il rogo
PESCARA. Fanno sorridere i giocattoli dei bambini, anche se stanno in disordine. Non è così all’ex Cofa: i pupazzi, le bambole, i tricicli stanno in mezzo ai cumuli di immondizia. È qui che giocano i bambini, ostaggio della miseria dei genitori disperati, accanto a gruppi di sbandati che vivono da fantasmi nascosti nei ruderi dell’ex mercato ortofrutticolo. Benvenuti all’ex Cofa, dentro la vergogna di Pescara: un monumento al degrado che si staglia al centro della città, tra il Ponte del mare diventato simbolo di una Pescara moderna e il porto turistico, albergo degli yacht con 950 posti barca.
Mostro sul mare. Un mostro di 23 mila quadrati, di proprietà della Regione Abruzzo che da almeno 3 anni è un’emergenza. Una polveriera sempre sul punto di esplodere: gli ultimi fatti di cronaca lo ricordano ed ecco due incendi in meno di due mesi, con i capannoni occupati da un esercito di senzatetto, forse una settantina. Una stima non azzardata visto che, durante il blitz delle forze dell’ordine del 27 giugno scorso per sgomberare i capannoni, le denunce per occupazione abusiva sono state 46, senza contare 5 minorenni trovati accampati nell’immondizia. Ma i bambini, qui, sono tanti e tanti di più.
Ingressi murati. Dopo l’incendio di sabato scorso – un’altra tragedia scampata – ieri gli operai chiamati dalla Regione sono arrivati per distruggere i tramezzi e i soppalchi e murare gli ingressi della vecchia palazzina degli uffici: proprio qui, i fantasmi dell’ex Cofa hanno messo su le loro case abusive con letti, sedie, tavoli, fornelli da campeggio e poster appesi alle pareti. Appartamenti nel degrado di un’area – e questo è il grande paradosso che si trascina da anni – che tutti sono d’accordo nel definire l’ultima in grado di dare una svolta alla città.
Viaggio nel degrado. Il nostro viaggio all’ex Cofa comincia da quei capannoni che i pescaresi si sono abituati a vedere passeggiando sul Ponte del mare. Dentro, le immagini sono quelle di un alveare residenziale e di una discarica: case abusive con alloggi ricavati uno accanto all’altro e quintali di rifiuti, due realtà che non possono stare insieme. Ma quello che colpisce è la presenza dei bambini: lo raccontano i passeggini, le scatole dei pannolini, i giocattoli. In un angolo lontano dai cumuli di spazzatura soltanto un metro c’è un comodino improvvisato con sopra orsacchiotti, macchinucce – ce n’è anche una della polizia–, moto e camion e animaletti di gomma. E poi, come nelle case normali quando si aspetta un giorno importante, ecco un vestitino azzurro, forse un grembiule, con la stampa di un cagnolino giallo e sorridente che sta appeso al muro con la sua gruccia, protetto da un involucro di plastica. È l’abito di un giorno da ricordare, forse il primo giorno di scuola: c’è ancora l’etichetta attaccata. Accanto, un ramo di fiori rosa, un mobile di vimini, un sottopentola di ceramica decorato e una treccia di agli per cucinare.
Zona incendiata. Camminando nell’ex Cofa, poi, si arriva al punto in cui sabato scorso è scoppiato l’incendio: tre letti e una bicicletta sono carbonizzati. Da qui le fiamme, innescate forse da un fornello da campeggio, sono arrivate fino al primo piano. Al di là del nastro bianco e rosso dei vigili del fuoco che disegna il perimetro del sequestro dell’area si vedono sedie, tavoli e rifiuti bruciati. Ad appena pochi metri, ecco un’altra stanza che si è salvata dal rogo: un uomo, straniero, è allungato sul letto mentre una donna, sempre straniera, se ne sta su una sedia. Mentre gli operai lavorano per murare la palazzina distante soltanto una trentina di metri, loro parlano senza farci neanche caso. Il tavolo, con sopra vino, un tagliere e barattoli di pomodori, è fatto con due cassette di legno e, poi, ci sono uno specchio appoggiato al muro e tre carrelli di plastica come quelli che si trovano in tante cucine con scatole di pasta, bottiglie d’acqua e pentole. C’è anche una bici rossa parcheggiata, con i cestini davanti e dietro.
Anni di abbandono. Le immagini che vedete in queste due pagine non sono certo una novità per i pescaresi: l’ex Cofa è un covo e rifugio di disperati da anni e anni. Sicuramente, almeno tre anni, quando riscoppiò il caso per una notte di paura e violenza con una ragazza che, con le sue grida, attirò i dipendenti e gli operatori della sicurezza del porto turistico che la trovarono su un materasso putrido, senza jeans, con due uomini. In quello stesso periodo, i capannoni finirono nel mirino dei ladri che si portarono via anche i cavi della centrale elettrica. Anni di incuria e abbandono passati sotto il segno del quasi niente: l’eternit, che per anni è stato una minaccia per i residenti di Borgo Marino Sud, è stato tolto ma quel fazzoletto di terra continua a sembrare figlio di un’altra città.
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