Furti d’auto, banda scovata Anche un pm tra le vittime
In cella 56enne : in casa aveva un revolver e il kit per rubare Citroen e Peugeot
PESCARA. Antonino Galletta, 56 anni, a febbraio del 2014 si era fatto beccare in macchina con una centralina elettrica di un’auto che non era la sua. Siciliano residente da anni nel Pescarese, a Cappelle, Galletta era già noto ai poliziotti della Volante che a quel punto, insospettiti, hanno girato la cosa ai colleghi della squadra Mobile. E dopo un anno da quella segnalazione gli investigatori della sezione Reati contro il patrimonio diretti da Mauro Sablone e coordinati dal capo della Mobile Pierfrancesco Muriana hanno presentato il conto a Galletta, ritenuto punto di riferimento di una banda specializzata proprio in furti d’auto che aveva come canale di smercio la provincia di Foggia. Macchine rubate nel Pescarese, «a decine almeno in quest’ultimo anno», dice il capo della Mobile, «con particolare predilezione per Citroen e Peugeot di media cilindrata».
Anche il pm derubato. A distanza di un anno infatti, gli investigatori che in tutti questi mesi non hanno mai spesso di pedinare, osservare e ascoltare Galletta al telefono, hanno ricostruito un presunto traffico di auto rubate per il quale il pm Paolo Pompa (lui stesso vittima di un furto d’auto) al momento ha ipotizzato il reato di associazione per delinquere finalizzato al traffico di autovetture nei confronti di Galletta e di altre due persone, un pescarese e un foggiano di cui, per motivi di indagine, non sono state date le generalità.
La pistola. Ma nel frattempo, due giorni fa, Galletta è finito in carcere, arrestato in flagranza di reato per detenzione illegale di armi. A scanso di equivoci, infatti, venerdì gli investigatori sono andati a perquisire la casa di Galletta, un’abitazione isolata in una contrada di Cappelle dove, tra i tanti strumenti e materiale sequestrati, hanno trovato anche una pistola Smith & Wesson calibro 38 special e una scatola con 43 cartucce che a Galletta è costata l’arresto. «Segno tangibile», commenta il capo della Mobile, «del ruolo di primo piano che Galletta avrebbe nell’organizzazione». E proprio partendo da qui che gli investigatori sono al lavoro per ricostruire nel dettaglio il traffico di auto che, a giudicare dal materiale ritrovato a casa di Galletta due giorni fa, adesso è molto più che un’ipotesi .
Il kit del furto. Nell’abitazione di Cappelle, infatti, i poliziotti hanno sequestrato una ventina di centraline per l’avviamento delle auto, una decina di centraline per Airbag, un contachilometri e un’autoradio (sui cui stanno lavorando per tentare di risalire ai proprietari derubati), uno scanner, un disturbatore di frequenze (“jammer”), alcune targhe di auto, un’altra decina di chiavi, e una sorta di martelletto. Il kit perfetto, secondo l’accusa, per andare a fare razzìa di macchine, come si è verificato negli ultimi tempi a Pescara con particolare attenzione alla zona del centro e nei periodi di maggior affollamento (tipo concerti in piazza) per poi “cannibalizzarle”, smontandole pezzo pezzo, o spedendole direttamente nel Foggiano, canale di smercio del presunto traffico.
La tecnica dei ladri. La tecnica ricostruita dagli investigatori era affinatissima e non lasciava nulla al caso. A cominciare dallo scanner che la presunta banda si portava dietro durante i furti per intercettare eventuali segnalazioni al 113 da parte dei cittadini e il conseguente arrivo di qualche volante. Non solo. Il gruppetto si portava dietro anche un “jammer”, un sofisticato disturbatore di frequenze per neutralizzare apparati di intercettazione a bordo delle loro auto, ma anche per bloccare, all’interno delle auto prese di mira, gli allarmi collegati con il telefono delle sale operative e degli istituti di vigilanza e, ancora per inibire i sistemi di Gps che rendevano rintracciabili le vetture rubate. Fin qui le precauzioni.
La tecnica per il furto vera e propria si basava su un meccanismo molto semplice: dopo aver aperto la macchina spesso usando il martelletto per sfondare il finestrino, i ladri entravano nella vettura e sostituivano, velocissimi, la centralina elettrica con una centralina madre decodificata che gli consentiva di mettere immediatamente in moto e sparire con l’auto che a quel punto, o veniva parcheggiata in qualche luogo sicuro per poi fare un’unica “infornata” verso sud, o partiva direttamente verso Foggia.
«Al momento», sottolinea Muriana, «ci sono elementi per indagare tre persone, Galletta compreso, ma stiamo verificando collegamenti con altri personaggi della provincia di Foggia».
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