Gli ecologisti: stop alla centrale sul fiume Pescara

Protesta alla vigilia della decisione sulla valutazione di impatto ambientale. Si temono esondazioni

CEPAGATTI. «Chiediamo ai sindaci dei Comuni di Spoltore, San Giovanni Teatino e Cepagatti di mobilitarsi per dire definitivamente no alla centrale ex Sidital sul fiume Pescara». Le associazioni Italia Nostra, Marevivo, Mila-Donnambiente, Eva ecoistituto, Colori del Territorio, Circolo valorizzazione Terrepubbliche e Baobab lanciano un appello alle istituzioni locali per proseguire la battaglia contro il completamento della centrale idroelettrica ex Sidital, oggi della società Energia Verde. Gli ambientalisti tornano a far sentire la loro voce alla vigilia della riunione, in programma domani a L’Aquila, della commissione regionale per la valutazione d’impatto ambientale (Via) che dovrà pronunciarsi sulla variante al progetto. Il passaggio in commissione si è reso necessario dopo la presa di posizione, due mesi fa, dei tre Comuni interessati dall’intervento, che in conferenza dei servizi di fronte al progetto in sanatoria presentato da Energia Verde hanno formalmente richiesto l’attivazione della procedura Via per difformità della centrale rispetto al progetto approvato dalle precedenti amministrazioni comunali nel 2008. I Tre Comuni temono che le modifiche possano causare l’esondazione del Pescara. Proprio per le modifiche apportate in corso d’opera alle strutture realizzate nel fiume, nel tratto che scorre tra Santa Teresa di Spoltore e Cepagatti, la magistratura un anno e mezzo fa ha bloccato il cantiere. Se la società Energia Verde non otterrà la sanatoria, i lavori non potranno ripartire. «La nostra battaglia è finalizzata a far smantellare la centrale e al ripristino delle condizioni ambientali preesistenti nel fiume e sull’argine», affermano Edvige Ricci e Paola Barbuscia del fronte di associazioni anti-Sidital. «Qui è stata fatta una vera e propria diga a pochi chilometri da Pescara. Secondo noi ha anche contribuito all’intasamento del fiume nel porto canale. Il Comune di Pescara non può far finta di niente, dovrebbe essere in prima linea in questa battaglia. Se la centrale dovesse entrare in funzione, quando a monte della diga si verificherà un intasamento, cosa faranno? Apriranno le paratie all’improvviso, con gravi conseguenze per la fascia fluviale da Santa Teresa fino a Pescara».

Si tratta infatti di un tratto di fiume fortemente urbanizzato, già devastato nel 1991 da un’alluvione, con l’acqua che arrivò ai balconi delle abitazioni provocando notevoli danni. “La zona di espansione naturale del fiume non esiste più – proseguono gli ecologisti - per queste centrali hanno tagliato alberi, cementificato, distrutto il fiume e il suo habitat.. Questa cosa non s’ha da fare».

Gabriella Di Lorito

©RIPRODUZIONE RISERVATA