Gli spumanti d'Italia in vetrina a Torre de' Passeri, tra tradizione e futuro

L’apertura, in mattinata, è stata affidata a una masterclass con Martin Rance, delegato Fisar Firenze. Pranzo curato dallo chef Tany Moscone e, nel pomeriggio, visita alla cantina di Fausto Zazzara
TORRE DE’ PASSERI. Riscontri positivi, nella giornata di domenica 16 marzo, per l’evento “Spumanti d'Italia – un viaggio tra bollicine e tradizione”, che si è tenuto a Pietra Pizzuta Experience. L’apertura, in mattinata, è stata affidata a una masterclass con Martin Rance, delegato Fisar Firenze, che ha ripercorso la storia degli spumanti in un affascinante viaggio tra tradizione e futuro. Rance ha spiegato che diverse regioni, sia in Italia sia in Francia, rivendicano l'origine di questo prodotto, anche se il primo spumante documentato come tale risale al 1531 in Francia.
Per quanto riguarda la nascita delle bollicine, importante è stato l'apporto delle scoperte di Pasteur sui lieviti. Non a caso Rance si è soffermato anche sul fenomeno dell’autolisi come passaggio fondamentale per la realizzazione dello spumante: si tratta, infatti, dell’autodistruzione dei lieviti, da cui scaturisce la liberazione di molecole che interagiscono con quelle del vino.
In Italia si è iniziato a studiare il fenomeno della rifermentazione verso il 1700. E non va dimenticato l’operato di Carlo Gancia e Giulio Ferrari, che nel tempo hanno contribuito a far crescere questo prodotto in termini di qualità. Di fronte a un pubblico attento e interessato, Rance ha poi parlato del metodo classico, dell'affinamento sui lieviti e del dosaggio degli spumanti che, in base al residuo zuccherino, determina la differente classificazione e, pertanto, la diversa tipologia (Brut, Dolce, Extra dry, Demi-sec etc.).
Successivamente è toccato a sei differenti assaggi. Si è partiti con il “Luna di notte” extra dry di Cantina Cellaro: un brillante metodo Charmat dal naso avvolgente e che fa riferimento a un vitigno di tutto rispetto come il Nerello Mascalese. Il secondo spumante in degustazione è stato il “Brut contadino” di Ciro Picariello, un brut millesimato del 2022 che mantiene senza dubbio una sua veracità ma suona comunque gustoso in bocca. Si è poi passati al Pilatum di Ciccone Pas Dosè del 2018 (sboccatura 2024), sempre interessante grazie al suo 100% Montonico con una nota finale di mandorla amara.
Il quarto spumante ha invece portato i presenti in Trentino: “Le General Blanc” è un Trento doc Riserva 2016 che, forte del suo 100% Chardonnay, sprigiona profumi forti e suadenti. Per il quinto spumante un ritorno in Abruzzo con Fausto Zazzara e il suo Brut Rosé metodo classico 24 mesi (sboccatura 2024): naso profumato, con sentori di fragolina e freschezza della frutta. Zazzara, che nel pomeriggio ha ricevuto i partecipanti nella sua cantina di Tocco da Casauria, fa tre tipi di spumante e ha una filosofia ben precisa, essendo specializzato esclusivamente in questa linea di prodotto. La chiusura della masterclass è stata affidata al Brut Rosé di D'Arapri: un bell’incontro tra Montepulciano e Pinot nero per una cantina pugliese destinata a far parlare di sé.
Non è infine mancato un pranzo gourmet curato dallo chef Tany Moscone con il suo staff: oltre ai sei spumanti della masterclass, è stato offerto un Malbec “Le Prunaie” ad accompagnare un suggestivo menu composto da un’entrée di benvenuto, risotto con fragole e croccante di pomodoro, stracotto di scottona al primitivo su sedano rapa e chips di barbabietola, e per dessert un cuore caldo con crema all’Aurum e ristretto al Montepulciano. Il delegato Fisar Pescara Alessandro Scena, prima di congedare tutti, ha consegnato gli attestati di primo livello per gli aspiranti sommelier.
@RIPRODUZIONE RISERVATA