CORONAVIRUS
I ristoratori di Pescara: ingressi separati e tavoli all’esterno per ripartire
I locali pronti a riaprire, ma chiedono certezze su date e regole anche per tutelare i dipendenti
PESCARA. La ristorazione è sinonimo di convivialità. Ed è ormai chiaro che la prima arma di contrasto dell’infimo coronavirus è il distanziamento sociale. L’equazione che ne viene fuori non fa ben sperare per il mondo della gastronomia. Ne sono consapevoli i ristoratori, categoria tra le più danneggiate dall’emergenza sanitaria. Non è un caso che, nella fase due, con la riapertura graduale delle attività commerciali e produttive, il settore ristorativo sarà tra gli ultimi.
«Le voci che circolano danno come possibile data per ripartire il 18 maggio», afferma Daniele Capperi, titolare insieme alla sorella Federica di Fattoria Toccaferro. I quattro locali tra Pescara e Chieti sono fermi ormai da un mese, ma il format si prepara alla ripartenza. «Senza disposizioni precise, appare difficile riorganizzarsi», spiega, «ma non molliamo e faremo di tutto per accogliere i clienti come abbiamo sempre fatto. Il primo passo è lavorare sulla prevenzione. Stiamo provvedendo all’approvvigionamento di tutti i dispositivi di sicurezza necessari: mascherine, guanti e dispenser di prodotti igienizzanti. In parallelo ci stiamo attrezzando per sanificazione e trattamenti all’ozono, e ci stiamo occupando delle manutenzioni dei macchinari. Quello che ci preoccupa è l’assenza di comunicazioni precise, che impedisce investimenti che rischierebbero di essere inutili».
I COPERTI Il primo provvedimento per Fattoria Toccaferro, come per altri ristoranti, sarà la riduzione dei coperti. È quello a cui sta pensando Cristian Summa, titolare di Bottega del 40 in via delle Caserme e di Cantina e Cucina in centro, per un totale di quasi 100 coperti. «Non vediamo l’ora di ripartire, affinché la gente possa staccare dalla tensione delle ultime settimane», sottolinea, «Stiamo programmando le sanificazioni due volte al giorno. Collocheremo dispenser per igienizzanti all’ingresso qualora dovessero richiedercelo, provvederemo alla misurazione della temperatura dei dipendenti ed elimineremo i tovaglioli di stoffa, avvalendoci di quelli usa e getta».
L’aspetto vantaggioso per Summa, che è anche membro del direttivo di Confcommercio, deriva dall’arrivo del caldo. «La stagione estiva ci permetterà di sfruttare al massimo gli spazi aperti, ma la vera partita si giocherà sul rapporto di fiducia già costruito nel tempo con i clienti. Sono certo che verranno premiate le attività che hanno già una credibilità alle spalle».
DELIVERY L’altro terreno di sfida è dato dal delivery, la consegna a domicilio, che in molti hanno attivato o potenziato proprio in piena emergenza sanitaria. «Già consegnavo a domicilio», confessa Silvio D’Amico di Botanico Pizza, Fish e Mixology, nel centro di Pescara, «servizio che spesso mettevo in stand by per dedicarmi ai clienti nel locale». L’opzione è stata potenziata in queste settimane. «Contiamo su 55 coperti al chiuso, che in estate si raddoppiano con il giardino interno e i due turni». Proprio la turnazione dei clienti nella serata, secondo il ristoratore, può essere un metodo per ripartire, pur con le limitazioni del distanziamento sociale. «Sto valutando una riorganizzazione degli spazi anche per separare entrata e uscita. Inoltre ho in mente di chiedere una concessione per aumentare i coperti lato strada. Siamo tra le categorie più colpite, e sarà necessario ridiscutere tutto a cominciare ad esempio dagli affitti. Gli incassi sono diminuiti e continueranno a essere contenuti a fronte di spese e costi invariati».
SPESE INVARIATE. Viaggia su numeri di coperti elevati Carlo Di Renzo, titolare insieme al figlio Samuel del ristorante di pesce Da Carletto, a Montesilvano, recentemente rinnovato. «Ho fatto un importante investimento per un locale che oggi conta 120 coperti. Dovrò più che dimezzare questa disponibilità. Ma se gli incassi si riducono, non cambiano invece le spese da affrontare. Speriamo di poter riaprire presto», afferma il gestore che continua a garantire consegne a domicilio, «ma se le misure dovessero essere troppo restrittive, per molti non sarà facile. Il ristorante è convivialità, chiacchiera, e non è nemmeno pensabile di adottare soluzioni come separatori o pannelli divisori che intaccherebbero la natura stessa dell'attività».
SPAZI AMPI. Punta sugli ampi spazi a disposizione Giancarlo Lanaro del ristorante La Zattera, sul lungomare sud di Pescara. «Abbiamo rinnovato a luglio», ricorda, «e, oltre a 70 coperti, abbiamo 120 metri quadri tra cucina, spogliatoi e ambienti per i dipendenti. Questo ci permetterà di lavorare garantendo le distanze tra clienti, ma anche tra operatori. In attesa delle disposizioni, stiamo valutando di avviare il servizio di asporto». Avere grandi spazi a disposizione sembra tranquillizzare molti ristoratori. È il caso di Stefano Di Deo, titolare del ristorante di pesce Da Stefano a Francavilla al Mare, che ha puntato sulle consegne a domicilio in attesa «che si faccia chiarezza nella confusione generale che c’è oggi. Abbiamo fatto investimenti per coibentare i mezzi e acquistare contenitori termici per garantire un trasporto sicuro e di qualità», commenta.
Consegna a domicilio e asporto sembrano rappresentare l’uscita dal tunnel per il ristorante Alla Brace, a Montesilvano, di Fabio D'Anastasio, 45 coperti e 4 dipendenti. «Vogliamo vedere cosa ci riserverà la normativa, nel frattempo stiamo acquistando le colonnine dei gel disinfettanti per il locale, ma crediamo che risolveremo per lo più avviando il servizio di asporto».
STRESS PSICOLOGICO. Punta sull’ampiezza dei locali Ginaldo Scatasta, titolare del Teatro delle Carni a Porta Nuova e Alle Botti a Montesilvano lungo la Vestina, locali da almeno 200 coperti ciascuno. «Mi preoccupa l’aspetto psicologico connesso a questa emergenza. Le persone hanno paura e, anche quando si riaprirà, credo che ci sarà poca clientela». Nel frattempo entrambi i ristoranti garantiscono consegne a domicilio, concentrandole sul ristorante di Pescara. Si dice comunque fiducioso e ottimista Bruno Micomonico, dello storico ristorante Marechiaro Da Bruno che raggiungere i 350 coperti. «Ridurremo i tavoli e sfrutteremo tutti gli ingressi per dividere entrate e uscite. Vogliamo ripartire presto anche per tutelare i 18 dipendenti, ma preoccupa la disponibilità economica che potranno avere le persone dopo l’emergenza sanitaria. È necessario un piano di aiuti», conclude, «che permetta di fronteggiare i danni economici che questa situazione ha generato».
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