TRAGEDIA AUTOSTRADA
Il fratello di Marina: la vita di Fausto segnata dalla malattia e dalla morte della madre
"Credo che questo suo vissuto lui lo abbia ben mascherato. Non è che negli ultimi mesi le sue abitudini fossero cambiate"
PESCARA. Potrebbero esserci funerali separati per Marina Angrilli, sua figlia Ludovica, uccisa dal padre, Fausto Filippone, poi suicidatosi domenica gettandosi dal viadotto Alento della A14. "Siamo ancora in attesa che l'autorità giudiziaria ci dia il via libera. Personalmente credo che bisognerà farli separati: però è ancora presto per pensarci, è una decisione su cui bisognerà ragionare" dice Francesco Angrilli, ematologo all' ospedale di Pescara, fratello di Marina. Le due famiglie dovranno decidere sull'addio a una famiglia sterminata da un padre e un marito che poi si è tolto la vita. "Credo che la vita di mio cognato sia stata profondamente segnata dalla malattia e poi dalla morte della madre" spiega Francesco Angrilli. "Era tempo che la mamma di Fausto era ammalata di Alzheimer, e questa malattia si è fatta chiaramente sempre più progressiva: la morte è stato il punto terminale di un percorso di aggravamento della malattia. Dietro a questi quindici mesi ci vedo la sofferenza e anche l'impotenza perché lui era profondamente legato alla madre: non credo che un suo eventuale disagio dipendesse da una problematica relativa alla vita matrimoniale. Se poi mio cognato avesse dei problemi nessuno di noi ha mai avuto dei segnali importanti: lo vedevamo triste e un po' chiuso in se stesso per questo dispiacere della madre, però che nella loro vita familiare ci fossero screzi, liti e dissapori di rilievo non esiste proprio. Viviamo nella stessa palazzina, l'avremmo saputo», aggiunge. «Credo che questo suo vissuto lui lo abbia ben mascherato. Non è che negli ultimi mesi le sue abitudini di vita fossero cambiate: vita familiare, frequentazione comune con gli amici e poi il loro lavoro. Tutte le volte possibili andavano in vacanza insieme, quindi un nucleo familiare unito e legato" continua. Fausto era una persona tranquilla, uno poteva essere in accordo o in disaccordo con il suo modo di pensare, ma a doverlo descrivere prima di quello che è successo domenica, io non me la sento di descriverlo come una persona violenta o a rischio di azioni violente. Se Fausto aveva un malessere interno non traspariva in alcun modo: sicuramente lui è vittima di se stesso, il nostro dolore però è che ha coinvolto in questa vicenda due persone assolutamente innocenti. Marina" ha rimarcato "è stata sempre vicina a Fausto e si faceva tutto insieme. Questa era una famiglia che si muoveva in base alla figlia, che era forse l'espressione dei desideri inespressi che tanti anni fa non erano realizzabili: tutte le attività che Ludovica faceva portano a ripensare alla infanzia di Marina che soffriva d'asma e quindi non poteva fare attività fisiche, quindi forse Marina in Ludovica vedeva il mezzo per recuperare delle cose che lei non aveva potuto vivere».