ABRUZZO
Il pediatra: date la vitamina D ai bambini
Il primario Verrotti: «Nella quarantena è consigliata per prevenire lo sviluppo di patologie»
L'AQUILA. Sì ad una passeggiata sotto casa, ma con le dovute cautele. Seguire una sana alimentazione, privilegiando frutta e verdura, e prestare attenzione alla salute: anche piccoli sintomi, come colpi di tosse, una congiuntivite o qualche linea di febbre, non vanno trascurati. Attenzioni di base che vanno riservate ai bambini, in questo periodo di emergenza da Covid-19. A parlarne è il professor Alberto Verrotti, direttore dell'Unità operativa della clinica pediatrica e del pronto soccorso pediatrico dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila.
In questa fase di isolamento domestico, può essere utile per i bambini una breve passeggiata sotto casa?
«È auspicabile, in quanto aiuta lo sviluppo del bambino e contribuisce a favorire un minimo di pseudo-normalità. È un'idea condivisibile, ma che non deve andare a scontrarsi con le norme da seguire per evitare il contagio. I bambini, per loro natura, sono curiosi e socievoli, non hanno il senso del pericolo, tendono a portarsi le mani alla bocca, a raccogliere gli oggetti per terra. I genitori devono usare la massima attenzione, in questa fase così delicata».
L'esposizione al sole, seppur limitata, è essenziale anche per lo sviluppo della vitamina D?
«D'inverno l'esposizione ai raggi solari è modesta. Da studi epidemiologici si è riscontrato che, in linea generale, i bambini italiani hanno una tendenza alla carenza di vitamina D nel periodo invernale. Non potendo uscire frequentemente, anche in questo periodo di emergenza coronavirus, è consigliabile la somministrazione quotidiana di vitamina D in gocce, per tutto il periodo della quarantena, per prevenire l'eventuale sviluppo di alcune patologie».
Quali conseguenze può portare la carenza di vitamina D?
«Problemi all'apparato osseo, che si impoverisce di calcio, in quanto la vitamina D ha la funzione di fissare il calcio nelle ossa. Una predisposizione, nei bambini, a sviluppare infezioni ricorrenti, soprattutto respiratorie, e attacchi d'asma».
Stando in casa ci si muove meno. Che tipo di alimentazione devono seguire i più piccoli?
«In questo frangente la vita dei bambini, come quella degli adulti, è piuttosto sedentaria. Oltre a favorire il movimento, anche in casa, bisogna fare attenzione a non introdurre troppe calorie, che possono portare al rischio di obesità. Va limitato, pertanto, il consumo di carboidrati, pasta, pane, dolci e merendine, che contengono sostanze zuccherine, e dei grassi, come patatine e bevande gassate. Da consigliare, invece, frutta e verdura. Ai bambini ne vanno date almeno due porzioni al giorno».
In casi di problemi di salute dei figli, i genitori devono rivolgersi ai pediatri o portarli in pronto soccorso?
«I bambini sono una categoria molto particolare, più fragile. Non vanno trascurati neppure sintomi all'apparenza banali: qualche colpo di tosse, un'improvvisa congiuntivite o delle linee di febbre. L'ospedale San Salvatore è dotato di un pronto soccorso pediatrico con un percorso dedicato. È sempre bene, in caso di dubbi o sintomi che possono far scattare il campanello d'allarme, far visitare il bambino da un medico. Ogni malattia, se presa in fase iniziale, ha una gestione e un decorso migliore».
E il contatto con i pediatri? «È fondamentale. In molte città non è operativo il pronto soccorso pediatrico, che rappresenta uno strumento utile per un'analisi immediata della situazione. Ma i genitori possono rivolgersi ai pediatri e condividere con loro i passi successivi da fare».
È vero che i bambini si ammalano meno di Covod-19? «C'è una casistica enormemente inferiore di contagio, rispetto ali adulti. Il coronavirus si manifesta raramente nei bambini. Le motivazioni della minore insorgenza della patologia nei primi anni di vita sembrerebbero essere legate alle peculiarità del sistema immunitario dei bambini, che reagisce in maniera diversa rispetto agli adulti. Questa diversità fa sì che il virus attacchi di meno il loro organismo. Questo non vuol dire che bisogna abbassare la guardia: i bimbi, infatti, possono essere portatori sani del coronavirus e contagiare gli altri membri della famiglia».
E in questo è fondamentale il ruolo del pediatra?
«Il lavoro di noi medici è anche quello di sapere verificare e valutare l'insorgenza dei sintomi e i possibili collegamenti con alcune patologie. I risultati migliori, nel campo della medicina, si ottengono con una diagnosi precoce e questo vale, tanto di più, per il Covid-19».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
In questa fase di isolamento domestico, può essere utile per i bambini una breve passeggiata sotto casa?
«È auspicabile, in quanto aiuta lo sviluppo del bambino e contribuisce a favorire un minimo di pseudo-normalità. È un'idea condivisibile, ma che non deve andare a scontrarsi con le norme da seguire per evitare il contagio. I bambini, per loro natura, sono curiosi e socievoli, non hanno il senso del pericolo, tendono a portarsi le mani alla bocca, a raccogliere gli oggetti per terra. I genitori devono usare la massima attenzione, in questa fase così delicata».
L'esposizione al sole, seppur limitata, è essenziale anche per lo sviluppo della vitamina D?
«D'inverno l'esposizione ai raggi solari è modesta. Da studi epidemiologici si è riscontrato che, in linea generale, i bambini italiani hanno una tendenza alla carenza di vitamina D nel periodo invernale. Non potendo uscire frequentemente, anche in questo periodo di emergenza coronavirus, è consigliabile la somministrazione quotidiana di vitamina D in gocce, per tutto il periodo della quarantena, per prevenire l'eventuale sviluppo di alcune patologie».
Quali conseguenze può portare la carenza di vitamina D?
«Problemi all'apparato osseo, che si impoverisce di calcio, in quanto la vitamina D ha la funzione di fissare il calcio nelle ossa. Una predisposizione, nei bambini, a sviluppare infezioni ricorrenti, soprattutto respiratorie, e attacchi d'asma».
Stando in casa ci si muove meno. Che tipo di alimentazione devono seguire i più piccoli?
«In questo frangente la vita dei bambini, come quella degli adulti, è piuttosto sedentaria. Oltre a favorire il movimento, anche in casa, bisogna fare attenzione a non introdurre troppe calorie, che possono portare al rischio di obesità. Va limitato, pertanto, il consumo di carboidrati, pasta, pane, dolci e merendine, che contengono sostanze zuccherine, e dei grassi, come patatine e bevande gassate. Da consigliare, invece, frutta e verdura. Ai bambini ne vanno date almeno due porzioni al giorno».
In casi di problemi di salute dei figli, i genitori devono rivolgersi ai pediatri o portarli in pronto soccorso?
«I bambini sono una categoria molto particolare, più fragile. Non vanno trascurati neppure sintomi all'apparenza banali: qualche colpo di tosse, un'improvvisa congiuntivite o delle linee di febbre. L'ospedale San Salvatore è dotato di un pronto soccorso pediatrico con un percorso dedicato. È sempre bene, in caso di dubbi o sintomi che possono far scattare il campanello d'allarme, far visitare il bambino da un medico. Ogni malattia, se presa in fase iniziale, ha una gestione e un decorso migliore».
E il contatto con i pediatri? «È fondamentale. In molte città non è operativo il pronto soccorso pediatrico, che rappresenta uno strumento utile per un'analisi immediata della situazione. Ma i genitori possono rivolgersi ai pediatri e condividere con loro i passi successivi da fare».
È vero che i bambini si ammalano meno di Covod-19? «C'è una casistica enormemente inferiore di contagio, rispetto ali adulti. Il coronavirus si manifesta raramente nei bambini. Le motivazioni della minore insorgenza della patologia nei primi anni di vita sembrerebbero essere legate alle peculiarità del sistema immunitario dei bambini, che reagisce in maniera diversa rispetto agli adulti. Questa diversità fa sì che il virus attacchi di meno il loro organismo. Questo non vuol dire che bisogna abbassare la guardia: i bimbi, infatti, possono essere portatori sani del coronavirus e contagiare gli altri membri della famiglia».
E in questo è fondamentale il ruolo del pediatra?
«Il lavoro di noi medici è anche quello di sapere verificare e valutare l'insorgenza dei sintomi e i possibili collegamenti con alcune patologie. I risultati migliori, nel campo della medicina, si ottengono con una diagnosi precoce e questo vale, tanto di più, per il Covid-19».
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