Il Pescara calcio abbraccia Paola, la supertifosa che combatte la Sla / VIDEO
Sebastiani, Pillon, Brugman e Gessa a casa di Mastrangelo: «Ti dedicheremo la prossima vittoria» La giornalista in lacrime: «Che grande emozione»
PESCARA. Lo ha scritto con gli occhi sul suo puntatore oculare, che era «felice, emozionata e tremante», Paola Mastrangelo, 58 anni, giornalista e docente di inglese, da cinque anni malata di Sla. Felice come quando «da ragazzina, a 11 anni, andavo con papà Antonio allo stadio a vedere le evoluzioni in campo di Tom Rosati».
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Dalla sua fidata Nadia, si è fatta stendere il rossetto sulle labbra e ha atteso trepidante, nella sua elegante casa dei Colli, l'arrivo della squadriglia biancazzurra in visita da lei, supertifosa del Pescara sin da bimbetta. Vedere dal vivo i suoi beniamini del calcio: un sogno, a lungo accarezzato, che ieri sera è diventato realtà. L’incontro è stato organizzato dall’amico ed ex collega televisivo Ermanno Ricci, visibilmente commosso, che ha fatto sventolare la bandiera biancazzurra ai cancelli di casa Mastrangelo.
Si sono materializzati dopo le 19, il presidente Daniele Sebastiani, l’allenatore Bepi Pillon, il capitano Gaston Brugman e il team manager Andrea Gessa, che le hanno donato una maglietta col numero 10 e il suo nome stampato dietro. Paola l’ha indossata con le lacrime agli occhi e ha scritto: «Grazie di essere qui, per me è un onore».
Poi le promesse di Pillon («ti dedicheremo la prossima vittoria della squadra») e di Sebastiani: «Organizzeremo una raccolta fondi per sostenerla nell’assistenza domiciliare». Con l’aiuto della tecnologia, Paola ha ringraziato con un piccolo discorso alla platea di sportivi, giornalisti e opinionisti, tra cui Gianfranco Semproni, che ha riempito il salone di casa insieme ai familiari, il fratello Alberto e il nipotino Antonio.
«Ho seguito in trasferta tutti i campionati che hanno portato i biancazzurri alle promozioni in serie A» ha scritto col puntatore la giornalista pescarese che da anni combatte contro la Sclerosi laterale amiotrofica, la malattia che la blocca fisicamente, ma la rende reattiva e forte nel cuore e nell’anima, «con l’allenatore Giancarlo Cadè e il presidente Armando Caldora, poi con Antonio Angelillo e Giovanni Galeone nel 1986, data che purtroppo coincise con la tragica morte di mio padre Antonio, ex assessore allo sport». Tra i suoi idoli, anche l’indimenticato capitano Vincenzo Zucchini e l’attaccante Leonardo Mancuso.
I ricordi sono nitidi: «Partecipavo alle trasferte con macchine private o, negli anni Settanta, col treno biancazzurro e lo storico club “Pescara rangers” di Angelo Manzo».
Seguono gli anni dell’abbandono: «Mi sono allontanata negli anni bui delle retrocessioni e dei fallimenti societari fino al ritorno in serie B e poi in serie A con Zdenek Zeman nel 2012». Col Pescara di Massimo Oddo, ritira i remi delle trasferte: «Quel campionato ha coinciso con l’aggravarsi della mia malattia, comparsa nel 2014». Di recente è tornata in pista con “Gol”, la trasmissione televisiva di Tvq condotta da Ermanno Ricci e Gianni Lussuoso, che mandano in onda, nei titoli di coda, le canzoni da lei scelte in base alle sconfitte, i pareggi o le vittorie della sua squadra del cuore. La dedica di ieri sera al gruppo di sportivi che hanno voluto farle visita, il pezzo di Gigi D’Alessio “Non mollare mai”. Nei suoi appunti, letti dalla voce metallica del computer che le tiene compagnia tutto il giorno, Paola ha annotato che «la Sla è una malattia bastarda che predilige i calciatori che hanno una possibilità sei volte superiore, rispetto ad altri, di ammalarsi di sclerosi. Ma non se ne conosce il motivo, come sconosciute sono le cause in generale della malattia, forse cause genetiche o fattori ambientali, oltre che stress e traumi ripetuti». Attraverso i suoi beniamini dello sport, la Mastrangelo, lancia appelli: «Aiutatemi a sostenere la ricerca e portare in Italia cure speciali e sperimentali in uso negli Stati Uniti. Una, in particolare è chiamata Brainstorm» e si tratta di un nuovo metodo sperimentato sui malati di Sla anche in Israele ed è basato sull’uso di cellule staminali. È un grido disperato, quello di Paola: «La sanità italiana non comprende le difficoltà della malattia e soprattutto dell’assistenza domiciliare. Non bastano le associazioni, serve potenziare l’assistenza con figure qualificate e specializzate». Per tale ragione «intendo organizzare un convegno in cui saranno coinvolti terapisti, medici, infermieri, psicologi e tutte le figure indispensabili per migliorare, a casa, la vita dei malati di Sla». Il brindisi finale ha stemperato le fortissime emozioni vissute ieri sera dai biancazzurri a casa di Paola.
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