CORONAVIRUS
Infettati sul lavoro, 485 denunce in Abruzzo
Report Inail fino a maggio: tre casi mortali segnalati in regione. Il settore sanitario è il più colpito
PESCARA. I contagi sul lavoro da nuovo coronavirus denunciati all’Inail tra la fine di febbraio e il 4 maggio sono 37.352 in tutta Italia, dei quali 485 in Abruzzo. I casi mortali segnalati all’Istituto nello stesso periodo sono 129 (tre in Abruzzo). A livello nazionale, la quota femminile con il 71,5% dei casi prevale rispetto a quella maschile (28,5%), mentre l’82,2% dei decessi hanno interessato i lavoratori e il 17,8% le lavoratrici. Il report è stato elaborato dall’Inail.
Confermata la maggiore esposizione al rischio del personale sanitario e socio-assistenziale. Il 73,2% delle denunce e quasi il 40% dei casi mortali, infatti, riguardano il settore della sanità e dell’assistenza sociale. La professione più colpita è quella dei “tecnici della salute” che comprende infermieri e fisioterapisti, con il 43,7% dei casi segnalati all’Istituto (e il 18,6% dei decessi) è quella più colpita dai contagi, seguita dagli operatori socio-sanitari (20,8%), dai medici (12,3%), dagli operatori socio-assistenziali (7,1%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione (4,6%).
Dati ancora più significativi se si considera che la platea Inail, riferita ai soli lavoratori assicurati, non comprende categorie particolarmente esposte al rischio di contagio, come quelle dei medici di famiglia, dei medici liberi professionisti e dei farmacisti.
Con il 34,2% delle denunce il primato negativo spetta alla Lombardia. In Abruzzo sono state l’1,3% su base nazionale. L’analisi territoriale evidenzia che quasi otto denunce su 10 di infezione contratta sul lavoro sono concentrate nel Nord-Ovest (53,9% del totale) e nel Nord-Est (25,2%), con gli altri casi distribuiti tra il Centro (12,5%), il Sud (6,0%) e le Isole (2,4%). Due decessi su tre nella fascia tra i 50 e i 64 anni.
L’età media dei contagiati è di 47 anni per entrambi i sessi, ma sale a 59 anni (58 per le donne e 59 per gli uomini) se si concentra l’attenzione sui soli casi mortali. A ulteriore conferma della maggiore vulnerabilità al virus delle fasce di età più elevate della popolazione, il 43,1% delle denunce e oltre due decessi su tre riguardano i lavoratori tra i 50 e i 64 anni. (r.rs.)
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