L’assassino è stato incastrato dalla figlia Trovati i suoi vestiti sporchi di sangue
Ieri la notifica dell’ordinanza d’arresto, oggi sarà davanti al giudice di Londra: parte la procedura di estradizione
CASOLI. Ieri la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di Lanciano per il reato di omicidio volontario aggravato, oggi l’udienza per l’estradizione davanti alla Westminster Magistrates’ Court di Londra. Michael Dennis Whitbread, il 74enne inglese accusato di aver ucciso con sette coltellate alla schiena la compagna di otto anni più giovane nella loro villetta in campagna di Casoli, comparirà in giornata di fronte a un giudice britannico.
L’assassino della 66enne Michele Dawn Faiers, madre di tre figlie e nonna, attende il primo appuntamento con la giustizia in una stazione di polizia del Leicestershire, nel Regno Unito, dove è stato bloccato dagli investigatori locali mercoledì sera, grazie alla cooperazione tra le autorità inglesi e l’Arma dei Carabinieri di Chieti, qualche ora dopo il rinvenimento del cadavere coperto da un lenzuolo bianco sul pavimento della camera da letto dell’abitazione di contrada Verratti. Gli agenti lo hanno catturato nella casa di proprietà della figlia a Shepshed, paese di 14.000 abitanti. È stata lei ad allertare la polizia, dicendo di aver ricevuto una telefonata dal padre che gli chiedeva ospitalità e di essere a conoscenza dell’omicidio perché la notizia era già sui siti inglesi.
Sono state già avviate, dunque, le procedure per assicurare alla giustizia italiana il consulente informatico in pensione che, secondo l’accusa, sabato scorso ha pugnalato senza pietà la convivente. Poi si è tolto i vestiti sporchi di sangue, lasciandoli all’interno dell’abitazione, ha indossato indumenti puliti ed è fuggito a bordo della sua Jeep Compass bianca nelle prime ore di domenica: dopo aver oltrepassato la frontiera con la Svizzera, ha raggiunto il territorio inglese. Ma i quattro giorni di vantaggio non gli sono stati sufficienti per farla franca.
I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Lanciano e della Sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale di Chieti hanno acquisito «gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell’indagato», ha spiegato il procuratore della Repubblica Mirvana Di Serio. Così ieri mattina, su richiesta del pubblico ministero, il giudice per le indagini preliminari Chiara D’Alfonso ha firmato l’ordinanza di applicazione della misura cautelare con un’accusa da ergastolo. In rapida successione, il provvedimento – trasmesso alle autorità inglesi – è stato notificato all’assassino. «Gli investigatori della squadra anticrimine dell’Unità per le operazioni speciali delle East Midlands», ha precisato la polizia di Leicestershire, «continuano a collaborare con l’Ufficio per gli affari esterni, il Commonwealth e lo sviluppo, la squadra di estradizione della Direzione criminalità organizzata e internazionale e le autorità italiane.
Oggi Whitbread potrebbe decidere di rispondere alle domande del magistrato e fornire anche una sua versione per chiarire il movente del femminicidio. La pista più probabile è di natura passionale. Si attende anche l’autopsia, che sarà eseguita dal medico legale Pietro Falco.
L’ipotesi è che Michele sia stata colpita con un coltello dalla lama piuttosto lunga, considerando la profondità delle ferite. L’assenza di segni di lotta sul corpo della vittima potrebbe far pensare che non ci sia stata una lite.
L’assassino della 66enne Michele Dawn Faiers, madre di tre figlie e nonna, attende il primo appuntamento con la giustizia in una stazione di polizia del Leicestershire, nel Regno Unito, dove è stato bloccato dagli investigatori locali mercoledì sera, grazie alla cooperazione tra le autorità inglesi e l’Arma dei Carabinieri di Chieti, qualche ora dopo il rinvenimento del cadavere coperto da un lenzuolo bianco sul pavimento della camera da letto dell’abitazione di contrada Verratti. Gli agenti lo hanno catturato nella casa di proprietà della figlia a Shepshed, paese di 14.000 abitanti. È stata lei ad allertare la polizia, dicendo di aver ricevuto una telefonata dal padre che gli chiedeva ospitalità e di essere a conoscenza dell’omicidio perché la notizia era già sui siti inglesi.
Sono state già avviate, dunque, le procedure per assicurare alla giustizia italiana il consulente informatico in pensione che, secondo l’accusa, sabato scorso ha pugnalato senza pietà la convivente. Poi si è tolto i vestiti sporchi di sangue, lasciandoli all’interno dell’abitazione, ha indossato indumenti puliti ed è fuggito a bordo della sua Jeep Compass bianca nelle prime ore di domenica: dopo aver oltrepassato la frontiera con la Svizzera, ha raggiunto il territorio inglese. Ma i quattro giorni di vantaggio non gli sono stati sufficienti per farla franca.
I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Lanciano e della Sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale di Chieti hanno acquisito «gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell’indagato», ha spiegato il procuratore della Repubblica Mirvana Di Serio. Così ieri mattina, su richiesta del pubblico ministero, il giudice per le indagini preliminari Chiara D’Alfonso ha firmato l’ordinanza di applicazione della misura cautelare con un’accusa da ergastolo. In rapida successione, il provvedimento – trasmesso alle autorità inglesi – è stato notificato all’assassino. «Gli investigatori della squadra anticrimine dell’Unità per le operazioni speciali delle East Midlands», ha precisato la polizia di Leicestershire, «continuano a collaborare con l’Ufficio per gli affari esterni, il Commonwealth e lo sviluppo, la squadra di estradizione della Direzione criminalità organizzata e internazionale e le autorità italiane.
Oggi Whitbread potrebbe decidere di rispondere alle domande del magistrato e fornire anche una sua versione per chiarire il movente del femminicidio. La pista più probabile è di natura passionale. Si attende anche l’autopsia, che sarà eseguita dal medico legale Pietro Falco.
L’ipotesi è che Michele sia stata colpita con un coltello dalla lama piuttosto lunga, considerando la profondità delle ferite. L’assenza di segni di lotta sul corpo della vittima potrebbe far pensare che non ci sia stata una lite.