tentato omicidio
La prostituta inchioda lo stalliere dei Ciarelli
PESCARA. L’ha riconosciuto senza un attimo di esitazione tra quattro uomini somiglianti tra loro, indicando «il primo da sinistra» e cioè Pasquale Di Giovanni, come il cliente che le avrebbe sparato...
PESCARA. L’ha riconosciuto senza un attimo di esitazione tra quattro uomini somiglianti tra loro, indicando «il primo da sinistra» e cioè Pasquale Di Giovanni, come il cliente che le avrebbe sparato in volto la notte del 25 aprile. Così, protetta da un passamontagna, la prostituta nigeriana di 22 anni ha ribadito ieri mattina in Procura, durante l’incidente probatorio davanti al gip Gianluca Sarandrea, al pm Giampiero Di Florio, al capo della Mobile Pierfrancesco Muriana e ai difensori di entrambe le parti, quanto già affermato davanti agli investigatori della Mobile che avevano arrestato Di Giovanni a maggio proprio in seguito al preciso riconoscimento, prima fotografico e poi all’americana, fatto dalla ragazza dopo aver scartato più di 250 foto segnaletiche. Un riconoscimento veloce arrivato alla fine di una mattinata in cui l’unica difficoltà è stata quella di trovare i tre «figuranti» da accostare all’arrestato che, per fattezze, mettessero d’accordo difesa e accusa. Alla fine, dopo più di due ore passate a cercare i tre uomini somiglianti allo «stalliere dei Ciarelli», si sono chiuse le porte delle due stanze del gip divise solo da un vetro. Da una parte la vittima, dall’altra l’uomo che l’avrebbe caricata in macchina a Montesilvano per farla scendere in una stradina buia di Colle San Donato dove, impugnando la pistola con un guanto in lattice, l’aveva fatta inginocchiare e rapinata per poi spararle in volto. Esecuzione a cui la ragazza scampò solo grazie al gesto istintivo di coprirsi con la mano, gravemente ferita. Una notte d’inferno in cui la donna aveva avuto modo, nel tragitto in auto, di notare una vistosa cicatrice tra il pollice e l’indice del suo cliente e che in una successiva deposizione, aveva descritto come cicatrici plurime su alcune dita della mano. Ferite sulle nocche di Di Giovanni che la Mobile aveva documento, ma che ieri comunque non sono state mostrate alla ragazza. Di Giovanni, come gli altri tre, è stato presentato in piedi, a mezzo busto, senza occhiali e con un giubbino. Ma la ragazza non ha avuto dubbi: «È lui» ha ribadito, cristallizzando le dichiarazioni che ora sono diventate «prova» ai fini processuali. ©RIPRODUZIONE RISERVATA