ABRUZZO
La scuola riparte con due giorni di sciopero
La protesta di insegnanti e Ata da giovedì 24 incombe sulle lezioni in 1.600 istituti. Si chiedono classi con massimo 15 studenti, più docenti e garanzie sulla sicurezza
PESCARA. Il primo sciopero di insegnanti e personale Ata è fissato per giovedì 24 settembre. Data che in Abruzzo coincide con la prima campanella dopo mesi per gli oltre 173mila studenti delle 1.600 scuole della regione. Sciopero anche il giorno successivo, venerdì. Sabato, invece, è in programma una manifestazione nazionale a Roma. Sulla ricerca di una nuova normalità, e in mezzo a tante incognite, incombono questi nuovi stop che potrebbero provocare forti disagi. In Abruzzo l’avvio delle lezioni è stato posticipato di dieci giorni (dal 14 al 24 settembre) per evitare la sospensione conseguente al referendum e alle elezioni comunali in 61 comuni, tra i quali Chieti e Avezzano. Blocco che a detta del presidente Marco Marsilio avrebbe significato costi supplementari per consentire le sanificazioni dei locali negli istituti, 354 in provincia di Teramo, 329 in quella di Pescara, 409 all’Aquila e provincia e 508 in provincia di Chieti.
PERCHÉ LO SCIOPERO. L’astensione dal lavoro è stata indetta dai sindacati di base per le intere giornate di giovedì 24 e di venerdì 25 settembre e riguarderà tutto il mondo della scuola e dell’università: personale dirigente, docente, Ata, ricerca. Le sigle interessate sono Unicobas Scuola e Università, Usb PI, Cobas Scuola Sardegna e Cub Scuola Università e Ricerca. Al di là delle adesioni più o meno massicce, difficili da prevedere, si temono disagi visto che sono chiamati a incrociare le braccia docenti, personata Ata, ausiliari, tecnici e amministrativi di scuole e università. «Non potrà essere garantita la didattica», la formula che adotteranno i dirigenti di elementari, medie e superiori. «Non si può sapere per tempo la portata dell’adesione allo sciopero, il preside non può infatti sapere prima quali e quanti docenti aderiranno alla protesta; ci sono rischi di nuove interruzioni», ha confermato il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli.
LE RAGIONI DELLA PROTESTA. La piattaforma delle rivendicazioni è ampia: si sciopera per chiedere «investimenti veri nella scuola pubblica statale», classi con 15 alunni al massimo e un piano pluriennale serio per porre in sicurezza l’edilizia scolastica, l’assunzione di 240mila insegnanti, la stabilizzazione dei 150mila precari con tre anni di servizio attraverso un concorso accessibile a tutti, l’aumento degli organici della Scuola dell’infanzia, stabilizzazione diretta degli specializzati di sostegno e percorsi di specializzazione per chi ha esperienza pregressa. Oltre all’assunzione di almeno 50mila collaboratori scolastici «per ricoprire i paurosi vuoti in organico per la vigilanza» e l’incremento di 20mila fra assistenti amministrativi ed assistenti tecnici. Le risorse, fanno il conto i sindacati, nel Ricovery Fund ci sono. Ma non solo. Si rivendica anche una maggiore sicurezza con lo slogan “Insicuri a scuola, sicuri nella lotta”. Così le sigle sindacali: «13.000 positivi tra docenti e Ata: questi i dati che emergono dai test effettuati sul personale della scuola. Tutti lavoratori che non potranno essere sostituiti, perché le immissioni in ruolo flop del ministro Azzolina (solo 25.000 sulle 80.000 previste) e il mancato incremento del personale Ata lasceranno centinaia di scuole scoperte».
MANIFESTAZIONI NELLE CITTÀ. Cub Sur ha comunicato che il 24 settembre è previsto il presidio davanti Montecitorio e al Miur, a cui seguiranno nella giornata del 25 settembre lo sciopero e le manifestazioni unitarie in tutte le città. «A tutt’oggi», spiega il sindacato, «sono irrisolti i principali problemi per la ripresa in sicurezza: gli edifici non sono stati messi a norma, non si sono trovati i nuovi locali e il personale aggiuntivo per evitare le classi pollaio, nessuno sa come affrontare la questione di lavoratori e studenti fragili, cioè esposti a maggiore rischio in caso di contagio, non è garantito il lavoro a distanza per Ata e docenti, manca il cosiddetto organico Covid, non si sono stabilizzati i precari e le nuove graduatorie presentano molti, troppi errori». E continua: «Anche sulla didattica digitale restano aperti tanti interrogativi su come garantire il diritto universale all’istruzione nell’ipotesi di ripresa della pandemia».
L’ALTRO SIT IN. Allo sciopero si aggiungerà il giorno successivo, sabato 26, una manifestazione nazionale a Roma del Comitato “Priorità alla scuola” alla quale hanno dato il loro sostegno anche i sindacati rappresentativi del comparto scuola, da Cobas a Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda e Snals.
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