Largo all’esercito dei duemila bagnini abruzzesi
Uomini o donne belli, in forma e superpreparati. Hanno in media 25 anni e indossano la maglietta rossa. Sono loro a garantire la sicurezza lungo tutta la costa
PESCARA. Maglietta rossa. Abbronzatura invidiabile dall’inizio della stagione balneare. Fisico prestante, almeno preferibilmente. Anche per l’estate 2017 il re incontrastato delle spiagge abruzzesi è il bagnino, uomo o donna che sia (non è più appannaggio maschile), a lui/lei è affidato il delicatissimo compito della sicurezza in mare. Per 700 euro al mese. Ecco chi sono.
Un vero esercito. Sono circa duemila, i bagnini abruzzesi, e non vengono scelti a caso. Anzi, prima di entrare in servizio «Frequentano un corso di quasi tre mesi, con un esame finale tenuto dagli ufficiali della Capitaneria di porto, superato il quale viene rilasciato un attestato». Ne sa qualcosa Cristian Di Santo, a capo della società “La Compagnia del mare”, che conta 180 bagnini, di cui il 10 per cento donne, età media 25 anni. “La Compagnia del mare” mette a disposizione i bagnini, assicurando tutta l’attrezzatura da lavoro: kit di sicurezza, moscone, torretta di avvistamento e uniforme.
Stipendio? 700 euro. Il personale de “La Compagnia del mare” è dislocato in molte località della costa abruzzese, da Montesilvano a Francavilla, passando per Pescara, e poi ancora Casalbordino, Torino di Sangro, Vasto, Fossacesia e, dal 2007, pure le Isole Tremiti. «Siamo solo una delle tante realtà operative in questo settore», dice Di Santo svelando alcune curiosità del mestiere. Scelgono di impegnarsi in questo campo per lo più i giovani, gli studenti, ma da un po’ si fanno avanti anche persone adulte che non hanno un lavoro. «Vengono assunti direttamente da noi e portano a casa, con il contratto, una media di circa 700 euro al mese ma l’importo dello stipendio cambia in base alle zone e, soprattutto, a seconda delle ore di attività. A Pescara, ad esempio, il servizio è attivo dalle 10 e alle 19 ed è suddiviso in due turni».
Muscoli e cervello. Chi sceglie di indossare la maglietta rossa sa bene di svolgere un ruolo delicatissimo ma rispetto a tanti anni fa le cose sono cambiate radicalmente. Basta osservare in azione i giovani de “La Compagnia del mare”, che si allenano una volta a settimana e sono chiamati a mantenere la forma con il moscone. È questo, il moscone, uno dei punti fermi della professione, ma rischia di essere superato dal Sup, una tavola gonfiabile che consente di fare un intervento più veloce ed efficace, perché mantiene meglio le onde del mare, essendo uno strumento più leggero. E non servono necessariamente i remi, perché la propulsione è data dalle braccia del bagnino. L’altra novità è nelle comunicazioni: i bagnini del terzo millennio sono coordinati tra loro o attraverso le radio o attraverso whatsapp, che consentono di parlare rapidamente con tutti gli altri. «In più abbiamo istituito un centro di coordinamento, composto da alcuni responsabili, che girano continuamente in moto tra le postazioni e per noi sono Nino Crisafulli, Mauro Francavillese, Daniela Manzo, Luigi Di Silverio e Luigi Di Francesco».
In campana. Rispetto al passato sono state introdotte anche le torrette di avvistamento, sulla battigia, stile salvaspiaggia di Baywatch, mentre fino a qualche anno fa c’era un ombrellone rosso, a contraddistinguere la collocazione dell’addetto al salvataggio. «Le torrette sono obbligatorie e consentono un'ampia visuale della zona ma, soprattutto, sono un punto di informazione per i bagnanti. Su queste postazioni, infatti, sono affissi il numero 1530 di emergenza e gli orari del servizio di salvataggio e sono il ricovero delle dotazioni del bagnino cioè il kit di rianimazione cardiaca, le cassette di pronto soccorso e le bombole di ossigeno». I bagnini sono pronti, cioè preparati, all'uso di questo materiale che, in alternativa, può essere sistemato negli spazi dello stabilimento balneare dove prestano servizio.
Risucchiati all’indietro. Di momenti difficili possono essercene molti, ad esempio quando ci sono le mareggiate. Tra gli scogli si creano delle correnti di risacca che trascinano il bagnante al largo, senza che se ne accorga. «In questi casi bisogna evitare di andare in acqua e, laddove possibile, è il bagnino ad impedirlo anche perché sarebbe complicato raggiungere con il moscone chi si trova in una situazione del genere. Un consiglio? In questi casi si deve nuotare parallelamente agli scogli, uscendo dalla corrente di risacca». Episodi del genere sono frequenti, purtroppo, e molti non sanno che si corre il rischio, mentre si è vicini alla riva, «di ritrovarsi con l'acqua all'ombelico e di essere risucchiati all'indietro».
Papà ti salvo io. Gli addetti al salvataggio che frequentano già da un po’ le spiagge e hanno imparato a conoscere i limiti dei bagnanti sanno che i giovani sono «più imprudenti», e si buttano in mare pur bevendo alcolici in spiaggia. Anziani e bambini, invece, «entrano in acqua dopo aver preso a lungo il sole ma in questo modo espongono il corpo a uno sbalzo di temperatura non indifferente, correndo il pericolo di un malore».
Il grande limite delle mamme, invece, è di «non tenere d’occhio i bambini da vicino, pretendendo di controllarli dall’ombrellone». Ma i bimbi hanno un grande punto di forza e lo dimostrano ogni anno in occasione della manifestazione “Papà ti salvo io”, un’iniziativa del ministero delle Infrastrutture e della Società Salvamento che tocca anche l’Abruzzo. È un modo per insegnare ai bambini, e non solo, le regole per un bagno sicuro. Alla fine i bambini vengono promossi a babywatch e ricevono il brevetto da bagnino. «Hanno sempre dimostrato di recepire tutto e dopo questo rapido corso sono loro a rimproverare i genitori se buttano una cicca e se vanno in mare quando è mosso».
Vai Samuele. Durante una di queste manifestazioni ha dato il meglio di sé il piccolo Samuele: all’epoca aveva solo 3 anni, ma era già un bagnino provetto ed ha effettuato un salvataggio sul moscone, con il mare mosso, per cui «è diventato una mascotte a livello nazionale». Di aneddoti ce ne sarebbero tanti. Di Santo è rimasto colpito da un episodio in particolare, che riguarda la moglie di un non vedente, con il cane conduttore, più volte aggredita verbalmente perché il marito entrava in acqua con il cane. «I bagnanti si sono infastiditi e lei si è rivolta a noi. L’abbiamo rassicurata perché c'è un’ordinanza regionale che dispone che i cani dei non vedenti possono entrare in mare. Solo loro, gli altri no».
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