IL PARERE / 1
Legge monopattini, chi è contro
La legge è un errore, il problema non esiste. Non inquina e consente di essere liberi dalle lobby dei tassisti, di giorno e di notte
Il male più grande? Governare con la panza e non con il cervello. Se si studiassero un po’ di numeri prima di introdurre nuove regole, nuovi divieti, nuove vessazioni, forse non saremmo solo più liberi, ma anche più sicuri.
Quanti sono stati i morti nello scorso anno per incidenti in monopattino? Ventuno. Son già troppi, dicono – giustamente – i conformisti preoccupati della salute altrui. Se si possono ridurre con casco e targa, ben vengano le nuove norme.
Sennonché, sempre leggendo i dati diffusi da Aci e Istat, ci si accorge che dei 3.039 uomini e donne che hanno lasciato le penne sulle strade italiane nel 2023, i pedoni sono stati 485. Non hanno forse diritto anche loro a una tutela? Non dovrebbero essere protetti dal benpensantismo salviniano? Non meritano anche loro una targa attaccata al fondoschiena e un caschetto incorporato al cranio? O un bell’airbag incistato sulla carcassa per poter circolare sui marciapiedi e, addirittura, attraversare la strada?
E, sempre per pensare a uno Stato che si occupa così benevolmente della salute dei suoi cittadini, c’è un altro numero che dovremmo tenere a mente. È quello dei seimila morti che ogni anno lasciano questo mondo per aver battuto la testa in bagno o cadendo dalle scale di casa. Come mai il governo più paternalista, autoritario e panpenalista degli ultimi ottant’anni non ha pensato di prevedere una bella imbragatura anche per chi va a far la doccia?
Il monopattino nelle città è un mezzo agile. Aiuta il traffico, riduce gli ingorghi. Lo si prende dove si vuole, lo si lascia dove ci è comodo. Non inquina e non affoga le strade delle città con oceani di vetture parcheggiate ovunque. Consente di essere liberi dalle lobby dei tassisti e indipendenti, giorno e notte. E, comunque, anche per gli amanti della velocità, si viaggia a massimo di 20 kilometri orari. Un uomo che cammina, mediamente, va a 6,4 chilometri all’ora. Se corre arriva, circa a nove. Usain Bolt, a Berlino, corse a 37, 58 chilometri orari. Non è uno scandalo al quale mettere urgentemente riparo, per tutelare la pubblica integrità?
Quanti sono stati i morti nello scorso anno per incidenti in monopattino? Ventuno. Son già troppi, dicono – giustamente – i conformisti preoccupati della salute altrui. Se si possono ridurre con casco e targa, ben vengano le nuove norme.
Sennonché, sempre leggendo i dati diffusi da Aci e Istat, ci si accorge che dei 3.039 uomini e donne che hanno lasciato le penne sulle strade italiane nel 2023, i pedoni sono stati 485. Non hanno forse diritto anche loro a una tutela? Non dovrebbero essere protetti dal benpensantismo salviniano? Non meritano anche loro una targa attaccata al fondoschiena e un caschetto incorporato al cranio? O un bell’airbag incistato sulla carcassa per poter circolare sui marciapiedi e, addirittura, attraversare la strada?
E, sempre per pensare a uno Stato che si occupa così benevolmente della salute dei suoi cittadini, c’è un altro numero che dovremmo tenere a mente. È quello dei seimila morti che ogni anno lasciano questo mondo per aver battuto la testa in bagno o cadendo dalle scale di casa. Come mai il governo più paternalista, autoritario e panpenalista degli ultimi ottant’anni non ha pensato di prevedere una bella imbragatura anche per chi va a far la doccia?
Il monopattino nelle città è un mezzo agile. Aiuta il traffico, riduce gli ingorghi. Lo si prende dove si vuole, lo si lascia dove ci è comodo. Non inquina e non affoga le strade delle città con oceani di vetture parcheggiate ovunque. Consente di essere liberi dalle lobby dei tassisti e indipendenti, giorno e notte. E, comunque, anche per gli amanti della velocità, si viaggia a massimo di 20 kilometri orari. Un uomo che cammina, mediamente, va a 6,4 chilometri all’ora. Se corre arriva, circa a nove. Usain Bolt, a Berlino, corse a 37, 58 chilometri orari. Non è uno scandalo al quale mettere urgentemente riparo, per tutelare la pubblica integrità?