Marco e Magda, finalmente la festa dopo sette anni di battaglie per Rigopiano
Il pescarese Foresta, 36 anni, ha perso i genitori sotto la valanga:
“Conobbi Magda grazie a mamma pochi giorni prima della tragedia”
PESCARA. Quel calcio negli stinchi ricevuto da mamma Bianca gli ha cambiato la vita. Anzi, gliel’ha salvata. Marco Foresta, pescarese oggi 36 anni, dipendente di banca, lo racconta alla vigilia del suo matrimonio con Magda Giorgione, conosciuta tre settimane prima della tragedia di Rigopiano, dove Marco ha perso i genitori Bianca e Tobia, lei commerciante a Montesilvano, lui dipendente dell’Agenzia delle entrate a Pescara.
«Dovevo andare anche io lì al resort con mamma e papà quel 17 gennaio, ma all’ultimo secondo dissi di no perché quella sera dovevo uscire con Magda, conosciuta nel mio locale solo qualche giorno prima proprio grazie a mamma». Inizia così il racconto finalmente a lieto fine di Marco, tra gli orfani di Rigopiano che domani, con la grande famiglia allargata dei parenti delle vittime della valanga, festeggerà il suo matrimonio, celebrato nella chiesa di Santa Maria Arabona, a Manoppello. «Sarà anche il momento», sottolinea, «per festeggiare l’ultimo risultato della Cassazione, la prima volta che la giustizia ci è venuta incontro».
Non c’è gioia nelle sue parole, ma sollievo sì, dopo aver aspettato «con la rassegnazione di chi ha ricevuto già troppe delusioni» il dispositivo della Corte suprema che mercoledì scorso, a sorpresa, ha riaperto il processo inserendo la parola Disastro a carico dei funzionari regionali accusati di non aver fatto la carta delle valanghe. Anche per questo, ripete Marco, «domani sarà la prima festa vera, il primo momento felice e basta. La prima volta che possiamo pensare anche ad altro dopo otto anni con la testa e il cuore sempre e solo a Rigopiano. Il primo momento di svolta». Un sentimento dichiarato in questi giorni da molti dei familiari delle 29 vittime che in quasi otto anni di battaglie giudiziarie, peraltro non ancora finite, hanno dedicato ogni energia e ogni pensiero a quel 18 gennaio 2017 che ha cambiato le vite di ognuno di loro. «Anche quest’ultimo mese è stato pieno di emozioni forti», confida Marco. «Tra il processo, la presentazione del podcast e i programmi tv abbiamo rivissuto tutto di questi anni. È stato un po’ come ritornare a quei giorni e non è stato semplice per nessuno. Ma adesso sono sereno. È vero, i miei non saranno al matrimonio, ma sarà un’assenza solo fisica».
D’altra parte mamma Bianca la sua benedizione gliel’ha già data proprio con quel famoso calcio negli stinchi che Marco racconta così: «Era il 26 dicembre 2016, gestivo un locale nella zona di piazza Muzii a Pescara e Magda entrò con un gruppo di amiche per chiedere se potevano prenotare per Capodanno. Io lì per lì dissi di no, che non c’era più posto e le stavo mandando via. Ma mia madre mi diede quel calcio e con un sorriso disse a Magda di entrare e che sì, qualche cosa si poteva fare. E così passammo quel Capodanno insieme. Lei con le amiche fu l’ultima ad andarsene, tanto che brindarono insieme anche con me e i miei. Poi restammo in contatto via messaggi e iniziammo a frequentarci. Il 17 gennaio, quando i miei partirono per Rigopiano, c’era anche il mio zaino pronto vicino ai loro bagagli, quando a sorpresa gli dissi che non sarei andato. Papà aveva prenotato tre giorni su, proprio per rilassarci dopo il lavoro delle feste, tra il locale e il negozio di mamma. Ma io avevo conosciuto Magda e volli restare a casa. Ero al cinema con lei quando quella sera del 17 mamma e papà mi iniziarono a inviare tutte le foto dell’albergo sommerso dalla neve. E poi, la sera dopo, intorno alle 19, fu proprio Magda a darmi la notizia che era successo qualcosa a Rigopiano, che forse era caduta una parte del tetto. Lo aveva saputo dalla madre che lavorava in Provincia. È iniziata così la nostra storia e ancora mi chiedo come abbia fatto Magda a rimanermi accanto, catapultata dall’oggi al domani in quella situazione sconvolgente. Sarà un segno, forse qualcuno l’ha mandata».
E così domani il matrimonio. «Dopo Rigopiano sono partito da meno dieci», ricorda Marco, «tra la burocrazia, il mutuo della casa, il negozio di mamma da chiudere, i fornitori da liquidare, la decisione di chiudere anche il mio locale». Faccia a faccia con la vita e con la morte dei genitori, Marco, figlio unico, si è trovato all’improvviso senza famiglia e senza lavoro. Da laureato, ha accettato di lavorare in pescheria e per questo «ringrazio ancora Quintino Paluzzi». In mezzo, il dolore per i genitori, la battaglia per dargli giustizia e sempre, per fortuna, l’amore con Magda. Per chiederle di sposarlo, Marco aveva scelto proprio il Centro nel giorno del quinto anniversario di Rigopiano, il 18 gennaio del 2022. Ed eccoli qui, pronti a ricominciare.