Marocchino evade dal carcere
Lavorava all’esterno, ha saltato un muro ed è scappato.
PESCARA. Ha saltato la recinzione del carcere di San Donato e si è dato alla fuga. Charif Azidin, marocchino di 29 anni, è evaso ieri mattina dal carcere di Pescara. Detenuto modello, l’evaso era stato autorizzato al lavoro esterno per curare il giardino e il trasporto dei rifiuti. Ieri ha colto l’occasione ed è scappato. L’evasione è avvenuta intorno alle 10,30. Charif Azidin era autorizzato a uscire dal carcere alle 8 del mattino e doveva rientrare alle 20. Ieri era stato incaricato di pulire l’area intorno al San Donato. Si tratta di uno spazio compreso tra la cinta muraria del carcere e un’altra recinzione esterna, chiamata appunto extracinta. In quella zona il muro che separa i carcerati dalla libertà è alto un metro e mezzo. Per Azidin è stato facile scavalcare la recinzione e fuggire.
L’allarme è però scattato dopo diverse ore. Le ricerche sono cominciate intorno alle 13. Solo allora il personale in servizio si è reso conto che il marocchino non stava più lavorando nell’area intorno al carcere. È stata avvertita la polizia di Pescara che si è messa alla ricerca dell’evaso. Il detenuto marocchino era fuori dal carcere e senza essere sorvegliato perché autorizzato al lavoro esterno dal direttore della casa circondariale Franco Pettinelli. In base alle norme dell’ordinamento penitenziario, i detenuti a cui è concessa questa pena alternativa lavorano senza scorta, salvo che sia ritenuta necessaria per motivi di sicurezza. Azidin è sempre stato un detenuto modello e Pettinelli gli ha concesso l’autorizzazione a lavorare all’esterno. Nulla lasciava immaginare un cambiamento nella sua condotta, né tantomeno un suo allontanamento, così la decisione del direttore del carcere è stata confermata dal magistrato di sorveglianza.
Anche perché il marocchino avrebbe finito di scontare la sua pena tra pochi mesi. Lo straniero era stato arrestato nel dicembre del 2006 a Milano per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. La guardia di finanza lo trovò in possesso di mezzo chilo di cocaina. Nel marzo del 2010 Azidin avrebbe lasciato il carcere di Pescara e sul perché abbia deciso di scappare si fanno diverse ipotesi. «Il detenuto può essere scappato perché sarebbe stato espulso al termine della reclusione», spiega il dirigente della mobile Nicola Zupo, che però lascia aperte altre possibilità: «Nella mattinata Azidin aveva ricevuto delle visite, bisogna capire che cosa gli è stato detto. Proprio in quel colloquio ci potrebbe essere la chiave per capire i motivi della sua fuga».
L’evasione di Azidin arriva a poco meno di 4 anni dall’ultima fuga dal San Donato. Il 9 ottobre del 2005 tre detenuti, due albanesi e un romeno, scapparono dalla casa circondariale con una corda fatta di lenzuola che venne calata all’esterno da un buco nel muro di cinta. Allora si parlò di evasione annunciata per i pochi agenti assegnati al carcere. La fuga di Azidin apre scenari diversi, ma arriva proprio in giorni in cui il San Donato è al centro dell’attenzione per i problemi di sovraffolamento. In una lettera al nostro giornale un detenuto ha denunciato condizioni limite: 8 detenuti in una cella di 20 metri quadrati.
L’allarme è però scattato dopo diverse ore. Le ricerche sono cominciate intorno alle 13. Solo allora il personale in servizio si è reso conto che il marocchino non stava più lavorando nell’area intorno al carcere. È stata avvertita la polizia di Pescara che si è messa alla ricerca dell’evaso. Il detenuto marocchino era fuori dal carcere e senza essere sorvegliato perché autorizzato al lavoro esterno dal direttore della casa circondariale Franco Pettinelli. In base alle norme dell’ordinamento penitenziario, i detenuti a cui è concessa questa pena alternativa lavorano senza scorta, salvo che sia ritenuta necessaria per motivi di sicurezza. Azidin è sempre stato un detenuto modello e Pettinelli gli ha concesso l’autorizzazione a lavorare all’esterno. Nulla lasciava immaginare un cambiamento nella sua condotta, né tantomeno un suo allontanamento, così la decisione del direttore del carcere è stata confermata dal magistrato di sorveglianza.
Anche perché il marocchino avrebbe finito di scontare la sua pena tra pochi mesi. Lo straniero era stato arrestato nel dicembre del 2006 a Milano per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. La guardia di finanza lo trovò in possesso di mezzo chilo di cocaina. Nel marzo del 2010 Azidin avrebbe lasciato il carcere di Pescara e sul perché abbia deciso di scappare si fanno diverse ipotesi. «Il detenuto può essere scappato perché sarebbe stato espulso al termine della reclusione», spiega il dirigente della mobile Nicola Zupo, che però lascia aperte altre possibilità: «Nella mattinata Azidin aveva ricevuto delle visite, bisogna capire che cosa gli è stato detto. Proprio in quel colloquio ci potrebbe essere la chiave per capire i motivi della sua fuga».
L’evasione di Azidin arriva a poco meno di 4 anni dall’ultima fuga dal San Donato. Il 9 ottobre del 2005 tre detenuti, due albanesi e un romeno, scapparono dalla casa circondariale con una corda fatta di lenzuola che venne calata all’esterno da un buco nel muro di cinta. Allora si parlò di evasione annunciata per i pochi agenti assegnati al carcere. La fuga di Azidin apre scenari diversi, ma arriva proprio in giorni in cui il San Donato è al centro dell’attenzione per i problemi di sovraffolamento. In una lettera al nostro giornale un detenuto ha denunciato condizioni limite: 8 detenuti in una cella di 20 metri quadrati.