Matrimoni falsi per far entrare illegalmente donne e uomini dal Senegal: in 12 indagati
La vicenda scoperta per un caso di bigamia in città, coinvolta anche Città Sant’Angelo. Gli indagati sono nove pescaresi e tre senegalesi. Le indagini dei carabinieri hanno accertato che il giorno del matrimonio in Senegal, i futuri coniugi erano al lavoro
PESCARA. Matrimoni falsi per far entrare illegalmente in Italia uomini e donne del Senegal. Da questa accusa dovranno difendersi i dodici indagati per i quali il pm Andrea Di Giovanni chiede il processo: tutti accusati di falso e uno anche di bigamia.
DODICI INDAGATI
Una sorta di “gemellaggio” Italia-Senegal, o meglio Pescara-Mbacke, ma non certo per fini culturali, finalizzato solo alla trascrizione di una serie di falsi matrimoni che avrebbero permesso il ricongiungimento familiare dei rispettivi sposi. Il procedimento riguarda nove uomini, tutti residenti a Pescara, e tre senegalesi, due donne e un uomo. Una storia singolare, che nasconde probabilmente un livello superiore di chi forse tirava le fila di questi finti matrimoni e che l'inchiesta non è però riuscita a evidenziare.
ANCHE CITTA’ SANT’ANGELO
Tutto nasce da una indagine per bigamia di uno degli imputati che contrae matrimonio in Senegal, ma risulta già coniugato in Italia. È indagando su quel matrimonio che gli inquirenti si rendono conto di una serie di strane coincidenze e di comuni denominatori: troppi per essere casuali. Tutti i matrimoni sarebbero stati celebrati con il rito religioso islamico in Senegal e lì registrati prima che venisse chiesta la trascrizione in Italia (nel Comune di Pescara, ma anche uno in quello di Città Sant’Angelo). Ma l’aspetto più curioso è che a registrare i matrimoni in Senegal sarebbe stato sempre lo stesso ufficiale di stato civile (un non meglio identificato signor Mor Sow) e sempre in un piccolo centro nella regione di Diourbel e capoluogo del Dipartimento di Mbacke (da qui l’indagine che prende appunto il nome della cittadina).
NOZZE SENZA ESSERCI
Dagli atti di matrimonio, tradotti dall'ambasciata d’Italia a Dakar, emergeva che quelle registrazioni erano state fatte alla presenza degli “sposi”. Ma le indagini, portate avanti dai carabinieri di Pescara, accertarono come gli sposi italiani (uomini e anche due donne) non solo non avrebbero mai potuto raggiungere il Senegal, perché non in possesso del passaporto (obbligatorio) o con documento scaduto, ma nello stesso giorno del matrimonio erano in Italia, al loro posto di lavoro: chi alle Poste, chi presso attività private e artigiane. Non solo, ma qualcuno, in quello stesso giorno del matrimonio, era stato anche controllato dalle forze dell’ordine mentre era in auto a Pescara («in quello stesso giorno, quindi solo 47 minuti dopo il dichiarato matrimonio in Senegal a 4.200 chilometri di distanza aerea», come scrivono i militari nell’informativa).
TUTTI VICINI DI CASA
Ma l'aspetto ancor più singolare è che i personaggi italiani coinvolti erano imparentati tra loro, o comunque vicini di casa (zona del Ferro di cavallo e vie limitrofe).
PESCARESE BIGAMO
Il bigamo, dal quale ha preso origine l'indagine, si sarebbe sposato in Senegal l'11 dicembre del 2017 con rito religioso islamico per poi registrare il matrimonio nel Comune di Mbacke in data 30 dicembre 2017. E su quei documenti si attestava la presenza fisica degli sposi in Senegal: ma come poteva il pescarese essere in Africa se, come risulta dalla Questura, non aveva il passaporto, indispensabile per recarsi in Senegal? E dalle successive indagini è poi emerso che a quel tempo l’imputato era già sposato con una italiana. La sposa senegalese non risulta essere ancora entrata in Italia, ma essendo passati più di tre anni da quel matrimonio, in base alla nuova normativa, la donna entrando oggi avrebbe automaticamente la cittadinanza italiana (e questo riguarda tutti gli uomini e le donne coinvolti, alcuni dei quali sono entrati successivamente in Italia).
MAIL E DATE IDENTICHE
Ma le coincidenze non finisco qui, perché gli inquirenti avrebbero anche accertato che tutti quelli che contattarono successivamente il Comune di residenza (tutti il Comune di Pescara e uno quello di Città Sant’Angelo), per chiedere l'appuntamento, mandarono la stessa identica mail: “Gentilmente è possibile un appuntamento per trascrizione matrimonio civile il più presto possibile grazie”. Mail che arrivavano magari lo stesso giorno per matrimoni diversi, a distanza di un minuto l’una dall’altra: una circostanza che lascerebbe supporre una stessa regia da parte di qualcuno che manovrava gli odierni imputati.
MADRE E FIGLIA SPOSE
Ma anche le date dei matrimoni in Senegal sono a volte identiche, differenziate di qualche ora. Matrimoni combinati anche per madre e figlia, entrambe pescaresi, che risultavano sposate con due senegalesi: la madre nel 2017, la figlia nel 2020, anche se nessuna delle due era mai stata in possesso del passaporto.
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