PESCARA
Maxi rimborso al dirigente della Provincia, tutti assolti
Un milione e 400mila euro di risarcimento per l'incarico prima affidato a Barusso e poi revocato, la Corte dei conti scagiona l’ex presidente della Provincia De Dominicis e 5 ex assessori
PESCARA . Nessuna colpa grave, nell’aver conferito e revocato dopo due mesi, l’incarico di direttore generale della Provincia di Pescara a un professionista esterno, che in seguito ha citato l’ente davanti al giudice del lavoro, per vedersi riconoscere un risarcimento da un milione e 400mila euro.
La sezione giurisdizionale della Corte dei conti dell’Abruzzo, infatti, ha assolto sei ex amministratori dell’epoca che erano stati citati a giudizio di responsabilità per un danno erariale che la Procura contabile stimava in circa un milione e 130mila euro. Tireranno un respiro di sollievo l’ex presidente Giuseppe De Dominicis, egli assessori Ezio Di Marcoberardino, Enrico Di Paolo, Antonelli Linari, Rocco Petrucci e Marino Roselli. Il procuratore della Corte dei conti aveva chiesto, infatti, 230mila euro all’ex presidente, e 180mila euro ciascuno agli ex amministratori.
I fatti risalgono all’aprile del 2000, quando la Provincia affidò a Eduardo Barusso l’incarico di direttore generale dell’ente. Soltanto due mesi dopo l’incarico fu revocato perché si scoprì che Barusso, a Trieste, aveva concluso un incarico analogo dopo essere finito al centro di indagini da parte della Procura della Repubblica e della Procura contabile.
Secondo il procuratore abruzzese della Corte dei conti, dunque, la nomina del dirigente risultava «connotata da un’estrema superficialità, adottata in assenza di qualsiasi verifica sull’assenza di elementi inficianti richiesti dalla rilevanza e delicatezza dell’incarico, lautamente retribuito (300 milioni lordi annuali, più indennità)».
Ma la sezione giurisdizionale non ha ritenuto sussistente l’elemento della colpa grave da parte degli ex amministratori. «Il dottor Barusso», si legge nella sentenza, «non aveva alcun obbligo di comunicare i fatti (quelli di Trieste, ndr), ritenuti lievi e non accertati, che poi hanno dato luogo al provvedimento di revoca». Agli ex amministratori, in sostanza, era stato contestato il danno relativo alle spese sostenute a seguito del ricorso intrapreso dal dirigente, che davanti al giudice del lavoro (compreso un grado di giudizio celebrato in Cassazione) aveva visto riconosciute le sue ragioni. «Il collegio», si legge nella sentenza appena pubblicata, «esclude una condotta connotata da colpa grave, intesa come iniziativa scriteriata e massima negligenza nello svolgimento delle proprie funzioni», perché «Eduardo Barusso non è un quisque de populo, ma vanta un impressionante curriculum ricco di esperienze». (a.bag.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
La sezione giurisdizionale della Corte dei conti dell’Abruzzo, infatti, ha assolto sei ex amministratori dell’epoca che erano stati citati a giudizio di responsabilità per un danno erariale che la Procura contabile stimava in circa un milione e 130mila euro. Tireranno un respiro di sollievo l’ex presidente Giuseppe De Dominicis, egli assessori Ezio Di Marcoberardino, Enrico Di Paolo, Antonelli Linari, Rocco Petrucci e Marino Roselli. Il procuratore della Corte dei conti aveva chiesto, infatti, 230mila euro all’ex presidente, e 180mila euro ciascuno agli ex amministratori.
I fatti risalgono all’aprile del 2000, quando la Provincia affidò a Eduardo Barusso l’incarico di direttore generale dell’ente. Soltanto due mesi dopo l’incarico fu revocato perché si scoprì che Barusso, a Trieste, aveva concluso un incarico analogo dopo essere finito al centro di indagini da parte della Procura della Repubblica e della Procura contabile.
Secondo il procuratore abruzzese della Corte dei conti, dunque, la nomina del dirigente risultava «connotata da un’estrema superficialità, adottata in assenza di qualsiasi verifica sull’assenza di elementi inficianti richiesti dalla rilevanza e delicatezza dell’incarico, lautamente retribuito (300 milioni lordi annuali, più indennità)».
Ma la sezione giurisdizionale non ha ritenuto sussistente l’elemento della colpa grave da parte degli ex amministratori. «Il dottor Barusso», si legge nella sentenza, «non aveva alcun obbligo di comunicare i fatti (quelli di Trieste, ndr), ritenuti lievi e non accertati, che poi hanno dato luogo al provvedimento di revoca». Agli ex amministratori, in sostanza, era stato contestato il danno relativo alle spese sostenute a seguito del ricorso intrapreso dal dirigente, che davanti al giudice del lavoro (compreso un grado di giudizio celebrato in Cassazione) aveva visto riconosciute le sue ragioni. «Il collegio», si legge nella sentenza appena pubblicata, «esclude una condotta connotata da colpa grave, intesa come iniziativa scriteriata e massima negligenza nello svolgimento delle proprie funzioni», perché «Eduardo Barusso non è un quisque de populo, ma vanta un impressionante curriculum ricco di esperienze». (a.bag.)
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