Moscufo: «O mi dà i soldi o gli faccio male», arrestato di nuovo dopo il rogo 

Torna in carcere il padroncino che aveva appiccato il fuoco al capannone della Dag. Dopo la scarcerazione si è rifatto vivo con minacce estorsive per il titolare che l’aveva allontanato

MOSCUFO. «Mi devi fare un favore, devi dire a G. che mi deve dare 26mila euro, tutti contanti. Guarda che devi dirglielo perché se non mi dà i soldi, quello che ho fatto prima non è niente, stavolta gli faccio male veramente». L’avvertimento è di qualche settimana fa e a farlo, a un collaboratore del titolare della Dag, la ditta di trasporti dove lavorava come padroncino, è lo stesso D.C., 60 anni di Ottaviano, residente a Pescara, che ieri è stato nuovamente arrestato dai carabinieri dopo che già lo scorso novembre l’avevano arrestato per aver dato fuoco al capannone di Moscufo davanti a tre dipendenti.
Rimesso in libertà dopo meno di venti giorni, grazie al ricorso al Riesame vinto dal suo difensore, l’avvocato Pasquale D’Incecco, l’uomo evidentemente ha però continuato a nutrire rancore nei confronti del titolare della ditta che aveva interrotto la collaborazione dopo aver scoperto che D.C. aveva la partita Iva inattiva da anni. “Rimettiti in regola e torni” gli avrebbe detto a settembre 2017. La risposta, minacce su minacce fino al rogo, seguito dalla fuga di diversi giorni e poi dalla sua consegna, nella caserma dei carabinieri di Montesilvano. A distanza di mesi dall’arresto che ne seguì, e dalla sua scarcerazione, , convinto di essere ancora creditore di 26mila euro per la sua attività di padroncino in favore della Dag, D.C. poche settimane fa è tornato a farsi sentire. L’ha fatto il 12 febbraio in un negozio di via Tirino, a Pescara, dove ha avvicinato un collaboratore del titolare e gli ha sibilato, dettando le condizioni di consegna, la sua nuova minaccia: «Mi devi fare un favore, devi dire a G. che mi deve dare 26mila euro, tutti contanti e me li deve mettere in una busta e farmela consegnare da mio nipote, guarda che devi dirglielo perché se non mi dà i soldi, quello che ho fatto prima non è niente, stavolta gli faccio male veramente”. Una minaccia estorsiva per il gip Elio Bongrazio che su richiesta del pm Andrea Papalia nei confronti dell’uomo ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere, «adeguata all’indole violenta dell’indagato» e «alla pervicace volontà di voler reiterare la condotta delittuosa già posta in essere pochi mesi orsono contro la parte offesa che non ha assecondato i suoi propositi estorsivi».
Come ricostruisce il gip nella sua ordinanza, la misura cautelare è necessaria per il concreto pericolo di recidiva, considerando che l’uomo oltre alle condanne pendenti per i reati commessi di recente a danno del titolare della ditta di Moscufo, aveva già riportato condanne per reati in materia di armi ed esplosivi. (s.d.l.)
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