CATANZARO

‘Ndrangheta e omicidi: 14 arresti anche a San Salvo e nel Pescarese / AGGIORNAMENTI

L’operazione è coordinata dall'Antimafia, sono 26 gli indagati. In corso anche una serie di perquisizioni e sequestri di beni mobili e immobili. Colpita la famiglia dei Maiolo

CATANZARO. È in corso un blitz dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Vibo Valentia per l’esecuzione di 14 ordinanze di custodia cautelare. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione di stampo mafioso, omicidi e altri reati aggravati dalle modalità e finalità mafiose tra cui estorsione, coltivazione di sostanze stupefacenti, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti e rapina. L’operazione, coordinata dalla Dda di Catanzaro, è stata condotta con il supporto dei carabinieri dei comandi provinciali di Pescara, Chieti, Reggio Calabria e Torino.

Gli indagati sono, complessivamente, 26. Uno di loro, secondo quanto risulta a IlCentro.it, sarebbe di San Salvo. Un altro a Montesilvano e un terzo di Ortona residente a Pescara. Per 13 degli arrestati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre uno è finito ai domiciliari.

Tre gli indagati abruzzesi: Rodolphe Pinto (62 anni), nato in Francia e residente a San Salvo, e (sottoposti a perquisizione), Luciano Barone (50 anni), nato ad Atri e residente a Montesilvano, e Luca Marano (41 anni), nato a Ortona e residente a Pescara

L’inchiesta che ha portato ai 14 arresti riguarda attività illecite concentrate soprattutto nel territorio delle Preserre vibonesi, e in particolare nei comuni di Acquaro, Gerocarne, Soriano e Dasà. In corso anche una serie di perquisizioni e sequestri di beni mobili e immobili.

Sono accusati di un triplice omicidio commesso il 25 ottobre del 2003 a Gerocarne, alcune di 14 arrestati. Un triplice omicidio, conosciuto come la "Strage dell'Ariola", nel quale vennero uccisi a colpi di fucile calibro 12, i cugini Giovanni e Francesco Gallace, di 41 e 27 anni, titolari di un' impresa di movimento terra, ed un loro dipendente, Stefano Barillaro, di 24. Un'azione che rientrava nell'ambito di una lunga e sanguinosa faida  tra famiglie rivali che si contendevano l'egemonia criminale sul territorio. E proprio la famiglia a cui viene attribuita la responsabilità del triplice omicidio, quella dei Maiolo, del locale di Ariola, è stata colpita dall'operazione di oggi.

Dall'indagine è emerso il protrarsi , nonostante precedenti provvedimenti giudiziari, dell'operatività, nell'area delle "Preserre" vibonesi, della cosca di 'ndrangheta Maiolo ricompresa nel "locale dell'Ariola", con proiezioni economico-criminali in Piemonte, Abruzzo, Svizzera e Germania. Gli investigatori hanno ricostruito l'attuale assetto del sodalizio, che si è determinato dopo un cruento scontro con altro gruppo, nell'alternanza degli equilibri criminali, anche con riti di affiliazione avvenuti in carcere, dimostrando in tal modo «la perseverante capacità di penetrazione della 'ndrina all'interno degli istituti carcerari». Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, anche di diversi casi di estorsione, coltivazione di sostanze stupefacenti, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti, rapine, reati in materia di armi, aggravati dalle modalità e finalità mafiose. Contestualmente agli arresti, i circa 200 carabinieri che stanno partecipando all'operazione condotta, oltre che nel vibonese, nelle province di Reggio Calabria, Pescara, Chieti e Torino, stanno eseguendo numerose perquisizioni nei confronti di ulteriori soggetti per i quali è stato ipotizzato il coinvolgimento nelle vicende illecite, alcuni dei quali in Abruzzo e Piemonte e altri in Svizzera.

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