Oggi la polizia festeggia il 173° anno dalla sua fondazione: ma i poliziotti sono sempre di meno

In Abruzzo 700 poliziotti: uno ogni 1800 abruzzesi, l’allarme dei sindacati: “Ci sono meno pattuglie per controllare il territorio”.Sarà questo il tema centrale della 25esima puntata di “31 minuti”, in onda stasera alle 22 su rete 8
PESCARA. Quattro questure con circa settecento poliziotti: un agente ogni 1.800 abruzzesi. E poi cinque commissariati (Vasto, Lanciano, Avezzano, Sulmona e Atri). Sono questi i numeri della polizia in Abruzzo. Numeri che si assottigliano di anno in anno ma oggi si celebra il 173° anniversario di un’istituzione che garantisce la sicurezza e lotta contro la criminalità: una festa tra passato, presente e futuro. Il 10 aprile di ogni anno è il giorno degli uomini e delle donne che presidiano le nostre strade e assicurano l’ordine pubblico, degli agenti che fronteggiano ogni tipo di reato, dai piccoli furti fino agli omicidi, degli investigatori che, da un ufficio spartano, provano ogni giorno a risalire la catena della criminalità fino al primo anello, nonostante la cronica carenza di personale e anche di mezzi. Vince il senso di responsabilità dei poliziotti perché quello non ha prezzo. Si chiama “Polizia tra la gente” la 25ª puntata di “31 minuti”, il settimanale di approfondimento giornalistico di Rete8 in collaborazione con il Centro che va in onda questa sera alle ore 22. La regia è di Danilo Cinquino e Antonio D’Ottavio, coordinamento tecnico Andrea Di Fabio, riprese Luigi Cinquino.
il patto non scritto
“Esserci sempre”, questo è il motto della polizia. Più che una dichiarazione di intenti, è un patto non scritto con i cittadini. Ma quella della polizia è una lotta quotidiana, contro i reati e contro i criminali ma anche contro i limiti del sistema: la carenza di personale è il primo tallone d’Achille. In Abruzzo, soltanto nelle quattro questure, ci sono circa 700 poliziotti: rispetto a 10 anni c’è stata un’ecatombe di agenti perché tanti pensionati non sono stati sostituiti. E così è difficile assicurare i controlli: rispetto al passato, il numero di pattuglie schierate nelle città abruzzesi si è ridotto sensibilmente. Anche gli uffici sono sempre più sguarniti e i questori ormai sono stati costretti a imparare il “gioco delle tre carte” per coprire le caselle vuote.
L’ALLARME DEI SINDACATI
«Segnaliamo i problemi da decenni e la carenza di personale, ormai, è un problema endemico», dice Matteo Mascitti, vice segretario provinciale di Pescara del Sap (Sindacato autonomo di polizia), «un esempio concreto: la questura di Pescara, oggi, ha un organico di 275 unità mentre l’anno scorso ne eravamo più di trecento. Nel 2024 ci sono stati cinquanta pensionamenti e quest’anno ce ne saranno altri 53: stiamo perdendo il 10% della forza ogni anno. Una defezione così grande determina l’impoverimento dell’apparato deputato alla salvaguardia della sicurezza di una società sana». «È inaccettabile la carenza di poliziotti nella nostra regione», dice anche Davide Belgiorno, segretario regionale del Silp-Cgil, «il controllo del territorio e la sicurezza dei cittadini sono a rischio: l’Abruzzo soffre da tempo di carenze importanti, che riguardano questure, commissariati e specialità. Se consideriamo il triennio 2023-2025, l’assegnazione di nuovi agenti non copre nemmeno il 50% dei pensionamenti. E poi», dice Belgiorno, «bisogna parlare dell’elevata età media che ormai supera i 50 anni». Anche gli stipendi salgono poco: «Ci hanno appena rinnovato il contratto dopo 4 anni di attesa ma l’aumento copre solo il 6% della perdita di potere d’acquisto che, in questi stessi 4 anni, è stata del 17% ma siamo stati costretti a firmare».
I GIORNI DEL QUESTORE
Nonostante tutto, i poliziotti si dannano l’anima e lo fanno per un senso di responsabilità che non ha prezzo. Perché chi è poliziotto lo è soprattutto dentro, ancora prima di indossare la divisa. Lo sa il questore di Pescara, Carlo Solimene: «Un mestiere meraviglioso che non cambierei mai». Ma quanta responsabilità c’è nell’essere questore? «Il questore è un giunto tra la polizia e la comunità nella quale la polizia si inserisce a pieno titolo e, qui, questo rapporto è particolarmente sentito».
LA CARRIERA DI DE SIMONE
Un altro marchiato da oltre 40 anni passati in polizia è Enrico De Simone: è lui l’investigatore d’Abruzzo con un passato da capo della squadra mobile di Pescara, capo della Mobile di Chieti, questore di Teramo e questore dell’Aquila. De Simone, da pochi giorni in pensione, conosce la malavita abruzzese meglio di chiunque altro: «Ho avuto un osservatorio privilegiato sull’Abruzzo», dice De Simone che traccia un confine tra la malavita locale del passato, «più violenta», e la malavita di oggi con i «criminali di importazione».
IL VERBALE DELL’ALBA DI FUOCO Tra i contenuti della puntata anche un verbale che racconta l’alba di fuoco, il 20 novembre dell’anno scorso, quando i poliziotti della Volante di Pescara si sono gettati tra le fiamme per svegliare le famiglie abitanti in una casa popolare a fuoco in via Caduti per Servizio 15, quartiere Fontanelle. La burocrazia di una relazione di servizio non cela una storia di coraggio che è valsa ai poliziotti – vice sovrintendente Francesco De Amicis, assistente capo coordinatore Francesco Romano, assistente capo coordinatore Luigi Troiano e agente Lorenzo Macchione – l’encomio del Comune con una pergamena firmata dal sindaco Carlo Masci. Questo è uno dei passaggi: «Gli scriventi, dopo aver appreso da alcuni condomini affacciati a uno dei balconi che, al primo piano, vi era una famiglia con bambini piccoli e in un altro appartamento dimorava una donna sola con problemi di udito, stante l'assoluta emergenza e il pericolo in cui i medesimi versavano, decidevano di salire al piano primo, nonostante privi di qualsivoglia dispositivo di protezione e nonostante il denso fumo che rendeva l’aria irrespirabile e il rovente calore delle fiamme che lambivano le scale, al fine di raggiungere i residenti». E poi: «L’assistente capo Romano bussava più volte alla porta della ipovedente residente nell'appartamento alla destra delle scale ma, non avendo risposta, si vedeva costretto a sfondare la porta d’ingresso a calci, raggiungendo così la donna che si trovava nella camera da letto completamente invasa dal fumo intenta a dormire non essendosi avveduta del pericolo». La relazione di servizio prosegue: «Gli altri operatori bussavano con forza alla porta dell’appartamento prospiciente riuscendo ad avvisare del pericolo imminente gli occupanti, anch'essi terrorizzati per quanto stava accadendo in considerazione soprattutto della presenza di bambini in tenera età che piangevano disperati. In particolare, l’agente Macchione imbracciava il bambino di tre anni rimasto impietrito per il terrore conducendolo al sicuro». Questa la fine: «Una residente in preda al terrore, come bloccata dalla paura, non voleva abbandonare l'appartamento e veniva condotta quasi con forza dagli operanti al sicuro».