Omicidio Neri, la madre: «Chiedo la verità per la città di Pescara» / VIDEO

Nuovo appello di Laura Lamaletto per il figlio Alessandro. «Non si muore così in nessun posto del mondo»

PESCARA. Non chiede solo la verità per il suo «Ale», ma la verità «per Pescara» perché l’omicidio del figlio è stato davvero «devastante», al punto che l’eco di questo «crimine» è stata enorme. Pescara è una città «apparentemente tranquilla» eppure il figlio, Alessandro Neri, 29 anni da compiere a fine mese, è stato ucciso con due colpi di pistola al torace e alla testa e abbandonato sul torrente Vallelunga. Ma «non è normale che succeda» una cosa del genere. Omicidi così, «corpo a corpo», non si vedono «in nessun posto del mondo. Neppure in Siria» si muore così. Laura Lamaletto, continua a chiedere «la conversione» di chi ha sparato al figlio e lo fa insieme ad amici, parenti e conoscenti che ieri sono scesi in strada insieme a lei e al marito Paolo, sfilando in corteo da piazza della Repubblica a largo Mediterraneo esponendo uno striscione con su scritto «Verità per Ale» e una gigantografia del giovane assassinato.

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La mamma di Ale all'assassino: "Sento che lo conoscevi, confessa. Nessuno ti odierà"
Il nuovo video che ha postato Laura Lamaletto è un appello disperato a chi ha ucciso il figlio e che dopo 21 giorni non si è consegnato alla giustizia

«Non voglio la galera», ribadisce Laura Lamaletto che ha chiesto e continuerà a chiedere «tutti i giorni» all’assassino di «avvicinarsi alla verità, di liberarsi di questo peso». Ha anche sollecitato l’intercessione di Papa Francesco affinché chi ha sparato si faccia avanti per «convertirsi e dedicarsi agli altri, fare del bene. Sarebbe una liberazione anche per lui», commenta la donna. C’è la speranza che «sia stato solo un errore. Se è vero che Alessandro era con gente che conosceva è vero anche che è stato ucciso per errore», dice sempre Laura Lamaletto. E lei una spiegazione non è ancora riuscita a darsela. «Ripasso l’ultimo quarto d’ora di quel giorno (Alessandro è scomparso il 5 marzo, ndr) e del fine settimana e non trovo niente di più di quello che abbiamo detto. Nessuno sa quale sia la verità e gli inquirenti stanno lavorando per questo», prosegue la donna sottolineando che «Ale stava bene», era un ragazzo «come tutti», per cui «qualcosa non ci torna». Il suo pensiero è rivolto agli altri giovani, quelli come Ale. «Rigate dritto», dice agli amici del figlio ma non solo a loro. «Chiamate i genitori quando siete fuori, fate i bravi. Non fate arrabbiare le vostre mamma. Fate esercizio, smettete di fumare». E poi parla ai politici perché «questi ragazzi hanno bisogno di lavoro. Io ho tre figli fuori: vorrebbero lavorare ma qui non c’è meritocrazia» e chi amministra la cosa pubblica dovrebbe «far lavorare i giovani, levarli dalla strada».
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