Omicidio sulla strada parco, l’assassino ai raggi x: l’altezza, il casco e le scarpe
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La Corte d’Assise di Chieti, che sta giudicando i tre imputati coinvolti nell’uccisione del pescarese Walter Albi, potrebbe ordinare un approfondimento scientifico sui reperti. Il prossimo 27 marzo si torna in aula
PESCARA. La Corte d’Assise di Chieti, che sta giudicando i tre imputati coinvolti nell’uccisione dell’architetto pescarese Walter Albi e nel grave ferimento dell’ex calciatore, Luca Cavallito (i fatti risalgono alla sera del 1° agosto del 2022 all’interno del bar del Parco a Pescara), ha fatto ieri un passaggio importante per fare piena luce su alcuni aspetti investigativi. Si è riservata la decisione (che potrebbe arrivare nei prossimi giorni e comunque al di fuori della prossima udienza fissata al 27 marzo) di disporre o meno una ulteriore perizia in relazione ad alcuni aspetti poco chiari circa l’altezza del killer ripreso dalle telecamere del bar-pizzeria lungo la strada parco, e di altri reperti come il casco e le scarpe: tutto materiale che gli investigatori ritrovarono fra le alte sterpaglie di via del Pantano, una strada nascosta dove il killer avrebbe abbandonato appunto un paio di scarpe, un casco, il castello di una pistola (che l’accusa, rappresentata dal procuratore Giuseppe Bellelli e dal sostituto Andrea Di Giovanni, su base scientifica, ritiene l’arma del delitto), e una moto (usata per la fuga): insomma, tutto ciò che sarebbe servito all’omicida per eseguire quel mancato duplice omicidio, visto che fortunatamente, Cavallito è sopravvissuto a quell’agguato, diventando il principale teste di accusa nei confronti del presunto killer individuato in Mimmo Nobile. Insieme a Nobile, sul banco degli imputati, si trovano anche il pregiudicato calabrese Natale Ursino (che qualche giorno dopo l’arresto venne inaspettatamente scarcerato dopo il ricorso ai giudici del riesame), considerato dalla procura il mandante del delitto, e Maurizio Longo, ritenuto il fiancheggiato di Ursino e suo braccio destro.
La difesa di Nobile (rappresentata dagli avvocati Massimo Galasso e Luigi Peluso), ha sempre sostenuto che quei reperti non possono essere attribuibili a Nobile per una serie di ragioni che adesso la superperizia della Corte (qualora decidesse in questo senso) potrebbe chiarire. Nobile ha sempre sostenuto di essere estraneo al delitto, portando alcuni testimoni per sostenere la sua presenza alla festa di Sant’Andrea nel momento in cui veniva ucciso Albi e ferito Cavallito (testimonianze non tutte univoche a dire il vero). Peraltro, sulle scarpe misura 42 (mentre Nobile indossa il 45) e su un bossolo sparato dal killer (che evidentemente caricò l’arma senza guanti), gli esperti hanno individuato delle tracce biologiche rimaste però ignote: che certamente non appartengono a Nobile, quindi fanno ritenere, semmai, il coinvolgimento di un’altra persona sconosciuta. Quanto all’altezza, sulla quale gli investigatori avrebbero dovuto depositare una relazione dopo aver effettuato di nuovo la misurazione in carcere di Nobile, ci sarebbero delle perplessità. Il killer sarebbe di statura inferiore a quella di Nobile. Ed è anche per questo motivo che la Corte ora vuole che tutti questi accertamenti vengano eseguiti di nuovo e soprattutto utilizzando i reperti sequestrati. Ci riferiamo al casco e alle scarpe in particolare. I caschi sono tutti diversi per cui va calcolato lo spessore del casco ritrovato e eseguita una misurazione precisa della calzata dell’imputato. Per cui, ieri non è stato fatto altro che rinviare al 27 marzo prossimo l’udienza per ascoltare l’esperto della scientifica che ha peraltro depositato in ritardo la sua relazione. E poi, qualora la Corte dovesse decidere per un supplemento di perizia, verrà nominato un altro esperto concedendogli un tempo necessario per i nuovi rilievi tecnici.
Il 27, quindi, verrà decisa la nuova data per la perizia o, in caso diverso, pianificate le udienze necessarie per la complessa discussione, date che verranno individuate una dopo l’altra proprio per mantenere alta l’attenzione soprattutto dei giudici popolari.