«Ora basta con i tagli alla sanità» I sindacati scendono in piazza
Sabato parte la protesta di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil da piazza Ovidio: in prima linea i pensionati L’appello alla Regione: «Liste d’attesa troppo lunghe, nuove assunzioni e più servizi sul territorio»
PESCARA. «La salute è un diritto. Non tagliare, ma spendere e curare bene». È questo lo slogan ripetuto come un mantra dai rappresentanti sindacali di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil che sabato mattina scenderanno in piazza a Pescara «per difendere il diritto alla salute, come previsto dalla Costituzione» e per denunciare «il progressivo smantellamento del sistema sanitario pubblico». Numeri da brivido sono stati snocciolati ieri mattina durante la conferenza stampa di presentazione della manifestazione “Sos sanità Abruzzo” dai segretari generali regionali Carmine Ranieri (Cgil), Giovanni Notaro (Cisl) e Michele Lombardo (Uil) e dai segretari di Spi Cgil Abruzzo Molise, Antonio Iovito, Fnp Cisl Abruzzo Molise, Vincenzo Traniello, e Uilp Uil Abruzzo, Alfredo Moschettini.
In Abruzzo 120mila persone non riescono più a curarsi e la regione è scesa all’ultimo posto in Italia nel garantire i livelli essenziali di assistenza. In parallelo è cresciuto in maniera esponenziale il disavanzo del bilancio delle quattro Asl. Le ripercussioni colpiscono a cascata tutte le categorie e, in maniera particolare, i pensionati e le pensionate che anno dopo anno hanno visto scendere il loro potere d’acquisto a causa del blocco della rivalutazione delle pensioni e del taglio dei servizi pubblici. Il rischio paventato dai sindacati è che la situazione possa ancora peggiorare con l’autonomia differenziata. Di qui la denuncia nei confronti di una politica regionale e nazionale definita «miope e irresponsabile» in quanto secondo i sindacati rischia di compromettere la salute di migliaia di cittadini.
La manifestazione “Sos sanità Abruzzo” inizierà alle ore 9.30 con il raduno in piazza Ovidio, a Pescara. Il corteo partirà alle ore 10 e si muoverà verso piazza Unione, dove alle 12 è previsto il comizio conclusivo con gli interventi dei segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil, Carmine Ranieri, Giovanni Notaro e Michele Lombardo. Gli organizzatori prevedono una grande mobilitazione, con i pensionati in prima linea e con la testimonianza durante la marcia di lavoratrici e lavoratori della sanità e degli appalti, colpiti dalla scure dei tagli, oltre che dei responsabili degli uffici disabilità. In base agli ultimi dati, sono in crescita le liste d’attesa negli ospedali pubblici e i flussi di mobilità passiva, con tantissimi abruzzesi che per curarsi decidono di andare fuori regione.
Tra le richieste della categoria pensionati di Cgil, Cisl e Uil c’è l’aumento del finanziamento del sistema sanitario nazionale e di conseguenza di quello regionale, pari a quello degli altri Paesi europei; il finanziamento del fondo per la non autosufficienza e l’attivazione di strutture e attività della medicina territoriale per un programma reale di riduzione delle liste d’attesa, per l’attivazione delle case di comunità e dell’assistenza domiciliare; un piano triennale di assunzioni nella sanità, in modo da coprire le attuali e future carenze del sistema pubblico; garantire i Lea e il diritto alla salute come previsto dalla Costituzione e impedire ulteriori disagi a causa dell’autonomia differenziata. «Basta fare cassa sui pensionati», hanno sottolineato all’unisono i tre segretari Iovito, Traniello e Moschettini, «è una politica profondamente ingiusta, socialmente inaccettabile quella che prevede meno sanità pubblica e meno reddito per i pensionati».
Sotto accusa, in particolare, il blocco della rivalutazione delle pensioni e la concessione di un aumento di 3 euro lorde mensili per le pensioni minime.
«Oggi 120mila abruzzesi sono costretti a non curarsi», hanno proseguito i rappresentanti di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, «lottiamo per cambiare queste scelte. Chiediamo alla politica regionale di non tagliare ma investire, curare e spendere bene, perché il diritto alla salute è previsto dall’articolo 32 della Costituzione».
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