Pale eoliche e pannelli solari come 3mila campi di calcio
Regione, mercoledì riunione decisiva per scongiurare con una legge l’effetto giungla
L’AQUILA. La superficie da occupare equivale a 3mila campi di calcio. Il rischio da scongiurare è l’effetto giungla di pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Per la Regione è una sfida che troverà la quadra mercoledì prossimo. L’obiettivo è individuare le linee guida per permettere ai 305 Comuni abruzzesi di autorizzare l’installazione di fonti energetiche alternative da 2,1 gigawatt complessivi entro il 2030. Detto così, rende poco l’idea. Semplifichiamo: 2,1 gigawatt, ovvero 2.100 megawatt, sostengono il fabbisogno di 600mila case, ma la superficie necessaria per piazzare pannelli e aerogeneratori è di 2mila ettari: lo spazio occupato, appunto, da 3mila stadi.
Disegnare la mappa delle fonti energetiche green non è un’impresa semplice.
LA RIUNIONE DECISIVA
La prima tappa è stabilire le regole. La Sardegna lo ha già fatto, ma la norma è stata oggetto di mille emendamenti. Dalla Regione Abruzzo, invece, assicurano che la legge anti-giungla sarà pronta entro novembre e metterà tutti d’accordo. Ma è l’operazione territoriale più complessa cui la giunta Marsilio deve fare fronte nel giro di 180 giorni, cominciati dal 2 luglio scorso con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto promosso dal Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin.
Il decreto delega alle Regioni la definizione della mappa delle fonti energetiche alternative, il grande business dei prossimi anni. Entro il 2024, si diceva, dovrà completarsi lo studio dei criteri delle localizzazioni. A metà settembre, i Comuni, attraverso l’intermediazione dell’Anci, hanno fornito la loro collaborazione alla Regione che, a sua volta, ha convocato una prima riunione del gruppo di lavoro “Aree idonee”, chiamato a predisporre il disegno di legge da presentare in Giunta e successivamente in Consiglio regionale. All’incontro hanno preso parte il direttore generale, Antonio Sorgi e consigliere regionale delegato, Nicola Campitelli, affiancati dal direttore del Dipartimento Territorio-Ambiente, Pierpaolo Pescara, e da altri dirigenti e funzionari regionali che si sono confrontati con il direttore dell’Arap, Antonio Morgante, e i funzionari di Arta Abruzzo e Anci. L’orientamento è quello di considerare non idonee le aree agricole irrigue oltre a vigneti, uliveti, frutteti, boschi e tartufaie. Il Gruppo di lavoro tornerà a riunirsi il 30 ottobre.
LE AREE IDONEE
Quali devono essere, dunque, le superfici idonee, in cui è prevista una procedura accelerata e agevolata per l’autorizzazione, e le aree non idonee, con caratteristiche che le rendono incompatibili con l’installazione di impianti sostenibili? La bozza c’è. «Sono idonei i siti dove sono già installati impianti della stessa fonte e in cui vengono realizzati interventi di modifica, anche sostanziale, per rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione, eventualmente abbinati a sistemi di accumulo, che non comportino una variazione dell'area occupata superiore al 20 per cento; le aree dei siti oggetto di bonifica; le cave e le miniere ripristinate cessate, non recuperate o abbandonate o in condizioni di degrado ambientale, o le porzioni di cave e miniere non suscettibili di ulteriore sfruttamento».
E ancora: «I siti e gli impianti nelle disponibilità delle società del gruppo Ferrovie dello Stato e dei gestori di infrastrutture ferroviarie nonché delle società concessionarie autostradali; i siti e gli impianti nella disponibilità delle società di gestione aeroportuale all'interno dei sedimi aeroportuali, ferme restando le necessarie verifiche tecniche da parte dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac)». E poi, esclusivamente per gli impianti fotovoltaici, in assenza di vincoli culturali e paesaggistici, sono autorizzabili «le aree interne agli impianti industriali o adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a trecento metri». Vengono infine identificate le aree da privilegiare: strutture edificate come capannoni e parcheggi, aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica e aree non utilizzabili per altri scopi, come le superfici agricole abbandonate.
E QUELLE NON IDONEE
Riguardo alla tutela delle risorse agricole, il Decreto Lollobrigida chiarisce che i nuovi progetti potranno essere sviluppati solo con modalità di impianto agri-voltaico elevato o in connessione con comunità energetiche, ovvero, ad esempio, in aree agricole entro i 500 metri da stabilimenti o impianti industriali. Non è prevista una norma che fa salvi i procedimenti autorizzativi in corso. Sono inoltre individuate come non idonee tutte le aree qualificate come bene culturale, o di speciale interesse pubblico paesaggistico per la loro notevole bellezza, inclusi ville, giardini e parchi di speciale bellezza.
PIATTAFORMA TELEMATICA.
Intanto è stato pubblicato, sul sito del ministero dell’Ambiente, il decreto che disciplina le modalità di funzionamento della “Piattaforma digitale aree idonee” che supporterà le Regioni nella mappatura vera e propria del territorio.
Realizzata dal Gestore dei servizi energetici (Gse), la piattaforma include tutte le informazioni e gli strumenti necessari alle amministrazioni regionali e comunali. Il decreto illustra le funzionalità della Pai, assieme alle informazioni georeferenziate che vi dovranno confluire, provenienti da ministeri, Agenzia del Demanio, Regioni, Ispra, Terna e operatori di rete. Nel dettaglio il Gestore dei servizi energetici fornisce i dati riguardanti la qualificazione del territorio, la classificazione delle aree con caratterizzazione geomorfologica e climatologica del territorio e, in particolare, i consumi di energia presenti all’interno del Sistema informativo integrato. Alle amministrazioni territoriali sono chiesti invece: l’elenco delle autorizzazioni rilasciate e in fase di rilascio su tutto il proprio territorio, il Piano territoriale regionale, il Piano Cave e Miniere, e le reti autostradali regionali in concessione. Non è un’impresa semplice.