Paolucci: «Interveniamo, non siamo inermi»
Parla l’assessore alla Sanità: il nuovo polo cardiochirurgico di Chieti dimostra che dobbiamo agire
PESCARA. L’assessore regionale Silvio Paolucci conferma il rischio sismico degli ospedali abruzzesi. Ma non fa allarmismi e rassicura sugli interventi in corso.
Assessore Paolucci, dalla mappa del rischio emerge che nessun ospedale raggiunge il livello-sicurezza. Lo conferma?
«Sì, ma la mappa va aggiornata con l’unica struttura che risulta a norma, Cardiochirurgia a Chieti. Significa che investire sulla sanità è un dovere, così come ricordo a tutti i portatori di interesse, alla politica in particolare, che c’è una chiara presa di posizione dei medici dell’Anaao sul fatto che il governo regionale stia facendo la cosa giusta per risolvere il grave problema della vulnerabilità sismica dei nostri ospedali».
Nessun ospedale, tranne uno, rispetta la norma. In caso di scossa sono in pericolo?
«Occorre distinguere e graduare. Il livello di vulnerabilità sismica va dai casi gravi a situazioni più rassicuranti. Stimo così intervenendo in modo specifico perché ogni ospedale è diverso dall’altro tenendo presente che la mappatura sismica dipende anche dall’area in cui si trova l’edificio. Ortona, per esempio, ha una situazione migliore rispetto a Sulmona in virtù della localizzazione. Questo ci porta ad adottare maggiori accortezze per gli ospedali che si trovano in posti più vulnerabili».
La mappa del rischio traccia inevitabilmente un quadro che appare allarmante. Come rassicura gli abruzzesi?
«Li rassicuro dicendo che stiamo intervenendo. Non siamo inermi. Ma guai a fare allarmismo. Con queste premesse, gli interventi che stiamo mettendo in campo sono significativi e differenziati. Rientra in questo modo di operare il progetto di finanza per il nuovo ospedale di Chieti dove, accanto al Polo Cardiochirurgico che come indice supera il valore 1 (il migliore, ndr) troviamo il vecchio policlicnico che ha un indice di 0,14 (molto negativo, ndr). A Chieti interveniamo attraverso la finanza privata, quindi fuori dall’articolo 20, che è quel dispositivo normativo che finanzia in via ordinaria l’edilizia sanitaria. A differenza di Sulmona, dove la vecchia ala ha un indice zero, quindi rischio assoluto, ma stiamo per completare in nuovo ospedale, oppure Avezzano, Lanciano, Vasto e Penne, dove attingiamo i fondi con l’articolo 20. Il decreto-sisma oggi ci viene in aiuto per trovare nuove risorse».
I quattro manager ce la faranno entro giugno a consegnare alla Regione le nuove schede tecniche con gli importi di spesa?
«Debbono farlo. Non è una questione di auspicio».
Infine qual è il progetto più grande della sanità pubblica abruzzese che lei gestisce?
«Certamente l’ospedale nuovo di Teramo che risolverà tutte le criticità, anche la vulnerabilità sismica. E aumenterà la qualità dell’offerta». (l.c.)
Assessore Paolucci, dalla mappa del rischio emerge che nessun ospedale raggiunge il livello-sicurezza. Lo conferma?
«Sì, ma la mappa va aggiornata con l’unica struttura che risulta a norma, Cardiochirurgia a Chieti. Significa che investire sulla sanità è un dovere, così come ricordo a tutti i portatori di interesse, alla politica in particolare, che c’è una chiara presa di posizione dei medici dell’Anaao sul fatto che il governo regionale stia facendo la cosa giusta per risolvere il grave problema della vulnerabilità sismica dei nostri ospedali».
Nessun ospedale, tranne uno, rispetta la norma. In caso di scossa sono in pericolo?
«Occorre distinguere e graduare. Il livello di vulnerabilità sismica va dai casi gravi a situazioni più rassicuranti. Stimo così intervenendo in modo specifico perché ogni ospedale è diverso dall’altro tenendo presente che la mappatura sismica dipende anche dall’area in cui si trova l’edificio. Ortona, per esempio, ha una situazione migliore rispetto a Sulmona in virtù della localizzazione. Questo ci porta ad adottare maggiori accortezze per gli ospedali che si trovano in posti più vulnerabili».
La mappa del rischio traccia inevitabilmente un quadro che appare allarmante. Come rassicura gli abruzzesi?
«Li rassicuro dicendo che stiamo intervenendo. Non siamo inermi. Ma guai a fare allarmismo. Con queste premesse, gli interventi che stiamo mettendo in campo sono significativi e differenziati. Rientra in questo modo di operare il progetto di finanza per il nuovo ospedale di Chieti dove, accanto al Polo Cardiochirurgico che come indice supera il valore 1 (il migliore, ndr) troviamo il vecchio policlicnico che ha un indice di 0,14 (molto negativo, ndr). A Chieti interveniamo attraverso la finanza privata, quindi fuori dall’articolo 20, che è quel dispositivo normativo che finanzia in via ordinaria l’edilizia sanitaria. A differenza di Sulmona, dove la vecchia ala ha un indice zero, quindi rischio assoluto, ma stiamo per completare in nuovo ospedale, oppure Avezzano, Lanciano, Vasto e Penne, dove attingiamo i fondi con l’articolo 20. Il decreto-sisma oggi ci viene in aiuto per trovare nuove risorse».
I quattro manager ce la faranno entro giugno a consegnare alla Regione le nuove schede tecniche con gli importi di spesa?
«Debbono farlo. Non è una questione di auspicio».
Infine qual è il progetto più grande della sanità pubblica abruzzese che lei gestisce?
«Certamente l’ospedale nuovo di Teramo che risolverà tutte le criticità, anche la vulnerabilità sismica. E aumenterà la qualità dell’offerta». (l.c.)