PESCARA . Sono appena passate le 4 quando le fiamme, improvvise, rischiarano il buio della notte di Natale.
Sono appena tornati a casa dalla festa, si sono messi a letto, quando il chiarore del fuoco rischiara il quartiere, in zona stadio. Scendono in strada: la Mini che avevano lasciato poco prima brucia sotto i loro occhi, parcheggiata tra due palazzi. Qualcuno li aspettava, oppure li ha seguiti, ha aspettato che salissero in casa e poi ha agito.
In pochi minuti le sirene dei vigili del fuoco riempiono il silenzio, rotto solo dal vociare della gente svegliata dai lampi di fuoco che salgono verso l’alto e dall’inconfondibile odore acre di plastica bruciata che si insinua nelle case e invade il quartiere.
I proprietari appartengono a una famiglia di imprenditori molto nota in città, una famiglia che non ha mai avuto problemi con la giustizia, e dei quali non riveliamo il nome per motivi legati alle indagini. Arriva anche la polizia. Il sopralluogo porta gli investigatori a scoprire indizi importanti, particolari che si rivelano fondamentali per la “diagnosi” di incendio doloso.
Del resto, all’occhio esperto dei vigili del fuoco basta osservare l’auto per capire che le fiamme non sono partite dal motore. E tornano in mente vecchi episodi, consumati sempre ai danni delle stesse persone, e il sospetto che possano essere in qualche modo collegati all’incendio di Natale è molto forte. Un passato, neanche troppo lontano, che ritorna a turbare la serenità della famiglia pescarese, stimata da tutti.
Si fa strada, negli investigatori che seguono il caso, anche l’ipotesi possa trattarsi di una vendetta indiretta. Nelle ore seguenti, il proprietario dell’auto ha presentato denuncia alla polizia, e le indagini sono già in corso per risalire all’identità dei balordi che hanno compiuto l’atto incendiario. Indagini mantenute nella massima riservatezza, ma la polizia sembra avere le idee molto chiare in proposito. Indagini che potrebbero riservare sviluppi importanti. (e.r.)
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