Giuliante: è un incapace, subito le dimissioni. Il coordinatore del centrodestra: sono stato frainteso
«Pescara capoluogo», bufera su Piccone
Il senatore Pdl promuove la città adriatica, valanga di accuse dagli aquilani
PESCARA. «Pescara è stata nel passato e lo è anche oggi capitale dell’Abruzzo». E’ la frase memorabile che Filippo Piccone, senatore e coordinatore regionale del Pdl, pronuncia nella sala consigliare del Comune di Pescara, innescando una giornata incandescente.
Sono le 12.30 quando la platea di centrodestra riunita per il dibattito ideato per far «conoscere il Pdl alla città e riorganizzare il partito», non crede alle proprie orecchie. I pescaresi sono lusingati che proprio l’ex sindaco di Celano fiero sostenitore delle aree interne inneggi a Pescara, gli aquilani insorgono e scoppia il finimondo. Piccone non ha ancora finito il concetto che il capogruppo regionale del Pdl, l’aquilano e sanguigno Gianfranco Giuliante gli batte polemicamente le mani in faccia e lascia indignato la sala mugugnando improperi. Piccone si guarda attorno sbalordito e fa sapere che la reazione di Giuliante è di «chi ha bevuto».
Nella sala è già caos mentre a Capri immersi nella quiete dell’Hotel Quisisana il presidente della giunta Gianni Chiodi è a pranzo con i Giovani industriali, il telefonino squilla e il presidente ha un sussulto. Racconta ai presenti che in Abruzzo, a Pescara è «scoppiata una grana politica». Si informa meglio tira un profondo respiro e detta ai cronisti che gli sono accanto una nota rassicurante: «Il capoluogo politico è dov’è il presidente della Regione, e il presidente della Regione è all’Aquila». Una puntualizzazione forse non necessaria dal momento che Chiodi dal sei aprile in poi ha tenuto i Consigli regionali e tutti gli appuntamenti istituzionali all’Aquila.
La nota di Chiodi non frena comunque le polemiche. A Pescara alle 12.40, quando Piccone finisce il suo intervento nella sala consigliare del Comune la tensione nel Pdl è alle stelle.
Dall’Aquila arrivano bordate di critiche, mentre il senatore Piccone racconta di essere stato equivocato e critica Giuliante che chiede le sue «immediate dimissioni». «Questa mattina Giuliante, forse, aveva bevuto», osserva Piccone, «nel mio intervento all’assemblea provinciale di Pescara ho solo detto che Pescara è nei fatti capitale economica dell’Abruzzo».
Le precisazioni del coordinatore regionale del Pdl non bastano a placare gli animi. E Giuliante torna all’attacco. «L’Aquila non è più capitale d’Abruzzo. Questo ha detto Piccone», conferma furente Giuliante che chiede oltre le dimissioni anche una pena esemplare e medievale per Piccone.
«Credo che dopo queste dichiarazioni pubbliche rese in un momento drammatico per L’Aquila ed a pochi mesi dalla campagna elettorale per le elezioni provinciali nel capoluogo regionale si rendano immediatamente necessari due provvedimenti», scandisce Giuliante, «le dimissioni di Piccone da coordinatore regionale per manifesta incapacità e incompatibilità territoriale con la provincia dell’Aquila ed inoltre che il senatore Piccone venga rinchiuso nella ridotta di Celano a tempo indeterminato e con l’obbligo di non rendere dichiarazioni pubbliche».
Da Roma si fa sentire anche Marcello De Angelis che stigmatizza la «gravissima affermazione» «In questi ultimi mesi», aggiunge De Angelis, «abbiamo sopportato una discutibile gestione del Pdl che ha mortificato gli eletti e gli elettori del partito. Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso».
Man mano che passano i minuti i comunicati pro L’aquila aumentano e con essi le critiche allo sfortunato Piccone. Al Pdl si uniscono le critiche del Pd. C’è il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, la presidente della Provincia Stefania pezzopane, il deputato Pd Giovanni Lolli. Poi arrivano quelle di Luca Bergamotto, di Luigi D’Eramo, dell’Ugl. Queste contestazioni Piccone se le aspettava, ma alle 17 arriva la critica più pungente per mano del pescarese e vicecoordinatore Pdl, Marcello Antonelli. «L’Aquila è e resta il capoluogo di regione dell’Abruzzo, una città ferita, ma non spezzata dal terremoto che il 6 aprile ha colpito quella terra. Pescara è pronta a sostenere quella ripresa, senza però pensare di poter sottrarre all’Aquila il suo ruolo».
«Se le affermazioni di Piccone», dice Antonelli, «volevano, al contrario, lasciar intendere l’ambizione del capoluogo adriatico a subentrare all’Aquila nella sua veste istituzionale, prendo fermamente le distanze. Il ruolo dell’Aquila non può essere messo in discussione in alcun modo».
Sono le 12.30 quando la platea di centrodestra riunita per il dibattito ideato per far «conoscere il Pdl alla città e riorganizzare il partito», non crede alle proprie orecchie. I pescaresi sono lusingati che proprio l’ex sindaco di Celano fiero sostenitore delle aree interne inneggi a Pescara, gli aquilani insorgono e scoppia il finimondo. Piccone non ha ancora finito il concetto che il capogruppo regionale del Pdl, l’aquilano e sanguigno Gianfranco Giuliante gli batte polemicamente le mani in faccia e lascia indignato la sala mugugnando improperi. Piccone si guarda attorno sbalordito e fa sapere che la reazione di Giuliante è di «chi ha bevuto».
Nella sala è già caos mentre a Capri immersi nella quiete dell’Hotel Quisisana il presidente della giunta Gianni Chiodi è a pranzo con i Giovani industriali, il telefonino squilla e il presidente ha un sussulto. Racconta ai presenti che in Abruzzo, a Pescara è «scoppiata una grana politica». Si informa meglio tira un profondo respiro e detta ai cronisti che gli sono accanto una nota rassicurante: «Il capoluogo politico è dov’è il presidente della Regione, e il presidente della Regione è all’Aquila». Una puntualizzazione forse non necessaria dal momento che Chiodi dal sei aprile in poi ha tenuto i Consigli regionali e tutti gli appuntamenti istituzionali all’Aquila.
La nota di Chiodi non frena comunque le polemiche. A Pescara alle 12.40, quando Piccone finisce il suo intervento nella sala consigliare del Comune la tensione nel Pdl è alle stelle.
Dall’Aquila arrivano bordate di critiche, mentre il senatore Piccone racconta di essere stato equivocato e critica Giuliante che chiede le sue «immediate dimissioni». «Questa mattina Giuliante, forse, aveva bevuto», osserva Piccone, «nel mio intervento all’assemblea provinciale di Pescara ho solo detto che Pescara è nei fatti capitale economica dell’Abruzzo».
Le precisazioni del coordinatore regionale del Pdl non bastano a placare gli animi. E Giuliante torna all’attacco. «L’Aquila non è più capitale d’Abruzzo. Questo ha detto Piccone», conferma furente Giuliante che chiede oltre le dimissioni anche una pena esemplare e medievale per Piccone.
«Credo che dopo queste dichiarazioni pubbliche rese in un momento drammatico per L’Aquila ed a pochi mesi dalla campagna elettorale per le elezioni provinciali nel capoluogo regionale si rendano immediatamente necessari due provvedimenti», scandisce Giuliante, «le dimissioni di Piccone da coordinatore regionale per manifesta incapacità e incompatibilità territoriale con la provincia dell’Aquila ed inoltre che il senatore Piccone venga rinchiuso nella ridotta di Celano a tempo indeterminato e con l’obbligo di non rendere dichiarazioni pubbliche».
Da Roma si fa sentire anche Marcello De Angelis che stigmatizza la «gravissima affermazione» «In questi ultimi mesi», aggiunge De Angelis, «abbiamo sopportato una discutibile gestione del Pdl che ha mortificato gli eletti e gli elettori del partito. Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso».
Man mano che passano i minuti i comunicati pro L’aquila aumentano e con essi le critiche allo sfortunato Piccone. Al Pdl si uniscono le critiche del Pd. C’è il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, la presidente della Provincia Stefania pezzopane, il deputato Pd Giovanni Lolli. Poi arrivano quelle di Luca Bergamotto, di Luigi D’Eramo, dell’Ugl. Queste contestazioni Piccone se le aspettava, ma alle 17 arriva la critica più pungente per mano del pescarese e vicecoordinatore Pdl, Marcello Antonelli. «L’Aquila è e resta il capoluogo di regione dell’Abruzzo, una città ferita, ma non spezzata dal terremoto che il 6 aprile ha colpito quella terra. Pescara è pronta a sostenere quella ripresa, senza però pensare di poter sottrarre all’Aquila il suo ruolo».
«Se le affermazioni di Piccone», dice Antonelli, «volevano, al contrario, lasciar intendere l’ambizione del capoluogo adriatico a subentrare all’Aquila nella sua veste istituzionale, prendo fermamente le distanze. Il ruolo dell’Aquila non può essere messo in discussione in alcun modo».