il caso
Pescara, inchiesta mare: indagato un dipendente comunale
Tre magistrati al lavoro sullo scandalo dell’estate: sequestrati due computer a Palazzo di città mentre il sindaco Alessandrini, ascoltato dalla commissione regionale vigilanza, continua a difendere il suo operato
PESCARA. L’inchiesta della Procura di Pescara sul mare inquinato si allarga: due computer, in uso a un dirigente e a un funzionario, sono stati sequestrati in Comune e il nome di uno dei dipendenti è stato iscritto sul registro degli indagati.
È il primo passo deciso impresso all’indagine, dopo le acquisizioni di documenti eseguite ad agosto all’Arta e all’Aca, oltre che in Comune stesso. Per dare la misura dell’importanza dell’inchiesta, basti pensare che ora i magistrati impegnati sono tre.
Un pool di pm al lavoro dopo che il mese scorso è stato il sostituto procuratore Andrea Papalia ad aprire il primo fasciscolo sull’inquinamento del mare, nel momento in cui è scoppiata la polemica sullo sversamento nel fiume di più di 25mila metri cubi di liquami a causa della rottura di una condotta fognaria, con il conseguente utilizzo di 450 litri del disinfettante Oxystrong.
A seguito di questo episodio, avvenuto tra il 28 e il 29 luglio, i valori relativi alla balneabilità delle acque all’altezza di via Balilla sono saliti alle stelle (come emerso dalle analisi, rese note il primo agosto) ma l’ordinanza del sindaco per vietare i bagni, che sarebbe stata firmata il primo agosto e protocollata due giorni dopo, non è stata divulgata e proprio su questo si è scatenata la querelle andata avanti tutta l’estate, approdata in consiglio comunale e ieri mattina anche in Regione.
Il sindaco Marco Alessandrini ha infatti partecipato alla riunione della commissione vigilanza, presieduta da Mauro Febbo, dopo il primo forfait del 3 settembre. «Il sindaco», riferisce Febbo, «ha ammesso di non conoscere la direttiva dell’Unione europea 2006/7/CE (recepita con decreto legislativo numero 116 del 30 maggio 2008, in Gazzetta ufficiale il 24 maggio 2010), relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione. Ci ha riferito», aggiunge Febbo, «di aver avuto da diversi tecnici la rassicurazione che il risultato sulla balneabilità delle acque sarebbe cambiato», cioè che la situazione sarebbe migliorata con il passare dei giorni, «e per questo non ha dato pubblicità all’ordinanza. La mancata conoscenza della direttiva spiega bene perché è successo quello che è successo o quanto meno lascia capire come è stata gestita la vicenda. La direttiva è molto stringente e indica i passaggi da seguire per informare la collettività. Disattenderla, poi, può produrre danni enormi, con il rischio di divieti di balneazione per 5 anni consecutivi (nel caso in cui la qualità dell’acqua sia considerata scarsa), per cui proviamo solo ad immaginare che danno avremmo a livello di immagine turistica regionale».
Nella seduta è emersa la considerazione, da parte di alcuni consiglieri, che se il Comune voleva evitare problemi confidando in un miglioramento, «in realtà ha generato una polemica che ha prodotto danni superiori. Sinceramente», conclude Febbo, «ieri ci aspettavamo qualcosa di più rispetto a quello che il sindaco aveva già dichiarato». Nel corso del lungo incontro il capogruppo di Forza Italia Lorenzo Sospiri ha regalato al sindaco, apparso «in forte imbarazzo, una copia, sottolineata con l’evidenziatore, del decreto legislativo 116/2008, che impone l’informazione tempestiva e immediata in caso di superamento dei limiti, per ciò che riguarda la balneazione delle acque, perché è importante tutelare la popolazione. Alessandrini ha confermato di aver scelto di non pubblicare l’ordinanza, di lasciarla segreta e io ritengo che, con il suo atteggiamento, abbia apertamente e volutamente violato la legge. Ci sarebbe piaciuto», dice sempre Sospiri, «un faccia a faccia con l’assessore regionale Silvio Paolucci, anche lui responsabile dell’informazione alla popolazione» ma il componente della giunta non si è presentato alla riunione. Sospiri ritiene che «non ci siano più le condizioni perché Alessandrini continui a rivestire la carica di primo cittadino e dovrebbe rassegnare le dimissioni».
Polemico anche M5S, che parla di un sindaco «impreparato» e che «non si è assunto le proprie responsabilità. Un comportamento inaudito per chi vuole governare una città come Pescara. Oltre a non conoscere le normative europee non ha dato alcuna rassicurazione alla cittadinanza per la prossima stagione. Per un fatto così grave avrebbe dovuto dimettersi, invece la giunta compiacente l’ha coperto e sostenuto».
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