Pescara, inchiesta per truffa: sequestrato Studioarredo
Il titolare Brunozzi ai domiciliari si difende: «Non ho ottenuto immeritati crediti d’imposta»
PESCARA. «Sono innocente, ho applicato le regole correttamente ed escludo quindi che possa essere ipotizzato un obiettivo di conseguire immeritati crediti d'imposta». Si è difeso così davanti al gip di Pescara, Marcello Brunozzi, l'imprenditore titolare dell'azienda Studioarredo di San Giovanni Teatino che è stato arrestato ai domiciliari con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più truffe aggravate per conseguire erogazioni pubbliche e alla predisposizione di false fatturazioni. Brunozzi, 61 anni, è finito invischiato insieme al pescarese Rodolfo Diani, socio dell’ azienda di arredamento e anche lui ai domiciliari, nell'operazione della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha portato in carcere l'imprenditore reggino ed ex consigliere comunale di Reggio Calabria Domenico Giovanni Suraci. Il centro Studioarredo è stato sottoposto a sequestro preventivo dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria arrivata a San Giovanni Teatino che ha affidato la ditta, che continua la sua attività, al custode giudiziario Saverio Mancinelli per preservare l'azienda che, come spiega il custode, «lavora e gode di buona salute». Sarà il giudice per le indagini preliminari a decidere, entro dieci giorni, se convalidare o meno il sequestro della ditta come anche quello dell'88% delle quote societarie dell’azienda il cui capitale sociale è di circa 5 milioni di euro.
Secondo l'ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari Domenico Santoro, ci sarebbe stato un asse tra i supermercati calabresi di Suraci e la ditta di arredamento di Brunozzi e Diani per compiere una serie di operazioni finanziarie che, sempre secondo l'accusa, sarebbero consistite in «fatture per operazioni inesistenti, simulando i pagamenti in modo da far apparire contabilmente una situazione non rispondente al vero finalizzata alla possibilità di stipulare i contratti di locazione finanziaria e transazioni utili a consentire di accedere indebitamente al beneficio fiscale del credito d'imposta». E' quello che, durante l'interrogatorio, ha invece smentito Brunozzi ricordando i suoi 40 anni di attività svolta, come ha detto, «con dedizione assoluta e ispirata a principi di onestà e correttezza».
Studioarredo è l'azienda fondata nel 1977, che si occupa di arredamenti di negozi e la cui attività varca i confini abruzzesi. Brunozzi, difeso dall'avvocato del foro di Palmi Giulio Contestabile, ha presentato durante l'interrogatorio una memoria allontanando le accuse e spiegando come avrebbe operato la sua azienda collegata, poi, a quelle calabresi. «Quando il proponente decide di aprire un nuovo esercizio si esegue un preventivo di massima per le attrezzature e il proponente versa un acconto regolarmente fatturato. Una volta realizzati gli impianti, i beni vengono acquistati dall'istituto di leasing. La mia società emette la fattura a favore dell'istituto che, contestualmente, concede in locazione finanziaria il complesso dei beni acquistati al proponente pattuendo le modalità di versamento dei canoni». Poi, ha illustrato ancora Brunozzi: «Una volta erogato il corrispettivo dell'acquisto alla società da me partecipata da parte dell'istituto di leasing, l'acconto originariamente versato dal proponente viene restituito con emissione ai fini fiscali della relativa nota di credito in favore del proponente. Seguendo questa regola», avrebbe concluso l’imprenditore, «escludo di aver conseguito immeritati crediti d’imposta».
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